CAPITOLO 20: I GIARDINI

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Era ora di partire ormai, visto che il sole stava sorgendo con un aura rosso cremisi creata dal cielo. Mi incamminai furtivamente verso la mia nuova meta: I giardini, che si trovavano a un ora di distanza dalla mia posizione per poi percorrere gli ultimi dieci minuti che mi separavano dal rifugio.

Sembrava di giocare a nascondino, solo che ora non toccava a me fare la conta, cercavo di nascondermi dietro alle macchine distrutte, evitando di essere illuminato dai caldi raggi del sole che rischiavano di compromettere la mia posizione, corri e nasconditi, corri e nasconditi, era così che facevo per non esser visto, sempre se c'era qualcuno che faceva la conta.

In ogni momento mi sentivo osservato, ma ci si rende conto che sono solo impressioni che ci pervadono la mente, facendoci credere di avere un nemico dietro a ogni angolo, e in fondo sapevo che se mi avessero visto, mi avrebbero freddato, senza esitazione.

Mancava poco ai giardini, e poco prima di uscire verso lo spazio aperto che si trovava tra me e la cancellata in metallo di indossai il giubbotto antiproiettile recuperato all'armeria, aprì lo zaino e impugnai una pistola che scintillò a causa di un raggio di sole, presi due caricatori contenenti munizioni da nove millimetri, inserì uno di essi dentro l'arma, la armai e tolsi la sicura.

Non avevo mai impugnato un arma prima d'ora, sapevo come utilizzarla e come funzionava, ma non potevo sapere cosa si trovava in quel posto e se avrei trovato qualcosa di ostile, quindi mentre la impugnavo saldamente e con il dito parallelo al grilletto, avanzai verso i giardini pronto per proseguire il mio viaggio.

Dovevo avanzare dall'interno, visto che la strada mi rendeva troppo visibile. Camminai verso la lunga cancellata pronto per entrare, e fu a quel punto che avvertì un odore nauseabondo all'interno di essi, e notai che dietro a degli alberi era presente una pila di cadaveri, con degli evidenti fori presenti sul loro petto, mi voltai subito, per evitare che la visione si quell'orrore mi facesse vomitare. Sapevo che c'era una causa a quelle morti, e sapevo che quella causa era vicina.

Senza voltarmi corsi per tutta la lunghezza dei giardini, mentre osservavo la vegetazione che aveva assunto un colore oscuro e opprimente, che sembrava avvolgermi senza via di scampo. Sapevo che stavo compiendo un assurdità, ma volevo andarmene via al più presto da quel posto, e quindi corsi fin quando non raggiunsi l'uscita dall'altro lato dei giardini.

Ma a quel punto.

Mi si gelò il sangue.

A una ventina di metri da me avvistai due uomini armati, che appena mi avvistarono, alzarono le loro armi contro di me pronti a fare fuoco.

Continuando la corsa, feci un salto di diversi metri e una volta atterrato dietro ad un macchina ricoperta di cenere.

Alzai la mira.

Spostai il dito sul grilletto.

E feci fuoco.

The Lightning SkyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora