TRE ANNI DOPO
"Cioè...c'erano bambini abbarbicati alle madri come edere e invece lui..."
La disperazione che traspare nella voce di Sara diverte parecchio Filippo, e lo intenerisce al punto da spingerlo ad abbracciarla con un ampio sorriso. Poi le avvolge le spalle con il braccio, trattenendola a sé, per darle un bacio tra i capelli.
"Invece Massimo?"
Sara sospira e si stringe forte le braccia al seno
"Invece lui ha dato la manina alla maestra poi si è voltato, mi ha fatto ciao ciao e mi ha detto: vai pure mamma, ci vediamo dopo. Cioè, ma? Ti pare?"
Lui la stringe un po' di più "È una cosa bella, no? Significa che è un bambino aperto e disponibile, certo del nostro amore, che non ha dubbi sul fatto che tornerai a riprenderlo e..."
"Guarda che la so tutta la letteratura in materia. Ma...ecco...avrei voluto che dimostrasse che sentirà un po' la mia mancanza, come io sentirò la sua"
Sospira e scaccia una minuscolo accenno di lacrime dalle ciglia. Lei lo ha atteso e temuto così a lungo quel momento, e ci ha pianto furtivamente così tante volte che non le sembra assolutamente possibile che tutto si sia risolto così. Con la manina tiepida e morbida di suo figlio che lascia la sua per stringersi a quella della maestra e i suoi passetti che si incamminano verso quella grande aula luminosa e colorata per entrare a pieno diritto in un nuovo capitolo della vita, quello di sé, individuo a sé stante, nel mondo.
E niente, anche se è felice di avergli letto in viso solo entusiasmo per quella gioiosa novità, dentro le è ruggito l'urlo istintivo di milioni di generazioni di madri, quello che le suggeriva di riprenderselo in braccio per portarlo lontano, al sicuro tra le proprie braccia, nascosti agli occhi del mondo e bastevoli l'uno dell'altro."Se vuoi mi abbarbico io a te, come edera"
La voce di Filippo è proprio dentro il suo orecchio e insieme al risuonare delle parole ne sente anche il caldo benefico.
Scuote la testa per scacciarlo anche se non troppo convintamente e adegua con un sospiro il suo passo a quello di suo marito, mentre si incamminano allacciati lungo il marciapiede assolato.
È una bella giornata di settembre, tiepida e profumata, e Sara non riesce a scacciare l'idea che sarebbe stato perfetta per i giardinetti, per giocare all'aperto, lei e il suo bambino, lui a sporcarsi da capo a piedi e lei a godersi le sue risatine, le sue faccette buffe, a reclamare e riceverne i baci appiccicosi di succo di frutta. Sospira e Filippo, che di nuovo deve averne indovinato i pensieri, torna a parlare.
"Oppure se l'opzione avvinghiamento non è contemplata, posso elencarti tutto quello che succederà ora: tra due giorni, massimo tre avrà il raffreddore. Se siamo fortunati ce la caviamo con quello, se lo siamo meno gli verrà anche la tosse e passeremo le serate a lottare con lui e la macchinetta per l'aerosol.
Tra un mesetto circa sarà la volta del virus gastrointestinale. Ce lo passeremo tutti, poi lui rientrerà a scuola e lo riprenderà, lo riprenderemo anche noi e così via, succederà in loop più volte, fino a quando verremo presi dalla voglia irrefrenabile di bruciare la scuola e ogni forma di virus essa contenga. Poi toccherà alle esantema..."
Sara ride, e voltandosi veloce tra le sue braccia gli chiude le labbra con le dita.
"Ok, ok. Ho capito, hai reso benissimo l'idea. Ci aspetta l'inferno!"
Ride anche lui, e dopo averle baciato le dita, cerca la sua mano con la propria, la guida all'ingresso dei loro giardini e si dirige verso la loro panchina, quella che sembra essere destinata agli annunci importanti.
E qualcosa di importante Filippo deve dirglielo davvero, Sara ne è sempre più sicura, perché anche ora che sono seduti lui non le lascia la mano, anzi interseca con più forza le loro dita.
Ha fatto così ogni volta: quando le ha comunicato che gli sarebbe piaciuto cooperare con la fondazione, quando le ha proposto di conoscere suo figlio, quando le ha chiesto di sposarlo. Deve di sicuro parlarle di qualcosa di importante.
"E se ti dicessi che forse c'è un altro tipo di inferno in cui potremmo volontariamente ricacciarci?"
Lei scuote la testa sorridendo, sempre più convinta che suo marito stia preparando il terreno per una delle sue bombe, di quelle che stravolgono la vita. Lo ama alla follia anche per questo, per la sua capacità di non stare mai a guardare, e per la dedizione cristallina con cui abbraccia ogni causa, spendendosi sino all'ultimo grammo di energia.
Si perde un istante nel brillio dei suoi occhi poi gli regge il gioco.
"Nulla può essere peggio di quello che mi hai appena descritto!"
Filippo sospira e le stringe una mano per richiamarla: la ama, follemente, per mille e mille differenti ragioni, tra cui quella sua incredibile capacità di leggerlo dentro, fin nel più recondito dei suoi pensieri e dei suoi desideri, e per la meravigliosa duttilità con cui plasma sé stessa ai suoi bisogni senza mai perdere obiettività e capacità di giudizio. Ed è di queste ultime due cose che ha bisogno più di tutto ora, perché di nuovo, le loro vite sono a un bivio.
Prende un respiro e le sorride: non è certo di riuscire a trattenere l'entusiasmo e la voglia di accettare quella nuova sfida che si porta dentro da quando ha ricevuto quella chiamata inaspettata, due giorni prima, lo vede nello sguardo ansioso che lei gli rimanda. Sei pronta amore mio? Perché questa è davvero una follia.
"Invece una cosa peggiore esiste: mi ha telefonato quello che con ogni probabilità sarà il prossimo Premier, Giuseppe Conte. Mi vorrebbe nel suo governo, quello che sta provando a mettere insieme."
Siamo arrivati al capolinea amiche.
Grazie infinite ancora una volta per essere state insieme a me, parte di questo piccolo pezzetto di mondo immaginario che ho voluto raccontare.
Non so cosa succederà in futuro, né ai protagonisti, né a me.
Sono preda di sentimenti alterni, a volte il bisogno di scrivere (di lui ovviamente, perché a farmelo uscire dalla testa davvero non riesco) supera tutto il resto, a volte invece cozza con una realtà difficile da non vedere e non tenere in considerazione.
Quindi per ora, semplicemente, ciao.❤️
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Istantanee
FanfictionPuò una foto, scattata per caso, riportare alla mente ricordi che nemmeno più si sapeva di avere? E possono quei ricordi indurci a compiere azioni che mai avremmo immaginato di avere il coraggio di fare? Verrebbe da dire no, a entrambe le domande. E...