Fisso il display del mio iPhone ma da Clarissa nessuna risposta. Sono mesi che andiamo avanti così, io non ne posso più. Io e lei stiamo insieme da tanti anni, quasi cinque, ma la lontananza ci sta uccidendo o forse l'ha già fatto. A stento ci parliamo, se le scrivo un messaggio mi risponde dopo ore e lo stesso faccio io con lei. Non la chiamo quasi mai, lei non chiama me. Quasi ho dimenticato il suono della sua voce. Non mi interessa più sapere cosa fa, con chi è... è brutto da dire ma penso che mi sia diventata indifferente. Dovremmo parlarne da persone adulte ma entrambi evitiamo il discorso e ci trasciniamo questa situazione da mesi.
«Non risponde?» Fabián è sdraiato accanto a me sul suo letto e mi vede mentre fisso lo schermo del mio cellulare ormai spento.
«Non risponde da ieri e il bello è che me ne sono ricordato solo ora» lo guardo e lui annuisce. Conosce bene la mia situazione e mi ripete in continuazione di chiudere la mia storia con Clarissa il prima possibile.
«Quando vi vedete e ne parlate?» mi chiede e io scuoto la testa.
«Non abbiamo incontri in programma. Per ora ci va bene così» rispondo e lui mi guarda male.
«Grande stronzata fra, non vi amate più dovete chiudere» non gli rispondo e scendo dal mio letto uscendo fuori al balcone e prendendo un po' d'aria fresca.
Siamo in un hotel nelle campagne di Modena perché domani sera giochiamo contro il Sassuolo e siamo qui in trasferta. C'è un'umidità pazzesca ma il cielo è pulito e limpido, senza una nuvola. Da qui andare a Lucca e incontrare Clarissa sarebbe molto più facile ma non lo farò, né lo farà lei. Che senso ha parlarne ora?
Rientro dentro e trovo Fabián che si è addormentato. Vorrei essere spensierato come lui e invece non ho nemmeno un briciolo di sonno e non mi metterò a letto per fissare il soffitto. E' una cosa che mi mette solo ansia e non ho intenzione di farlo. Quando siamo arrivati qui ho visto che quest'hotel ha un terrazzo e penso che andrò a farmi un giro lì. L'aria aperta mi aiuta a rilassarmi e magari mi calmo e trovo la concentrazione per domani che al momento mi manca. Salgo a piedi due piani e apro la porta d'emergenza che porta sul terrazzo.
«Oddio» c'è Aurora avvolta in un plaid e stesa su una sdraio che punta i suoi occhi chiari su di me. Si spaventa quando mi vede ma poi si calma subito e lo stesso faccio io.
«Scusa non sapevo fossi qui» dico facendo un passo verso di lei.
«Tranquillo. C'è un altro posto se vuoi» mi indica la sdraio vuota al suo fianco e io annuisco raggiungendola e sdraiandomi. Ha fatto bene a portarsi il plaid, fa davvero freddo qui. Non dico niente e mi limito a guardare il cielo ma la sua presenza non mi lascia indifferente.
«Non riesci a dormire?» mi domanda d'un tratto girandosi verso di me. Faccio di no con la testa e la guardo negli occhi. E' davvero una bella ragazza e mi sembra anche molto alla mano.
«No, stasera no» rispondo e lei annuisce.
«Preoccupato per la partita?»
«No, per ora no. Ho altri pensieri al momento ma devo metterli da parte. Tu perché non dormi?» le domando e lei si morde un po' le labbra e poi risponde.
«Vorrei essere ovunque ma non qui. Questa non è la mia vita» mi risponde triste rigirandosi un lembo del plaid tra le dita.
«Non ti stai trovando bene?» mi giro col corpo verso di lei che guarda verso l'alto. La osservo e ha un profilo davvero bello anche se ha lo sguardo spossato e spento, si vede che è pensierosa.
«Non è questo, anzi. Voi siete molto carini, il mister e Cristiano mi stanno aiutando molto ma non è proprio la mia tazza di thè, capisci? E' come se mettessero te a lavorare in banca o in un supermercato. Come ti sentiresti?» mi chiede con sempre più fervore.
«Non a mio agio» ammetto.
«Così mi sento io» sospira chiudendo per un attimo gli occhi.
«Di che ti occupi tu?» le domando, curioso di sapere più cose possibili su questa ragazza particolare.
«Ho una casa di moda, un mio marchio e una sartoria. Quello che indosso è quasi sempre disegnato da me e a volte anche cucito. E' la mia passione» alza l'angolo della bocca in un mezzo sorriso e mi guarda. Le luccicano gli occhi e si vede che è una cosa che ama.
«Bello. Capisco che non c'entri nulla con il calcio» le do ragione e lei annuisce.
«E poi io vivo a Milano e sono abituata a stare lì, Napoli è bellissima e svegliarmi la mattina con il mare in sottofondo è un sogno ma voglio tornare alla mia vita fatta di appuntamenti, palazzoni e aperitivi ai navigli» mi spiega e io la capisco, non è facile lasciare le proprie abitudine e stravolgere tutto.
«L'hai detto a tuo padre?» cerco di non essere troppo invadente, si tratta comunque della figlia del mio datore di lavoro e non voglio sembrare scortese.
«Più volte ma lui non ne vuole sapere. Devo partecipare alle attività della famiglia, dice. Ma se mi avesse messo a staccare i biglietti di un suo cinepanettone fuori ad un cinema di Milano ne sarei stata più felice» racconta sempre più tormentata.
Si vede che ci sta male e mi dispiace, nessuno dovrebbe essere costretto a fare cose che non vuole fare. Nessuno.
«Mi dispiace, se posso aiutarti in qualche modo...» mi offro ma lei sorride e scuote la testa.
«Voi siete stati già troppo gentili e carini con me, ora spetta a me conoscere persone e iniziare a farmi degli amici qui, magari uscire un po'» dice triste e io prendo la palla al balzo.
«Posso aiutarti io, possiamo uscire qualche volta se ti va. Ti porto a vedere un po' la città, a mangiare cose deliziose e vedere posti che forse non conosci» le propongo e lei ride.
«Lo faresti davvero? Non hai di meglio da fare?» mi domanda assottigliando gli occhi e scrutandomi attenta.
«No, niente di meglio da fare. E poi un po' di compagnia fa comodo anche a me. Sono da solo qui e per quanto con alcuni ragazzi della squadra io sia ottimo amico hanno comunque la loro vita e non stiamo sempre insieme. Se vuoi io ci sono» le allungo una mano in segno di accordo e lei allunga la sua verso di me.
«Rendiamo questi mesi qui meno pesanti allora, ci sto» stringe forte la mia mano e un brivido mi percorre causandomi la pelle d'oca. Ci guardiamo ancora per qualche secondo, poi io mi alzo.
«Io vado che è tardi, tu scendi?»
«Sì, tra poco. Buonanotte e grazie per l'aiuto e la chiacchierata» mormora con un'espressione compiaciuta.
«Non c'è di che. Buonanotte, a domani» la saluto e me ne torno in camera dove Fabián sta ancora beatamente dormendo.Buonanotte e speriamo che il sonno arrivi presto anche per me.
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Impossibile || Giovanni Di Lorenzo
Fiksi PenggemarNon si poteva, no. Non avevano altra scelta che stare lontani, dovevano dimenticare quell'amore impossibile. Dovevano stare lontani, non dovevano cercarsi. Non potevano fare altrimenti o si sarebbero fatti male, ma chi decide cosa è il bene e cosa è...