Ci si può innamorare anzi re-innamorare di una fotografia?Certo che no.
Sara ne è certa, assolutamente, è pronta a mettere la mano sul fuoco.
E allora perché non riesce a smettere di guardarli, quella foto e quel sorriso?
Filippo Bardi.
Avevano lavorato insieme a una causa vent’anni prima.
Lei si era laureata da poco e il semplice fatto di aver avuto la possibilità di fare il praticantato in quello studio, uno dei più prestigiosi di Roma, le era parso il lasciapassare per poter raggiungere qualsiasi traguardo si fosse posta.
Lui era uno dei soci, il più giovane, trentasette anni e una grinta e una competenza da far tremare i polsi.
Quando, il mattino che destinavano alle assegnazioni, lui aveva dichiarato che si sarebbe occupato di quel caso, che a lei era sembrato così interessante, e che avrebbe voluto lei, per coadiuvarlo nel lavoro, per qualche minuto aveva faticato a crederci.
Lui aveva ripetuto il suo nome, una domanda inespressa sul volto, il sopracciglio sinistro alzato e un sorriso obliquo, e lei non aveva trovato la forza per rispondere. Ma aveva fatto sì con la testa e lui aveva allargato il sorriso, lo aveva esteso a quelle maledette labbra perfette che possedeva e Sara si era sentita avvampare.
Lavorare con lui era stato istruttivo e gratificante.
Filippo non si era limitato a farle fare fotocopie e ricerche. Aveva fatto anche quello per lui ma poi le aveva anche offerto la possibilità di seguirlo, nei vari incontri col cliente e le aveva spiegato ogni cosa, dopo ogni incontro, permettendole di vedere applicate buona parte delle cose che aveva studiato.
Avevano viaggiato insieme per raccogliere testimonianze e più di una volta Sara aveva avuto prova della grande umanità di Filippo, del suo senso della morale, della sua correttezza, della sua innata gentilezza.
E aveva cominciato a pensare che quando era vicina a lui il sole sembrava brillare un poco di più per poi spegnersi quando lui si allontanava.
Si era data della cretina, ma era così: non era una ragazzina inesperta, aveva avuto fidanzati ed avventure.
Ma una cosa come quella non le era capitata mai.Poi c’era stata quella sera in cui, complice una bottiglia di vino e un ristorante con luci davvero troppo soffuse, lei aveva creduto di vedergli ardere qualcosa nello sguardo, aveva sentito che l’atmosfera era cambiata, intorno a loro, si era accordata sulle note terribilmente sensuali della voce di lui, mai così bassa e rauca.
E aveva tremato perché, si era detta, non avrebbe potuto negarsi a lui, non ci sarebbe riuscita nemmeno chiamando a raccolta ogni goccia di ragione residua.
No, non ci sarebbe riuscita, perché desiderava con tutta sé stessa che lui trasformasse la loro intesa professionale in un altro tipo di intesa, ma al tempo stesso aveva saputo con assoluta certezza che per lui non avrebbe mai potuto essere abbastanza.Filippo Bardi era un uomo ambizioso e tenace e non si sarebbe di certo fermato a ciò che aveva ottenuto nella vita, benché fosse già moltissimo. E lei, oltre a quel contrarsi dello stomaco che le toglieva l’aria quando era al suo fianco, da dargli non aveva nulla. Sarebbe stata un’assistente perfetta, ma non poteva di sicuro essere più di un’avventura di una notte, forse di qualche settimana. Troppo poco per il tipo di sintonia che sentiva esistere tra loro, troppo poco per quello che stava cominciando a sentire per lui, troppo…
Aveva esitato e scostato le dita che lui si era proteso a sfiorare.
Per lui era stato sufficiente, aveva sorriso, si era alzato e le aveva scostato galantemente la sedia per poi salutarla, pochi istanti dopo.
Di quella sera e di quello che non era successo nessuno dei due aveva mai più accennato, durante i mesi che ancora avevano condiviso.
