Parte 41 - I want you to stay

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(canzone: Call out my name - The Weeknd)

la mattina seguente, quando i raggi di un timido sole decisero di irrompere nella stanza da letto intorno alle 07:30, piantandosi sul mio viso schiacciato contro il cuscino, avvertii una strana sensazione.

dopo aver strizzato gli occhi pesanti per svariate volte, mi accorsi della presenza di un braccio stretto intorno al mio busto e di una mano, la quale premeva con forza sul mio fianco, impedendomi quasi di riuscire a respirare regolarmente.

mi voltai verso la parte opposta del letto e mi trovai faccia a faccia con Kai, il quale era ancora nel mondo dei sogni.

il suo viso era pallido, stanco, i suoi capelli arruffati, la sua fronte corrugata.

"perché mi stai fissando?" mugolò, prima che uno sbadiglio potesse impedirgli di finire la frase

i suoi occhi si aprirono, rivelando quel magnifico colore blu.

"non posso?" chiesi, portando una mano sotto il cuscino così da sollevare leggermente il viso

accarezzò il mio fianco coperto dal tessuto del vestito sfregando ripetutamente le dita contro di esso e mi guardò dritto negli occhi.

"il tuo fidanzato non è qui?" disse con aria ironica

sapevo bene si riferisse a Mason.

abbassai lo sguardo.

"Kai, senti.." sospirai

"non voglio sentire proprio niente" mi interruppe, ritirando successivamente il braccio che aveva intorno alla mia vita.

il suo tono era aspro, quasi come se volesse ammonirmi.

si allontanò ben presto da me e si mise seduto sul letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia per poter infine sorreggere la testa con entrambe le mani.

mi avvicinai, nonostante avessi timore e mi posizionai dietro di lui, avvolgendo entrambe le braccia intorno al suo corpo, facendo aderire la guancia destra contro la sua schiena.

"mi dispiace, sono una persona spregevole" mormorai, stringendo la presa

lui rimase immobile e sollevando la testa, tirò su col naso.

"sei innamorata di lui?" mi chiese

quella domanda mi fece andare in ansia, ma non potevo continuare a mentirgli, avevo già mentito abbastanza e tutto ciò non faceva altro che peggiorare le cose.

dovevo dirgli la verità.

"i-io..credo di sì"

riuscii a percepire il dolore che provava in quel momento, la delusione per ciò che gli avevo fatto, nonostante non riuscissi a guardarlo negli occhi.

"cazzo" borbottò, passandosi le mani sul viso

sciolse la presa delle mie braccia e saltò giù dal letto, lasciando immediatamente la stanza da letto, senza manco guardarmi, per scendere al piano di sotto.

lo raggiunsi al piano di sotto dopo aver preso le scarpe e lo trovai in cucina, accovacciato sulle ginocchia, intento a frugare nei mobili della cucina.

"possiamo parlare?" gli chiesi, sorreggendo le scarpe con la mano sinistra

nessuna risposta.

"Kai, per favore" continuai ad insistere

"cosa cazzo vuoi?" sbraitò, facendomi sussultare dalla paura "non c'è niente di cui parlare, non voglio più avere a che fare con te, non hai fatto altro che prendermi per il culo" continuò, mettendosi di nuovo in posizione eretta prima di avanzare verso di me

deglutii non appena me lo ritrovai davanti.

"esci da casa mia ora" ordinò

afferrai il labbro inferiore tra i denti e non riuscendo a reprimere le lacrime per via del suo tono aggressivo, scoppiai a piangere.

indietreggiai così da poter finalmente allontanarmi da lui e raggiunsi la porta d'ingresso, uscendo subito dopo senza fiatare.

infilai le scarpe col tacco che avevo indossato la sera prima e strinsi la giacca di Mason tra le mani, la quale mi faceva sentire al sicuro.

camminai per le strade gelide del centro, cercando in tutti i modi di focalizzare la mia attenzione su altro per riuscire a smettere di piangere ma niente.

preferii non chiamare Mason per evitare di scatenare una reazione poco gradevole in lui.

dopo un bel po' di tempo raggiunsi finalmente il mio appartamento e una volta arrivata bussai alla porta con insistenza.

volevo solo liberarmi di quelle scarpe scomodissime.

mi aprii Jesse, il quale indossava un maglione natalizio, segno dell'imminente partenza per Portsmouth.

il suo sorriso lasciò ben presto spazio ad una espressione accigliata.

"cos'è successo?" mi chiese, porgendomi una mano in segno di gentilezza

"n-nulla" singhiozzai

entrai in casa e mi liberai della scarpe, lanciandole verso un punto indeterminato del salotto.

"è stato Mason, vero? Ti giuro, questa volta.."

"no!" lo interruppi, asciugando via via le lacrime che solcavano il mio viso coperto ancora dal trucco della sera prima

"dimmi la verità" insistette

"sono una persona di merda, non ne faccio una giusta" mi lamentai

"possiamo parlarne?"

era così calmo il suo tono, così gentile e allo stesso tempo preoccupato.

mi mancava tanto passare del tempo con lui, con il mio migliore amico.

annuii e dopo essermi seduta su uno degli sgabelli posti davanti al bancone della cucina gli raccontai tutta la vicenda: me, Mason, Kai.

inclusi tutti i dettagli, tralasciando quelli di qualche mese prima, evitai di informarlo della storia travagliata tra me e Mason, iniziai direttamente dalla "relazione" se così si poteva definire, con Kai.

lui si limitava ad annuire e ad interrompermi di tanto in tanto per qualche precisazione, ma per il resto mi lasciò parlare.

era così bello poter finalmente liberarsi di quel peso, era così bello poter finalmente parlare, confidarmi con lui.

la conversazione andò per le lunghe, si fece quasi ora di pranzo e si avvicinava anche l'ora della partenza per Portsmouth.

io, ovviamente, dovevo ancora preparare la valigia, ma parlare con Jesse mi era mancato quindi decisi di restare ancora un po' in sua compagnia.


SPAZIO AUTRICE

scusatemi davvero per questi tre giorni di assenza 🥺

spero vi piaccia il nuovo capitolo, lasciate un commento se vi va ❤️

EMPTY - Mason MountDove le storie prendono vita. Scoprilo ora