"Digli che lo aspetto."

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“Che ci fai qui?”

E’ arrivato il momento di travestire la sofferenza delle ultime due ore in sicurezza, l’unico modo per sfogare la rabbia evitando di lasciarla affogare nell’oceano di tormento da cui sarei travolto se non ottenessi le risposte che cerco ormai da mesi.

Quindi Simone Balestra anche se non hai nemmeno un accenno di forza per alzarti da questo gradino lercio, tirati comunque su, anche se ti tremano le gambe, trattieni le lacrime che hai già abbondantemente versato, stringi i pugni fino a farti bruciare le nocche ed affrontalo a muso duro, questa volta è per sempre.

“Dobbiamo parlare.” per fortuna non fuoriesce la voce strozzata che temevo, ha l’intensità autoritaria che speravo.

Muove i passi per accorciare la distanza che interferisce tra i nostri corpi, il solo pensiero che abbia potuto sfiorarne un altro dopo aver amato il mio fa accrescere il desiderio di stargli lontano.

“De che dobbiamo parlà? Me sembra che stamattina me hai già detto quello che me volevi dì e io mo non c’ho voglia Simò, facciamo n’altra volta che è meglio.” il suo tono invece è grondante di disdegno, quello che non mi sono mai meritato, tantomeno dopo aver stravolto la mia esistenza nel giro di una notte per lui.

È quando mi ha già sorpassato ed è sul terzo gradino della scalinata gelida che intercorre casa sua, incentivato da questo atteggiamento di strafottenza incazzata totalmente inopportuno che decido di reagire ancora, non lascerò che mi scappi di nuovo, stavolta devo andarmene io.

“Perché non ti conviene!”

Bene ho definitivamente attirato la sua attenzione, ripercorre il cammino al contrario che conduce a me piantando i suoi occhi nei miei.
Ciò che mi sconvolge è che non ha l’espressione tipica di chi è stato colto in flagrante, la smorfia sul suo volto sembra essere attraversata solo dal fastidio.

Simone non illuderti con false speranze, non lasciarti abbindolare dalle percezioni che poi si rivelano continuamente sbagliate, non cedere.

“Ah a me non conviene? Senti Simò perché non vai dal tuo ragazzo al posto di rompermi i coglioni?”

Ha persino il coraggio di rivolgersi ancora a me come se fossi io il colpevole di tradimento e lui la povera vittima innocente, è giunta l’ora di ribaltare la situazione.

“Manuel ’sta cazzata della gelosia ha retto fino a stamattina, adesso inventatene un’altra per evitarmi e andarti a scopare altre persone.”

Fa male soltanto pronunciarlo mentre è ancora solo una possibilità, l’ipotesi che possa concretizzarsi realmente in certezza equivarrebbe alla mia distruzione.

Ma lui non manifesta nessun cenno di debolezza, resta coerente all’atteggiamento adottato fino ad adesso, non sembra nemmeno che questa provocazione l’abbia scalfito.

“Ma che stai a dì oh? Simò è un mese che sopporto te e quello insieme, che me da fastidio ogni volta che ve toccate, che ve baciate, stamattina non c’ho visto più e me so incazzato, e so ancora incazzato se proprio lo vuoi sapè.”

Che senso ha avuto ridursi a questo? A mascherare la verità sotto cumuli di menzogne per tutto questo tempo? Sarebbe stato tutto diverso se non ci fosse stata questa maledetta paura di affrontarsi di mezzo, non saremo certamente qui ad urlarci in faccia accuse e risentimento.

“Allora è per questo che sei andato da Giulia? Per ripicca?”

Contieni la tristezza Simone, non mollare.

“Che ne sai tu che so andato da Giulia?  Te sei messo a seguirmi?” basta con queste domande alle mie domande, perché deve essere così difficile per lui parlare e chiarire i miei dubbi.

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