"Elijah, se io e te non ci fossimo incontrati, per caso, quella notte, tu cosa avresti fatto?"
"Ti sarei venuto a cercare, principessa."
"Impossibile, Elijah, come facevi a sapere che esistevo?"
"Sono pur sempre un demone. E i demoni sanno sempre chi o che cosa devono cercare."Un vociare gutturale mi risvegliò dal torpore.
La carrozza si era arrestata, l'effetto del sonnifero si stava attenuando e quei suoni convulsi iniettarono nelle mie vene scariche d'adrenalina.
I due demoni si erano tolti il cappuccio. Uno aveva la faccia da lupo, il naso oblungo, i denti storti e gialli, il pelo grigio. L'altro aveva un aspetto più umano, la pelle scura come il legno di noce, aguzzi canini che sporgevano dalle labbra, occhi rossi come rubini.
Il panico mi tolse il respiro.
Ero stata rapita.
Se c'era una leggenda, tra le più temibili, che si aggirava per l'arcipelago delle Gemme Sacre, era quella dei rapimenti delle ragazzine. Così depravata e agghiacciante che il solo rivangarne il ricordo mi orripilava.
E ora stava per accadere a me.
Stava accadendo sotto i miei occhi impotenti, e non potevo fare nulla per impedirlo.
Avevano ucciso mio padre.
Probabilmente lui aveva cercato di difendermi, li aveva visti arrivare e si era opposto. Aveva capito che si trattava di demoni malvagi e non semplici mercanti, aveva armato il fucile, aveva cercato di proteggermi e alla fine... alla fine era stato ucciso.
Il vampiro moro mi indicò e il lupo mannaro si voltò, gli occhi celesti brillavano di perversione.
Cercai di allontanarmi da loro, ma l'angusto interno della carrozza, costruito in tasselli di legno rustico, privo di panche, appoggi, fodere o cuscini, rendeva difficile la mia impresa. Ero a ridosso di una delle pareti, il fazzoletto ancora incastrato in bocca, le corde che segavano la mia pelle fragile, le ginocchia sbucciate che grondavano sangue e sudore.
Pronunciò un lungo discorso, tutto uno schioccare di lingua contro i denti e un gracchiare profondo. Ovviamente non compresi nulla. Elijah mi aveva insegnato qualche termine nella sua lingua magica e a scuola ci mostravano i rudimenti della grammatica demoniaca, ma quello doveva essere un dialetto inter-specie a me del tutto alieno.
E comunque non ero mai stata una studentessa esemplare.
«Non capisce, Erasput.» Il vampiro scoppiò in una risata irriverente.
«Non c'è bisogno che capisca» obiettò il collega, ma questa volta utilizzando il linguaggio umano.
Deglutii quando lo vidi avvicinarsi, la sua magia era insita nel suo corpo animalesco e bastava il suo odore a nausearmi.
Con la lingua cercai di raccogliere il fazzoletto per poi sputarlo fuori, ma incrociai ancora quel sapore amarognolo che poco prima mi aveva stordito ed ebbi paura di cadere ancora una volta in uno stato d'incoscienza.
«Tanta fatica per una banalissima mortale. Ne ho viste di più belle, te lo posso assicurare.»
Di nuovo, il vampiro scoppiò a ridere.
Mi chiesi che fine avessero fatto gli altri tre: la femmina al comando, il rospo che mi aveva identificata e quell'altro che aveva imposto loro l'ordine di mantenermi in vita.
Perché eravamo soli? Dove ci trovavamo? Quanto ci avrebbero messo i soccorsi ad arrivare?
Lo sparo avrebbe dovuto allertare tutta Is Nöa. Presto, molto presto, qualcuno mi avrebbe salvata. O i miei compaesani, o gli Dèi immortali.

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La Promessa
FantasyUna giovane mortale costretta a lottare con il suo stesso cuore. Un re obbligato a interpretare un ruolo che non gli appartiene. Un principe oscuro la cui identità è una pericolosa incognita. Vandelia vive spensierata nell'assolata isola di Nöa, des...