Capitolo 15

122 10 20
                                    

Pier annuisce piano, gli occhi fissi allo schermo ove si susseguono le immagini del file che Sara gli ha appena mandato.
Riguarda tutte le fotografie più e più volte, poi si volta verso di lei che aspetta quieta seduta sulla poltroncina davanti la sua scrivania.
“Che dire Sara? Sono magnifiche, e perfette. Assolutamente perfette”
Lei sorride senza scomporsi. Che erano fotografie eccezionali lo sapeva già, e non solo per merito suo. Il soggetto, anzi i soggetti, erano materia eccellente da fotografare, ed era stato molto facile realizzare quegli scatti. A volte accanto a Filippo si era trovata a dover ritrarre persone assolutamente avverse alla fotocamera: non espressive o al contrario col viso troppo mobile e di conseguenza facilmente immortalabili in pose del tutto improponibili. E ottenere risultati anche solo accettabili era stato un vero cimento.
Stavolta invece si era concentrata su Filippo e su Marco, suo figlio, che lo aveva seguito  come accompagnatore ufficiale  al G7 di Biarritz e poi si era prestato al servizio fotografico natalizio negli uffici di Chigi che Pier, attento lettore del gradimento dei cittadini, aveva fortemente voluto, dopo il successo che le immagini di padre e figlio in blu seduti uno accanto all’altro, a tavola con i grandi della Terra, avevano riscosso sui social.
Sara non si era stupita di quanto quelle fotografie avessero conquistato e commosso. Filippo e Marco si assomigliavano come due gocce d’acqua ed avevano quel fascino e quell’eleganza che madre natura dispensa raramente, ma che quando è presente non può che incantare. Ed erano stati talmente affiatati e spontanei e giocosi e allegri che fotografarli era stato meravigliosamente facile. Così facile e così bello che a Sara, solo a ripensarci, torna per un istante a sfarfallare il cuore alla base della gola. Deve fare uno sforzo per ricalibrarsi sulla voce di Pier.
“…ottimo lavoro, Sara. Buon Natale e…grazie. Grazie davvero, senza il tuo lavoro e il tuo supporto sarebbe tutto enormemente più difficile”
Gli sorride, senza doversi sforzare troppo per una volta, forse perché gli è parso più sincero di tante altre volte. Che sia per il buon lavoro fatto o per il Natale imminente non saprebbe dirlo, ma va bene così.
“Di nulla Pier. E Buon Natale anche a te”
Lascia l’ufficio del portavoce di Filippo e percorre con calma i corridoi che la portano al suo. C’è aria di festa tra le stanze di Chigi, e non solo per gli addobbi. C’è quell’atmosfera gioiosa che solitamente Natale porta con sé, il frettoloso susseguirsi di passi, strette di mano, baci accennati, e scambio di auguri, accompagnati dal profumo che le strenne natalizie si portano dietro, annidato tra i nastri lucenti: un sentore liquoroso, dolce, affettuoso…un profumo che non è di nulla altro e che in fondo non è nemmeno capace di definire. Un qualcosa di tiepido e carezzevole come quello in cui si è sentita racchiusa mentre, qualche giorno prima, scattava le foto che tanto sono piaciute a Pier. Qualcosa che forse si può racchiudere in una sola parola, che però ha la potenza dirompente di saper dire tutto: famiglia.
Si ritrova a sorridere tra sé e sé. “Ma che vado a pensare…” sussurra tra le labbra.
La verità è che forse sta cercando di non lasciar tracimare quello che si porta dentro da quei giorni, scatenato da ciò che ha sentito mentre osservava Filippo e Marco vivere con partecipazione gli impegni ufficiali o ridere e scherzare, prendendosi amichevolmente in giro, mentre sottostavano alla tirannia del suo obbiettivo. Malgrado la barriera della sua Reflex ha percepito forte il legame che li univa, e ha desiderato farne parte, esserne partecipe, provarlo a sua volta, sulla sua pelle e dentro la sua anima. Un desiderio che è stato, se ne rende conto ora che ci ragiona a mente fredda, puro istinto, retaggio atavico di quel bisogno primordiale di immortalità che ha visto brillare nello sguardo di Filippo ogni volta che i suoi occhi si sono posati su Marco.
Un attimo dopo era arrivata, altrettanto potente, la consapevolezza che tutto -desiderio, bisogno, istinto- andasse inevitabilmente a cozzare con ciò che Filippo è e rappresenta, con quella sua figura politica in bilico tra uomo corretto, leale e pieno di umanità che lei conosce e quello di premier di una coalizione quantomeno discutibile, le cui idee aborre con tutta sé stessa.
Sbuffando, si rifugia dentro il suo ufficio, poi si appoggia alla stipite, ne cerca il legno solido con la schiena e chiude gli occhi.
Magari se respira a fondo, da quell’intreccio ribollente di pensieri emerge un capo da cui partire a dipanare e comprendere. Magari…
Un trillo la richiama, quello della suoneria che ha assegnato a Filippo, ai messaggi personali tra loro, per cui guardare lo schermo e scoprirsi ansiosa e felice al tempo stesso è un’ ulteriore misura di quanto quell’uomo stia ormai facendo breccia in ogni angolo del suo cuore.

IstantaneeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora