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Esco dal taxi e lascio che il vento gelido e secco di Milano mi sferzi il viso. Chiudo gli occhi e respiro l'aria di casa mia. Mi era mancata così tanto questa città che ora essere qui mi sembra un sogno. 
«A lei, grazie» pago il tassista che dall'aeroporto mi ha portata qui e busso al citofono di Sandro, il mio migliore amico da quando mi sono trasferita qui sei anni fa. 
«Amore sali» non chiede nemmeno chi è perché sa già che sono io, così entro nel suo condominio e prendo l'ascensore salendo fino al dodicesimo piano dove abita. Esco dall'ascensore e lui è fuori la porta del suo appartamento ad aspettarmi.
«Sandro» lascio la valigia sul pianerottolo e corro ad abbracciarlo. Inspiro il suo profumo e lascio che mi vengano in mente tutti i ricordi degli anni passati con lui.
«Come sta la mia piccola presidentessa?» mi lascia un bacio sulla guancia ed entriamo in casa.
«Bene e ora che sono qui anche meglio» sospiro e mi siedo sul suo divano di velluto grigio antracite. 
«E' così brutto vivere lì?» mi chiede con la faccia disgustata. Lo guardo e vorrei tanto rispondergli che mi fa schifo la mia vita lì, che voglio scappare, che piango ogni sera ma sarei una bugiarda. Perché Milano mi manca, sì, ma Napoli mi ha accolta benissimo e non sto male lì. E poi c'è Giovanni, piccolo dettaglio che lui, il mio migliore amico a cui racconto sempre tutto, non conosce.
«No in realtà no, mi aspettavo di peggio. E poi sono successe delle cose che non ti ho raccontato e che mi hanno reso tutto più facile» dico e i suoi occhi sgranati sono subito puntati su di me.
«Cosa sarebbe successo? E soprattutto perché non me l'hai detto?» mi domando fingendosi offeso.
«E' complicato» mormoro abbassando lo sguardo.
«Dolcezza, racconta immediatamente» mi alza la testa e mi fa guardare nei suoi occhi neri e profondi come la notte.

Che faccio, glielo dico? E' il mio migliore amico da anni e mi sono sempre fidata di lui. Ma questa è una cosa grande, un segreto che nessuno dovrebbe conoscere all'infuori di me e Giovanni. E' un pericolo dirlo in giro ma di Sandro voglio fidarmi, anche perché ho bisogno di parlarne con qualcuno.

