La porta dell'ufficio si chiuse.
Il re andò ad appoggiarsi al bordo della scrivania, le braccia conserte, lo sguardo teso, afflitto.
La bile risaliva le viscere per corrodermi l'animo. Lacrime salate avevano già crepato il mio volto, il trucco si era guastato. Non avevo più voglia né di sorridere né di ballare, figuriamoci di sedurre un peccatore impenitente, uno che aveva abusato dell'unica sorella, appena dopo avermi vista danzare.
«Vi sentite male?»
Non riuscii a rispondere, mi appoggiai agli scaffali della libreria all'angolo, il più lontano possibile da lui.
Fuori erano sorte due lune, troneggiavano tonde e liete sopra le aguzze montagne innevate.
«Ho visto tutto.» Era inutile mentire.
Il volto del re si fece livido di terrore.
«Cosa avete visto?!»
Gli lanciai uno sguardo di sbieco. «Tutto» ripetei.
Lui si portò una mano al volto, sembrava devastato. Non credevo di poter soffrire tanto, non riuscivo a ragionare, a pensare. Ripresi a lacrimare, sempre più disperata.
«Non dovete dire nulla...» iniziò a proferire.
«Certo che non dirò nulla! Certo! Cosa diavolo credete che dovrei dire? A chi poi? Sono affari vostri! Demoni dannati, io pensavo che... io credevo...» I singhiozzi resero incomprensibili le mie recriminazioni.
Il re si chiuse in un silenzio stupito. «Cosa avete visto di preciso?»
«Vi ho detto che ho visto tutto!» gli sputai contro.
«Tutto cosa?»
Non potevo nominare il peccato mortale, non potevo descriverlo.
Perché più parlavo ad alta voce più i miei pensieri si schiarivano. E non era l'orrore a farmi piangere. No, l'orrore ti fa rabbrividire. Quella era gelosia.
«Mia sorella Enyo è molto malata.»
Sobbalzai.
Anistamai aveva scostato anch'egli lo sguardo sulla finestra a volta. I capelli biondi piovevano sugli occhi neri come la notte oltre la vetrata.
«Una malattia terminale. È il mio potere che la tiene in vita. Eppure ultimamente la sua condizione non fa che peggiorare. Il calore placa i sintomi, ma non debella il morbo che l'ha afflitta. Non può farlo, non c'è più nulla da fare. Per questo ha ceduto il trono a me, per questo non è voluta divenire regina. Il suo destino è segnato, mia sorella è mortale.»
Sciolsi la morsa sotto il petto. La scena assunse nuovi colori e nuove prospettive. Quella tosse secca, l'espressione dolorante, la serietà di Anistamai, la sua magia.
Arrossii pensando a come avesse fatto a guarire anche me, tutte le volte che ero stata in bilico tra la vita e la morte. Avevo già intuito che dovesse avermi vista nuda, ma immemore di quell'intimità, avevo volutamente ignorato quel dettaglio, non mi ero mai soffermata a indagarne le implicazioni. Ora non potevo non pensarci.
Le gote presero fuoco.
«Cosa avevate pensato?»
Non risposi. Avevo provato un ventaglio di emozioni così ampio che mi sentivo scombussolata.
Ero brividi e vampate di calore, ricordi amari e agrodolci, sentimenti che non riuscivo a sopire, che non riuscivo a comprendere, che non riuscivo a controllare.
Il re sbuffò. «Vi riporto nelle vostre stanze. Per oggi avete già dato abbastanza spettacolo.»
«Non vi sono piaciuta?» Non so nemmeno io come riuscii a osare tanto. In balia della mia follia, avanzai verso di lui guardandolo dritto negli occhi. «Non vi è piaciuto il mio ballo?»

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La Promessa
FantasyUna giovane mortale costretta a lottare con il suo stesso cuore. Un re obbligato a interpretare un ruolo che non gli appartiene. Un principe oscuro la cui identità è una pericolosa incognita. Vandelia vive spensierata nell'assolata isola di Nöa, des...