CAPITOLO 22: IL RITORNO DELLA FENICE

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Continuai a camminare.

Incurante dei pericoli che si potevano celare davanti a me.

E soprattutto, non stavo seguendo l'approccio furtivo che mi ero promesso di adottare.

Ma del resto, non mi importava. Ero troppo incazzato per il fatto successo pochi secondi prima, avevo risparmiato quei bastardi, e loro, avvelenati dall'avidità e dall'odio provocato da questo nuovo mondo, cercarono di uccidermi per prendere il mio equipaggiamento, nonostante pattuimmo una tregua.

Ormai non mi importava più niente, vita o morte che differenza faceva, da quel momento giurai di non aver più pietà verso quelle persone malvage e senza cuore. D'ora in poi, chiunque avrebbe minacciato la vita dei miei amici, sarebbe stato ucciso senza pietà.

Quel mondo mi aveva cambiato radicalmente, non ero più il ragazzo tranquillo e sensibile che ricordavo, diventai un ragazzo freddo, senza pietà, forgiato nell'anima, ormai avvolta da un velo oscurità, diradata solo dall'affetto che provavo verso i miei amici, le uniche persone a me care, rimaste in vita e per le quali valeva lottare, anche al costo della vita.

Non era più una lotta per la sopravvivenza, in questo mondo si doveva lottare per tenere l'animo puro, e libero dalle tenebre che avvolgevano inesorabili coloro che lo popolavano.

Continuavo a fissare il marciapiede davanti a me, alzando di tanto in tanto la testa, per controllare sec stavo percorrendo la via giusta. Mentre camminavo notai i cambiamenti avvenuti da quel giorno, devastazione ovunque, la città che conoscevo ormai era dipinta di grigio, immersa dalla cenere che scendeva imperterrita, seguendo la sua traiettoria lineare a causa dell'assenza del vento, che continuava a battere nei luoghi più alti, ma sempre con un'intensità flebile e leggera, e le case dilaniate che occupavano la città esponendo all'esterno i loro anfratti interni facendo fuoriuscire tutto il loro contenuto, sedie, tavoli e armadi, che aspettavano la decomposizione che sarebbe sopraggiunta su di essi, e su tutte le creature di questo mondo.

Mancava poco al mio ritorno al rifugio, ero felice, stavo per tornare alla mia unica casa, alla nostra unica casa.

Ma dentro di me sentivo quella sensazione di vuoto che mi rapì pochi minuti prima.

Avevo perso qualcosa durante il mio viaggio di ritorno.

Qualcosa d'importante.

Mentre continuavo a pensare, arrivai davanti al portellone del nostro rifugio. Bussai con forza, battendo il pugno sul freddo metallo, producendo un suono che riecheggiò nell'ambiente circostante.

< chi è ?! > senti urlare dall'interno

< sono io... > risposi, mentre una lacrima solcava i lineamenti del mio viso, ormai ripiegati per la commozione.

< chi sei ?! > risposero con tono interrogativo

< sono Daniele, sono tornato... >

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