Capitolo 3

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"No, frate, oggi pomeriggio ho le lezioni di danza"

Se c'era una cosa che Mattia sapeva bene, era quanto fosse importante la danza per Christian. Lo aveva notato da sempre col borsone, tutti i mercoledì, persino quando guardarlo da lontano era l'unica cosa che potesse permettersi e già da allora, uno dei suoi più grandi sogni era quello di poterlo guardare muoversi a ritmo di musica. Per questo accettava incondizionatamente di poter rinunciare a lui almeno una volta alla settimana, anche se a volte quelle volte diventavano anche di più, rovinando i suoi piani per un pomeriggio da passare insieme. Non si sarebbe mai permesso, però, di chiedere a Christian di rinunciare a questa sua passione. E Mattia sapeva bene quanto la danza fosse importante, dato che anche per lui lo era molto, ma vi aveva dovuto rinunciare per colpa di un infortunio alla caviglia, di cui ancora oggi portava le conseguenze. Ogni tanto, infatti, quella gli pulsava, facendogli mancare per qualche secondo il terreno sotto i piedi ed erano state tante le volte in cui il suo amico se n'era accorto, ma non gli aveva mai detto la verità.

Non ne aveva avuto il coraggio.

Per Mattia la danza era sempre stato tutto. Quando la mattina si alzava pensava a quando sarebbe andato alle lezioni e a tutti i passi nuovi e ai miglioramenti che ancora poteva fare.

E forse anche per via della danza Christian era iniziato a piacergli.

In lui vedeva se stesso prima di quell'evento. Prima che tutto iniziasse a declinare, prima che il suo sogno gli fosse portato via a causa di un'articolazione un po' troppo debole.

Mattia perciò annuì e osservò Christian correre verso la macchina della madre, che, come tutti i mercoledì, lo aspettava fuori da scuola per portarlo velocemente alla scuola, dove lo avrebbe lasciato fino a tarda sera. Perché, proprio come a scuola, il nero aveva bisogno di più tempo per imprimersi nella mente i passi, le nuove tecniche e la scuola rimaneva aperta agli studenti che ne avevano bisogno.

Osservò Christian e le sue puma rosse arrivare fino all'auto, sotto il cielo scuro di inizio inverno, quando il cielo era plumbeo e sembrava volesse nevicare.
Pensò che anche da dietro, con quella scarsa luce, con quella atmosfera lugubre, fosse uno spettacolo della natura. Osservandolo da fuori, chiunque non lo conoscesse, avrebbe detto di lui che era un ragazzo strano. Estremamente bello, ma strano. Parlava poco, certo, ma Mattia sapeva bene che un gesto di quel ragazzo valesse più di mille parole non dette. Lo aveva notato da lontano, ma da vicino era ancora più palese. Per questo che, quando vide le sue spalle irrigidirsi e le sue gambe bloccarsi di botto, capì ancor prima che potesse chiamarlo, cosa gli avrebbe chiesto.

Sentì le guance andare in fiamme.

E no, non era il freddo.

Christian si voltò.

Mattia deglutì.

"Vuoi venire con me?"

Rimase leggermente spiazzato da quella richiesta. L'amico non sapeva di quanto fosse stato importante per lui andare a scuola di danza, di come praticare quello sport gli mancasse, ma non sapeva nemmeno che prima lo facesse, se per questo. Allora si ritrovò a camminare nella sua direzione, come un automa, ancor prima che il proprio cervello potesse elaborare una risposta, ma sapendo perfettamente che non avrebbe mai rifiutato un invito del genere.

Sarebbe stata la prima volta che lo avrebbe visto ballare.

Non se lo sarebbe mai perso.

Vide Christian sorridere nella sua direzione e poi salirono in macchina insieme appena fu al suo fianco. Inutile dire quanto la madre del ragazzo adorasse Mattia e quando lo vide salire sul mezzo, innumerevoli furono i commenti che si scambiarono, mentre il biondo pregustava il pomeriggio che avrebbe passato ad osservare quel meraviglioso ragazzo, che faceva qualcosa che piaceva moltissimo ad entrambi.

Partire da te [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora