Capitolo 11

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Emma

"Liam?" azzardo guardando un uomo seduto alla fermata dell'autobus, che solleva di scatto lo sguardo dal telefono fra le sue mani.

Il suo viso si apre in un meraviglioso sorriso dolce "Emma tesoro, ciao! Come stai?" apre le braccia e mi ci butto dentro, stringendolo.

Liam è uno degli amici più cari di papà e papi, viene a cena da noi ogni sabato sera, insieme al fidanzato Zayn.

"Vai da qualche parte Lee?" mormoro ancora fra le sue braccia.
"Si, vado a trovare i miei, non li vedo da un po'" mi spiega, accarezzandomi i capelli.

Mi stacco da lui e guardo l'orario sul telefono, sbuffando leggermente.

"Che palle gli autobus, sempre in ritardo. Poi papà se la prende con me" Liam ridacchia, prendendomi per un polso e tirandomi sulle sua ginocchia. Lui e Zayn sono praticamente gli zii miei e di Will.

"Susu, tra poco arriva".

Pochi minuti dopo infatti, il mio autobus si ferma e io abbraccio velocemente Liam, ricevendo un bacio in fronte prima di saltare sul bus, che parte velocemente.

Cerco un posto dove sedermi, ma rinuncio, trovandoli tutti occupati.
"Vuole sedersi signorina?" domanda un uomo lanciandomi un'occhiata languida, indicandosi le cosce.

"No grazie" rispondo disgustata.
"Ma come? È comodo sai..." mi prende per un polso e mi tira verso di lui.

"Mi lasci" dico con tono fermo "Dai vieni qui" continua lui, toccandomi una gamba con la mano.

"Ma è sordo? Le ha detto che non vuole" un ragazzo poco distante interviene, togliendosi le cuffie dalle orecchie e lasciandole appese al collo.

Lo guardo in panico, tutti gli altri passeggeri fanno finta di nulla, lanciandomi occhiatine compassionevoli e girandosi verso il finestrino.

"Aiutami ti prego" gli mimo con le labbra.

Si avvicina a me in pochi passi, toglie dal mio polso la mano di quell'uomo e gli lancia un'occhiata disgustata, trascinandomi via.

Troviamo due posti infondo all'autobus e ci sediamo. La mia mano destra trema, e cerco di nasconderla nella tasca della giacca.

Il ragazzo lo nota, mi sorride rassicurante e si passa una mano fra i capelli neri come il carbone.

"Tutto bene?" mi sussurra, sfiorandomi il braccio con la punta delle dita. Ha gli occhi più belli che io abbia mai visto. Sono grigi come il cielo di Londra.

Annuisco lievemente e sospiro, passandomi una mano sugli occhi.
"Dio mi sono spaventata così tanto...grazie...grazie mille" mormoro riconoscente verso il ragazzo che mi sorride dolcemente.

Mi porge la mano "Sono Aaron" gliela stringo sorridendo "Emma, piacere".

Ci perdiamo un momento a guardarci negli occhi, ma il suono di una notifica dal suo cellulare ci risveglia.

"Oh...sono le 8.15...beh anche oggi si entra in ritardo" ride mettendo il telefono in tasca.

Scoppio a ridere, sistemandomi sul sedile e girandomi per guardarlo meglio.

"Quanti anni hai?" "Quasi 18, e tu? Sei piccolina" Sorride inclinando la testa in modo adorabile.

"15 e non dirmi mai più piccolina che torni a casa con un dito in meno" scoppia a ridere, scuotendo la testa.

"Ricevuto" mi arruffa i capelli e guarda fuori dal finestrino, scattando in piedi quando il bus si ferma. Mi prende la mano "Vieni Emma, ti mostro una cosa. Ti va?" domanda.

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