Capitolo 16

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"Hai una mezz'oretta? Ho assolutamente bisogno di parlarti"

Preme il tasto invio e praticamente in contemporanea le arriva un messaggio, proprio da Fra, a cui ha appena scritto, corredato da una fotografia.

"Ma questa?"

I messaggi di Francesca sono sempre così, di pochissime parole, ma estremamente efficaci.

Sara sorride amaramente, mentre continua a messaggiare con l'amica per accordarsi su posto e ora, perché in fondo è esattamente per quella limpidezza di pensiero che le ha scritto, che mai come ora le serve per dipanare il groviglio che ha dentro.

Posa il cellulare sul tavolo della sua minuscola cucina silenziosa e lascia fuoriuscire un sospiro spezzato, doloroso. Ha lo stomaco contratto dal giorno prima, e l'eco del litigio terribile con Filippo ancora le pesa dentro come un macigno tagliente.

Stavolta non aveva nemmeno atteso che fossero soli.

Quando se li era visti comparire davanti, lui e il suo insopportabile Ministro dell'Interno, e si erano messi in posa per le fotografie, si era rifiutata platealmente di immortalare quell'indegna pantomima dei sorrisi sopra ai cartelli, quella che tanto piaceva al partito verde, ed era uscita dalla sala delle conferenza stampa sbattendo la porta dietro di sé.

Le foto se le potevano scattare da soli, o farsele scattare da qualcun altro, lei di sicuro quell'immondizia non avrebbe contribuito a diffonderla, nossignore, nemmeno sotto tortura.

Aveva percorso il suo ufficio avanti e indietro, come una belva in gabbia, e le era montata dentro una tale rabbia per quel decreto iniquo e per l'accondiscendenza di Filippo a firmarlo che quando lui l'aveva raggiunta, qualche ora dopo altrettanto furibondo, le loro urla si erano sentite fin nei cortili più interni del palazzo. A un certo punto era addirittura entrato Pier a chiudere le finestre, e aveva anche provato a farli ragionare.

"Se posso permettermi..." Filippo lo aveva stroncato sul nascere.

"Non puoi. Anzi, sei pregato di toglierti dai coglioni"

Sara aveva aspettato che Pier uscisse poi aveva ripreso esattamente da dove aveva interrotto.

"Certo perché nessuno deve permettersi di farti notare quanto sei stupido. E ingenuo. E invece lo sei, perché ti fidi di un farabutto come Perduti e credi che ti ascolterà. E firmi la sua legge, la cosa più vomitevole che mi sia capitato di leggere..."

Filippo l'aveva interrotta a forza, urlando più di lei, il volto paonazzo e la vena in rilievo sulla fronte a sottolineare la rabbia che gli faceva ribollire il sangue.

"Non devi leggere! Non devi fare un cazzo se non le tue cazzo di foto! E..."

"E certo! Ti piacerebbe! Ti piacerebbe che fossi decerebrata! Ne vuoi una cosi a farti da assistente? Bella e cretina? Non hai che da dirmelo, ricevo centinaia di curriculum al giorno. Quelle, stai tranquillo, non leggono: annuiscono e sorridono e se vuoi, ne sono certa, aprono anche le gambe"

"Sara smettila, cazzo smettila!"

"No che non la smetto! Se vuoi me mi devi stare a sentire mentre ti dico che quello che hai fatto oggi è uno schifo. Una cosa disgustosa e ignobile e vigliacca, giocata sulla pelle di gente disperata"

La voce le si era incrinata.

"Siete mai stati tu o quel coglione, in un centro di accoglienza? Li hai mai visti i loro visi? I loro occhi? Le hai mai sentite le loro storie?"

Filippo era ammutolito, e a lei di colpo era venuto da piangere e le era mancata l'aria, e si era maledetta, per quanto il dolore che aveva respirato in quei luoghi ancora le straziasse il cuore.

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