Poi il lavoro preparatorio alla causa era finito, Sara aveva terminato il suo praticantato e la vita l’aveva portata lontano mille mondi da quello studio con i pavimenti profumati di cera e la boiserie di ebano antico.
Gli anni successivi avevano cancellato molte tracce di quel periodo, lei stessa aveva fatto di tutto per non ritornare più ai sogni di quei giorni.
Ma adesso, qui nel silenzio del suo piccolo appartamento, così differente dalla grandezza che aveva immaginato per sé un tempo, non può evitare di domandarselo: se avesse sorriso, quella sera? Se avesse accettato il tocco delle sue dita, invece di ritirarle? Cosa sarebbe potuto succedere?
Sospira, la foto di lui tra le mani.
Perché aveva dato per scontato che lui la desiderasse solo per poche ore? E se invece anche lui avesse provato qualcosa?
In fondo in quei mesi che avevano passato a stretto contatto non le aveva mai dato modo di pensare a lui come a un uomo leggero. E allora, perché era stata così impulsiva? Perché aveva dato tutto per scontato?Sfiora appena la foto, lo stesso tocco che non si sono mai scambiati. C’è luce soffusa e, accanto a sé un bicchiere di vino rosso, esattamente come allora.
E il cellulare.
Non sa perché lo fa, forse avverte semplicemente il desiderio di raccontarsi, un po’ come se confidasse i suoi segreti a un amico immaginario.
Cerca il suo nome tra i contatti, il numero si è resa conto di averlo ancora solo stasera che l’ha cercato.
Ride, sommessamente, tra sé e sé: quanti segni del destino in una volta sola.Apre la chat di WhatsApp.
“Di certo non ti ricordi di me”
Si sente davvero una stupida ma non riesce a trattenersi.
Perché se l’obiettivo l’ha inquadrato, tra decine di altri, un motivo ci deve essere.
La macchina fotografica non sbaglia mai nel mostrarci ciò che da soli non riusciamo a vedere. “ed ero certa anche io di non ricordare nulla di te. Ma oggi ti ho visto e ti ho scattato una foto…”Ride di nuovo e beve un sorso di vino.
“Non sono una stalker.”
Gli scrive il proprio nome, e gli ricorda come si sono conosciuti
“semplicemente, mi piace fare fotografie, e mi piace pensare che faccio un dono, alle persone che fotografo, catturando il loro sorriso, o lo sguardo che dedicano a chi sta loro accanto.
Ma oggi il tuo sorriso, quello che hai nella foto che ti ho scattato e che sto guardando mentre ti scrivo, un regalo lo ha fatto a me: mi ha portato un ricordo che non sapevo più di avere, un ricordo di un tempo felice che non ricordavo di aver vissuto e… niente Filippo. Volevo solo dirtelo.
Anzi no, perché alla fine questo messaggio non te lo invierò mai.”Appoggia il telefono e si protende per prendere il bicchiere.
Ci mancherebbe ancora, inviare messaggi nel cuore della notte a un vecchio amore. Ma nemmeno nei fotoromanzi che leggeva sua madre da giovane, si raccontavano cose così assurde.
Guarda la foto scuotendo la testa, per l’assurdità della situazione e allunga la mano per posare il bicchiere.
E davvero, davvero, non se ne rende conto, perché il cellulare si spegne un istante dopo, non si è ricordata di caricarlo per tutto il giorno e la batteria hai infine ceduto.
Ma quel suo tocco, una frazione infinitesimale di attimo prima che il telefono si spegnesse va a segno, esattamente sulla freccetta invio.
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Istantanee
FanfictionPuò una foto, scattata per caso, riportare alla mente ricordi che nemmeno più si sapeva di avere? E possono quei ricordi indurci a compiere azioni che mai avremmo immaginato di avere il coraggio di fare? Verrebbe da dire no, a entrambe le domande. E...