Capitolo 8

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Harry

"Emma devi uscire immediatamente da quel bagno! Farai tardi a scuola!" è la terza volta che urlo questa frase nel giro di dieci minuti.

"Che palle papà sto arrivando!" urla dalle scale. Indossa dei jeans larghi chiari, strappati sulle ginocchia e una camicia di flanella a quadri neri e grigi aperta, mostrando la maglietta bianca sotto.

"Bada alle parole" la rimprovero.

"Sisi come vuoi" borbotta, infilando le scarpe e la giacca.

È passato un mesetto, ha tolto da un po di giorni il gesso ma fa ancora un po' di fatica a camminare o correre.

Prendo le chiavi della macchina.

"Su, ti accompagno io oggi, o non arriverai mai" apro la porta.

"No vado io, prendo il bus" mi bacia la guancia ed esce di casa, superandomi e lasciandomi confuso sull'uscio.

"Ma piccola non ci sono bus a quest'ora!" Urlo.

"Fidati! A dopo!" corre via, salutandomi velocemente.

"Non correre!"

***

Emma

Porca- è tardissimo! Sono le 9.40! Non è passato nemmeno un cavolo di autobus! Che ci sono a fare le fermate degli autobus allora?!

Sbuffo sonoramente e ignoro il cellulare che vibra insistentemente nella tasca dei pantaloni.

So benissimo chi è che chiama, e non sono così stupida da rispondere.

Una macchina si ferma al semaforo rosso, davanti a me.

L'occhio mi cade sul guidatore dell'auto, e alzo le sopracciglia.

L'uomo alla guida sposta lo sguardo su di me e spalanca gli occhi.

Abbassa il finestrino, sorridendomi sfacciatamente.

"Oggi niente scuola?" Alza le sopracciglia e nascondo un sorriso colpevole mordendomi le labbra.

"Ci andrei se passasse un cavolo di autobus" alzo gli occhi al cielo.

Ride rumorosamente, guardando ogni tanto il semaforo per controllare che non diventasse verde.

"Passaggio? Infondo credo di essere una persona abbastanza affidabile-" propone.

"Lo farebbe?" Domando speranzosa.

"Ma certo! Dai sali!" gli sorrido grata e apro la portiera della sua auto.

Faccio in tempo a sedermi sul sedile e chiudere la portiera, che il semaforo scatta, diventando verde.

"Destinazione?" Sorride il dottor Horan, guardandomi un momento.

Gli indico la strada, non smettendolo di ringraziare per tutto il viaggio.

"Ho capito Emma! L'ho fatto con piacere! Non preoccuparti" Sorride.

"Oh cazzo, diciotto chiamate perse da papà e dieci da papi e ben mmh venti messaggi da papà! Cazzo sono nella merda" mormoro guardando il telefono, mentre il medico al mio fianco ride sonoramente.

"Dai entra, almeno ti fai qualche ora"

"Sisi ora vado" mormoro, facendo finta di allacciarmi una scarpa.

"Intendo ora tesoro. Su, forza" Sorride il medico.

"Lei deve andare a lavorare?"

"No, stavo andando a fare la spesa, giorno libero oggi" spiega, guardandomi negli occhi per capire a dove volessi arrivare.

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