CAPITOLO 8: LA PIOGGIA BIANCA

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Mi trovavo davanti al portellone del rifugio, sentivo un po' di freddo a causa degli spifferi d'aria che uscivano da dei buchetti del portellone d'acciaio, avevo in mano la leva per far scattare la grossa serratura che l'ancorava al muro di cemento armato, era arrivata l'ora di uscire.
Con tutta la forza che avevo in corpo feci scattare la serratura, mentre gli altri spingevano il portellone facendolo traslare attraverso i binari.
All'improvviso si parò davanti a me uno spettacolo stupendo e strano allo stesso tempo.

< Sembra neve > disse Stefano affiancatosi a me dopo aver spinto il portellone,

< a me sembra cenere, guarda il cielo, e così... rosso > disse Fabio spostatosi dal gruppo,

< quella non è neve, non è neanche cenere, questa pioggia sembra fallout, ovvero la pioggia nucleare causata dai detriti sollevati in aria da un esplosione nucleare, e cade sotto forma della neve ma con una consistenza cinerea > dissi con aria scioccata,

< aspetta un attimo > sentì dal gruppo si amici che dovevano stare all'interno,

< proviamo con questo > ad un certo punto Dario tolse dal suo zaino un contatore geiger e disse < lo trovato per terra quando siamo scappati da scuola, non lo tolto fuori perché pensavo che non vi servisse, tieni controlla se funziona >.

Accesi il contatore geiger che tenevo in mano, faceva il classico rumore disturbato ma molto fievolmente, stranamente la pioggia di cenere non era radioattiva, controllai più e più volte fin quando mi convinsi che funzionava perfettamente e risposi:

< a quanto pare quest'affare funziona perfettamente, non resta che partire,l'unica cosa che non ho capito e perché questa "pioggia" non sia radioattiva > e aggiunsi < dobbiamo coprirci il naso e la bocca con uno straccio per evitare di respirare la cenere, per gli occhi utilizzeremo degli occhiali >.

Prendemmo degli stracci asciutti per evitare che la cenere si attacchi allo straccio poi utilizzammo degli occhiali per evitare che la cenere ci vada negli occhi.

E Federico disse < é ora di partire, non dobbiamo perdere tempo, detto questo ci vediamo ragazzi, noi dobbiamo andare >,

e Francesco rispose < ci vediamo, ora dobbiamo chiudere sennò entra dentro quella merda, intanto noi faremo dei turni di guardia così se arrivate prima vi apriremo subito, buona fortuna ragazzi vi servirà là fuori >,

< grazie e state attenti anche voi > rispondemmo io, Andrea, Federico,Stefano e Alberto.

Muovendo i primi passi in quella notte rossa.

Mentre ci allontanavamo dal nostro rifugio.

La nostra nuova casa.

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