“Fai sul serio Simò? Ce stiamo a chiarì e tu te ne vuoi andà?”
“Ma c’è Alex che mi aspetta.”
"Ma a me non me frega un cazzo che c’è Alex che ti aspetta.”
Cos’altro dobbiamo dirci? Io soprattutto di cosa dovrei parlarti? Per mesi interi ho vissuto su una montagna spoglia in cui riecheggiavano soltanto le tue parole di rifiuto, me ne stavo rannicchiato sulla cima più alta sperando che un giorno un eco diverso potesse lenire il dolore, ho realizzato poi che l’unico modo per non sentirmi solo era scendere a tentoni per raggiungerti nel prato rigoglioso dove cercavi di ricominciare a camminare, quando sono arrivato a te ci siamo riusciti insieme e la montagna ha ripreso a ripopolarsi e rifiorire. Adesso mi dici che quell’eco era tutta una finzione e io cosa dovrei fare? Ritornare al punto di partenza e aspettare che salga tu? Preferisco continuare a correre con la mano nella tua, nell’illusione che fosse tutto vero.
“Manuel ci siamo già chiariti e sono felice, davvero.”
“Non mi hai ancora detto perché ‘sta settimana m’hai evitato.”
“Non ti ho evitato, sono stato impegnato tra lo studio, il rugby e Alex, non ho avuto il tempo nemmeno di respirare. Se volevo evitarti ti pare che venivo qui con te?”
Il premio Oscar miglior bugiardo va a me Simone Balestra, ringrazio la mia famiglia, i miei amici, i miei compagni di classe e ultima ma non meno importante la mia integrità ridotta a brandelli, senza di voi non ce l’avrei mai fatta.
“Sei uno di quelli che quando se fidanza sta sempre attaccato al ragazzo?”
“Anche se fosse, ti creerebbe quale problema?”
“Nessun problema ma dimmelo prima che non ce metto niente a trovà n'altro amico.”
Si conclude così l’ennesima discussione, con la solita presa in giro e le risate autoironiche, con la complicità che spazza via ogni sorta di dissapore ma la tensione persistente di cose non dette, almeno quelle che celo io.
Quando arriviamo a casa le sei sono volate da una buona mezz’ora, necessaria per il verificarsi di ciò che mi ero immaginato: mia nonna, mio padre e Alex seduti a sorseggiare del thè seduti al tavolo del giardino di casa mia, ma l’universo ci prova gusto a far accadere l’opposto di ciò che desidero? Si impegna con tutto se stesso a mettermi nei casini? Altrimenti non si spiega.
Non ci danno nemmeno il tempo di spegnere la moto che già sono appostati come tre gufi attorno a noi, che la circoscrizione e l’interrogatorio abbiano inizio, sono pronto!
Apre le danze il detective esperto, l’unico ed inimitabile Dante Balestra, professore di filosofia con la peculiare caratteristica di non riuscire a farsi mai gli affari suoi.“Io dico ma ti sembra normale sparire per una giornata intera e non avvisare? Devi ringraziare solo Anita che sapeva dove stavate.”
Interpreta il ruolo del poliziotto cattivo ma in realtà è sereno, lo è di meno nel momento in cui però il mio compagno d’avventura si toglie il casco mostrando a tutti i graffi collezionati durante la nostra gita.
“Manuel che hai combinato? Siete andati a fare casino pure ad Ostia?”
“Niente professò so scivolato dalla
moto.”
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Quello sguardo
FanfictionTre mesi dopo l'incidente Simone deve fare i conti con la realtà, il costo è di dover reprimere i propri sentimenti. Lui che si era sempre sentito difettoso per l'incapacità di amare, adesso è costretto a smettere pur di essere felice. Manuel però...