«Ho conosciuto un ragazzo» dico genericamente e lui spalanca la bocca fissandomi.
«Non mi dire che è un tamarro napoletano pieno di tatuaggi, col baffetto e che si veste una schifezza...» dice e mi fa ridere. Giovanni ha più tatuaggi che pelle libera e ha anche il baffetto ma non è napoletano, non è tamarro e veste anche bene.
«Non è napoletano ma sì ha tanti tatuaggi. I tipi come lui non mi hanno mai attratta ma lui Sandro, lui...» sospiro e a lui brillano gli occhi.
«Ma chi è? Dimmelo, fammelo vedere!» prende il suo cellulare e va su Instagram in attesa che io gli dica il nome ma scuoto la testa.
«Non ti ho ancora detto dove sta l'intoppo» a quelle parole i suoi occhi si assottigliano e mi scruta, poi fa di no con la testa.
«No Auro, non mi dire che è sposato» dice guardandomi male «lo sai che sono i peggiori» termina e io ancora una volta nego.
«No, ma non è semplice lo stesso. Ho provato a stargli lontana ma non ci riesco e alla fine ho lasciato che accadesse. Volevo vivermelo, volevo godermelo. Sono così tanto sbagliata?» chiedo in preda ai sensi di colpa. Non ne ho mai parlato con nessuno e parlarne mi fa affiorare tutti i pensieri negativi.
«Chi cazzo è questo Aurora? Non mi dire che è il direttore sportivo con il capello lungo e gli occhiali con cui facesti la videochiamata prima di partire da qui eh...» prova a dare la sua opzione ma io rido.
«No, ma che dici?» scuoto la testa e faccio un respiro profondo prima di ricominciare a parlare «è un calciatore del Napoli, si chiama Giovanni Di Lorenzo» ammetto finalmente e la sua espressione cambia repentinamente illuminandosi di gioia.
«Adoro! Voglio vederlo subito e voglio tutti i dettagli» mi abbraccia e poi torna a farmi domande «ma è solo sesso o c'è altro?» chiede per capire bene il tipo di relazione.
«C'è altro ma anche il sesso è sensazionale con lui. In campo è uno che corre sempre e non si ferma mai, non si perde un minuto. E a letto è uguale, è una macchina perfetta» dico in imbarazzo e lui mi abbraccia di nuovo.
«Finalmente ti vedo in fiamme per qualcuno, non ti avevo mai vista così. E di carattere com'è?» domanda e sospiro ancora. Come faccio a spiegarlo a parole?
«Perfetto in tutto. Dolcissimo ma deciso, generoso, rispettoso, leale. Mi piace da morire. Sa anche cucinare, manda avanti la casa da solo, non si vanta dei soldi che ha, è umile e sempre sorridente. Non so trovargli difetti» spiego e lui ascolta attentamente, poi riapre Instagram e cerca Giovanni. Lo trova e commenta ogni foto.
«Madonna mia che manzo amo, adoro, ci credo che sei cotta» dice e io rido.
«Appena l'ho visto c'è stato qualcosa e quando ho capito che era ricambiato ho cercato di resistere un po' ma poi ho ceduto. E' sbagliatissimo quello che stiamo facendo, se lo sa mio padre mi disereda e poi mi ammazza ma è tutto così bello che voglio correre il rischio» spiego andando più nel dettaglio e lui stavolta mi guarda serio capendo la situazione.
«Perché non lo fai venire qui? Dov'è?» propone e io immediatamente dico di no.
«Ma no, è in montagna con la sua famiglia non voglio disturbarlo» scuoto la testa ma Sandro insiste.
«Dai chiediglielo, se è qua vicino magari è di passaggio e viene a salutarci. Voglio conoscerlo» insiste e proprio in quel momento mi squilla il cellulare, è Giovanni e mi agito. Mi manca già così tanto che risentire la sua voce mi sembra una boccata d'ossigeno in una tempesta di sabbia.
Mi alzo dal divano e mi allontano di qualche passo.
«Pronto?»
«Auro, ciao. Sei arrivata? Non mi hai risposto al messaggio» chiede preoccupato.
«Scusami Gio, sì sono arrivata, sono a casa di Sandro il mio amico. Ci siamo messi a chiacchierare e ho proprio scordato il cellulare, scusami» rispondo dispiaciuta per averlo fatto stare in pensiero e Sandro mi raggiunge chiedendomi di mettere il vivavoce e chiedergli di venire qua a trovarci.
«Va bene tranquilla. Già non mi pensi più» dice e io nego immediatamente.
«No, assolutamente. Stavo parlando di te a Sandro e mi sono distratta» mi giustifico col cuore che inizia ad andarmi più veloce in petto.
«Quindi non siamo più un segreto?» domanda dopo qualche secondo di silenzio.
«Di Sandro mi fido» rispondo solo e attendo la sua risposta.
«Se ti fidi tu allora per me va bene» è tranquillo è la sua voce tranquillizza anche me. Sto per salutarlo ma Sandro mi spinge a chiedergli di venire qui e mi sento quasi costretta.
«Ma tu sei a Curmayeur, giusto?»
«Sì, resto qui fino al ventisette» oggi è ventitré quindi passerà cinque giorni lì «tu quando scendi?» chiede ed è il momento giusto per proporgli di venire qui da me.
«Noi ricominciamo il trenta pomeriggio, no? Che ne dici se vieni qualche giorno qui a Milano da me? Ti faccio conoscere Sandro e un po' della mia vita qui» gli propongo con un filo di voce e dall'altra parte c'è di nuovo silenzio.
«Io ci vengo volentieri, ma tu sei sicura che non è rischioso?»
«No tranquillo, staremo attenti. Allora il ventotto vieni da me?» chiedo conferma e lui mi appoggia subito.
«Il ventisette sera» dice e io e Sandro sorridiamo insieme.

E il ventisette sera arriva, preciso e puntuale. Con un taxi si fa portare in un hotel vicino casa mia e poi mi raggiunge. Quando ci baciamo dopo giorni di lontananza è come se mi sentissi di nuovo viva dopo un periodo di torpore, come quando si addormenta la gamba e non la senti più e poi piano piano torni a sentire la sensibilità. Così è la mia vita senza di lui, addormentata. 
Lo porto a conoscere Sandro che da subito impazzisce per lui e che gli fa centomila complimenti. Passiamo qualche giorno nella mia Milano e poi con due voli diversi, torniamo a Napoli. Sempre più uniti, sempre più noi.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora