CAPITOLO 12: SENSI DI COLPA

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Mi tremava la mano al contatto con quella fredda maniglia metallica, non sapevo cosa potevo trovare oltre quella porta, il mio cuore batteva così forte che pareva uscisse dal petto, appena calcai la mano sulla maniglia la sentii scricchiolare facendomi gelare il sangue per paura che qualcuno ci avesse sentito.

Appena aprii la porta guardai intorno ad essa per controllare che non ci fossero delle trappole nascoste, entrammo furtivi mentre cercavamo di capire se ci fosse qualcuno all'interno della struttura. Pareva fosse disabitata visto che non udimmo nessun rumore, allora cercando di fare il più velocemente possibile ci mettemmo a camminare verso il corridoio che portava alla stanza principale dove risiedevano tutte le armi e le munizioni.

A quel punto ci mettemmo a controllare che armi fossero presenti, e decidemmo di portare con noi abbastanza armi e munizioni per tutti i nostri compagni, l'unico impedimento che avremmo dovuto sopportare sarebbe stato il peso delle armi che avremmo raccolto, per questo decidemmo che dopo aver preso tutte le cose necessarie ci saremo incontrati come d'accordo con gli altri amici che avrebbero dato il cambio a Stefano,Federico e ad Alberto:

< Ehi Danié, secondo te che armi sarebbe meglio portare con noi? > chiese dubbioso,

< penso che ci convenga scegliere un po' di tutto, ci converrà portare con noi più pistole vista la loro leggerezza e le dimensioni ridotte, mentre per i fucili ne prenderemo di meno a causa del peso e dell'ingombro che causano però potranno esserci più utili in caso di un attacco al rifugio > risposi mentre mi accingevo a raccogliere le armi e le scatolette di munizioni,

< va bene, ricordiamoci però di raccogliere tutte le munizioni che troviamo facendo attenzione al calibro, adesso vado a cercare anche nell'altra stanza > disse Andrea assonnato,

< ok sbrighiamoci però > risposi agitato mentre cercavo i pacchetti di munizioni nella mensola in legno del negozio.

Durò tutto pochi istanti.

Un uomo con il viso coperto da una bandana entro di scatto dall'entrata principale, corse verso di me con un coltello in mano e realizzai tutto in pochi istanti.

Quel armeria non era disabitata ma, era il covo di quella banda.

Ecco perché era tutto così in ordine e con gli armamenti ancora presenti.

Durò tutto pochi istanti.

Cercando di schivare il fendente del bandito caddi a terra, e mentre ero inerme saltò sopra di me per colpirmi con il pugnale, lo colpì con un calcio al petto e quando cercò di pugnalarmi dopo essersi ripreso bloccai il suo fendente, e mentre cercava di applicare la forza necessaria per colpirmi afferrai il coltello posizionato nell'equipaggiamento del mio giubbotto e glielo conficcai nel petto, sentii il suo cuore mentre continuava a battere i suoi ultimi rintocchi,il suo sangue che scorreva tra le mie mani, i suoi occhi spegnersi e il suo respiro farsi sempre più affannato fino ad affievolirsi, sino ad emettere le sue ultime esalazioni di vita in questo mondo ormai devastato dall'oscurità presente nel cuore delle persone.

Ad un certo punto torno Andrea chiedendomi cosa fosse successo.

Sentii una lacrima scendere lungo al mio viso.

E quel giorno capii.

Che non sarei stato mai più.

La persona che credevo di essere.

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