"In che senso hai conosciuto uno?"

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Sono le cinque e mezza e siamo di nuovo qui, nel mio garage, io e Manuel.

Dirompente torna il pensiero di noi due, insieme.

Che poi dico io, ma quanto cazzo di tempo ti serve per riparare un motorino? È più di una settimana che sta andando avanti questa manfrina, lui che tutti i giorni resta qui per ore ed io che sopporto in silenzio.

Oggi no però, deve andare diversamente.

Nella mia testa ci devono essere solo Alex, il Gianicolo, e il mio meraviglioso primo appuntamento.

"Manuel?"

Forse esce fuori come un sussurro, ma non mi risponde.
Oppure sta semplicemente pensando a tutte le tizie che si scopa, per cui nemmeno mi sente più.

Quindi insisto, voglio raccontargli tutto, finalmente non ha solo lui di che parlare.

"Manuel oh! Sei sordo?"

"Che c'è Simò? Non sò sordo, sono solo sovrappensiero."

"A che pensi?"

"Niente di importante, è solo un periodo un po' confuso. Ma famme concentrà, sennò va a finire che ti rovino stò scassone. Te che mi devi dire?"

"Ieri ho conosciuto uno."

Mentre lo dico sorrido, lui invece rimane in silenzio per una corposa manciata di secondi.

Si alza, molla gli arnesi che ha in mano e si avvicina rivolgendomi "quello sguardo".

Da quando conosco Manuel ho catalogato i suoi sguardi.

C'è stato quello iniziale, quando ancora non ci sopportavamo, ad essere onesto è più giusto dire che io ero attratto da lui e lui veramente non mi sopportava, ed era lo sguardo "la quiete prima della tempesta" che mi riservava soltanto prima di menarci.

C'è quello arrivato solo in seguito alla nascita della nostra amicizia, lo sguardo che significa "posso contare su di te" con cui mi concede la sua fiducia ogni volta e per me è sacrosanto perché Manuel è l'essere umano più diffidente che conosca.

C'è quello adottato durante il periodo di delinquenza per Sbarra, il "io ti proteggo" ogni volta che gli ho proposto di accompagnarlo o ho pensato di commettere qualche cazzata.

Ed infine c'è "quello sguardo" chiamato così perché un nome non riesco proprio a trovarlo.

"Quello sguardo" consiste in lui che mi guarda dritto negli occhi, intensamente per secondi che durano tutte le vite che la reincarnazione può concedere, successivamente senza muovere di un millimetro la testa, segue con le pupille ogni mio centimetro di pelle ed il modo tenero in cui lo fa assomiglia ad una carezza, per poi riportare i suoi occhi nei miei e sorridere con un misto di dolcezza e malizia.

Io su "quello sguardo" non ci ho dormito le notti intere.

Sono arrivato persino a pensare che fosse frutto della mia fantasia che si diverte a galoppare la dopamina, ma Laura ne è stata testimone oculare e lei è la persona più sincera che ci sia, non me lo avrebbe mai detto solo per rendermi felice.

E Manuel non è che mi ha guardato così poche volte, lo fa spesso e quando accade io rimetto in discussione tutto accendendo i neuroni della speranza. Inutilmente, come solo i cretini innamorati sanno fare.

"In che senso hai conosciuto uno?"

"Quasi 20 anni fa una donna ha messo al mondo un figlio e io l'ho conosciuto ieri, in questo senso.
Ma che cazzo di domanda è Manuel, che senso deve avere sta cosa?"

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