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Sudavo freddo, respiravo pesantemente o stavo trattenendo il fiato, non riuscivo a capirlo neanch'io.
Adesso l'unica cosa che sentivo era il battito del mio cuore rimbombarmi velocemente nelle orecchie, la vista era offuscata e più muovevo la testa più la sentivo girare.
Non era possibile, ciò che avevo ascoltato era stato solo frutto della mia immaginazione, un brutto sogno, l'incubo peggiore che avessi mai potuto fare.

"San è mio figlio."

A dir la verità non c'era solo il mio battito cardiaco nella mia mente. La voce di mio padre e quella maledetta frase si ripetevano insistentemente, così tanto forte e prepotentemente che giurai di vedere la mia testa spappolarsi di lì a poco.
Non poteva essere veramente così, dopo tutto quel tempo che ci eravamo frequentati, che ci eravamo piaciuti, ci eravamo baciati ed avevamo dormito insieme... ora era impossibile che San potesse essere mio fratello.
Quando provai a deglutire il nodo in gola dovetti strizzare gli occhi per il dolore che subii, cercai di respirare a bocca aperta ma bocheggiai soltanto e l'istante dopo, ciò che riuscii a fare fu chiudermi la porta alle spalle e scappare velocemente, il più lontano possibile da quella casa.
Avevo bisogno di stare da solo senza vedere nessuno e all'improvviso la voglia di fare una doccia veloce per poter poi tornare da San sparì completamente, provando un senso d'angoscia immenso al solo pensiero di vederlo di nuovo.
L'avrei sicuramente ignorato per non so quanto tempo ma immaginai che si sarebbe trattato di tutto quello di cui avrei necessitato, poi quando mi sarei sentito pronto l'avrei affrontato ed avrei detto anche a lui la verità.
Ora volevo solo piangere da solo, tra le mie braccia, seduto alla riva del nostro laghetto, dove - appena mi accomodai sull'erba - mi giunse in mente il ricordo del nostro primo vero bacio, primo perché era stata quella notte quando avevo ammesso che sì, San mi piaceva.
E fu in quel momento che scoppiai a piangere; già non respiravo di mio a causa del trauma a cui avevo assistito, in più da ora in avanti ci si sarebbero messe anche le lacrime, mi sarebbe iniziato a gocciolare il naso e sarebbe stato ancora più difficile prendere ossigeno.
Ripensai a quelle parole, ma più che cercavo di associare l'immagine di San a quella di un fratello, più mi sembrava impossibile e poi faceva male.
Il dolore al petto era così enorme che non riuscivo a realizzare, San non poteva essere veramente mio fratello.
San mio fratello.
Io e San fratelli.
Insomma, ora che ci pensavo un pomeriggio avevo notato una vaga somiglianza tra i due ma non ci avevo mai dato troppo peso perché mi era sembrato qualcosa di superficiale, poi non ero mai stato bravo a riconoscere i lineamenti facciali che accomunavano genitori e figli.
San non poteva essere mio fratello.
Tutte le volte che avevamo passato a baciarci ed a comportarci come dei veri e propri fidanzati... e adesso come avremmo fatto? Ma soprattutto come avrei potuto dirlo a lui? Non stava a me dirgli una cosa del genere ma non potevo neanche lasciarlo all'oscuro di tutto. Nonostante avessi pensato il primo istante ad ignorarlo, ora capivo che non potevo pugnalarlo di nuovo alle spalle. Doveva sapere, ma adesso ero fin troppo sconvolto per poter avere il coraggio di rimettermi in piedi e correre verso casa sua.
Eppure non me ne capacitavo.
Perché diamine papà, nonostante sapesse della storia fra me e San, non ci aveva detto niente e non aveva agito nei nostri confronti per farci evitare di innamorarci l'uno dell'altro?
Anzi, ricordavo quando solo qualche giorno prima aveva cercato di farmi risolvere con lui dicendomi parole rassicuranti, spingendomi a parlargli. Non mi aveva accennato niente riguardo il nostro legame fraterno e non riuscivo a fare a meno di essere confuso.
Mi girava ancora la testa per la troppa agitazione, mi sentivo perso, vuoto, ma no, non ero vuoto. Stavo piangendo, emozioni ne provavo, ero pieno di rabbia e tristezza.
Ero combattuto: volevo andare da San, abbracciarlo e rifugiarmi fra le sue braccia, ascoltare la sua voce e sentirmi ripetere che andava tutto bene.
Ciò che però mi mancò fu la forza di farlo.
E dunque lasciai che le mie lacrime scorressero sul mio volto ancora per un po', mentre ripensavo a quelle maledette parole che adesso mi avrebbero impedito per sempre di toccare San ed averlo come mio ragazzo.
Sarebbe stato impossibile cambiare così drasticamente il nostro rapporto, da fidanzati a fratelli, era una cosa assurda, ma d'altronde cosa avremmo potuto fare?
La sola idea di esser quasi finito a letto con mio fratello mi mise i brividi ed un improvviso senso di nausea. Scoppiai di nuovo a piangere.
Odiavo il fatto che da un momento all'altro l'immagine perfetta e meravigliosa che avevo avuto con San si fosse distorta in maniera così orribile, tanto che adesso non riuscivo neanche a pensarci oppure avrei davvero vomitato.
Nel mentre che piangevo sentii la vibrazione del mio telefono, a volte era breve, altre volte invece veloce, così da farmi distinguere tra semplici notifiche e chiamate.
Ero sicuro quasi al novantanove percento che fosse San a chiamarmi, ci stavo effettivamente mettendo troppo, dato che i eravamo detti di vedersi più tardi, ma non avevo alcuna voglia di sentirlo adesso, più che altro perché non ce l'avrei fatta a guardarlo negli occhi e a dirgli tutta la verità; nonostante non avessi alcuna colpa, non me la sentivo di stargli accanto proprio quella sera.
Avevo solo bisogno di dormire adesso, poi a tutto il casino ci avrei pensato l'indomani.

Ho cercato i colori || woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora