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Appena ho saputo di avere due giorni liberi ho deciso che era il momento giusto per prendere finalmente di petto la situazione con Clarissa. Non possiamo continuare così, non è più una relazione vera da mesi. E anzi, nelle ultime settimane è peggiorata tantissimo. Se prima almeno ci parlavamo ogni giorno anche se di cose futili, ora non ci parliamo per giorni e poi uno dei due scrive all'altro come se nulla fosse e si finge normalità. Ma io non voglio più continuare così e ora sono qui fuori la sua porta con le gambe che mi tremano e la gola secca pronto a parlarle occhi negli occhi. Lei è stato il mio primo amore, le mie prime farfalle nello stomaco, il primo ti amo detto col cuore che voleva schizzare fuori dal petto, la prima convivenza. Lei è stata la prima in tutto e per quanto ora io sia convinto che tra di noi non ci sia null'altro che affetto è comunque tra le persone più importanti della mia vita e questo non cambierà mai. Ed anche per questo che devo chiudere la nostra storia, non merita di essere trattata così, non dopo tutto quello che insieme abbiamo costruito e abbiamo attraversato.
Inspiro profondamente e poi butto fuori l'aria ormai più agitato che mai. Busso al campanello della villetta in campagna in cui è tornata a vivere da quando mi ha lasciato a Napoli e aspetto.

«Chi è?» chiede, ma le parole le si strozzano in gola quando mi vede fuori la sua porta.
«Ciao» la saluto e lei apre la porta immobilizzandosi.
«Gianni... che - che ci fai qui?» balbetta e mi guarda a bocca aperta. Poi si lancia addosso a me e mi abbraccia forte. Mi stringe e il suo corpo caldo e familiare non mi è indifferente, quindi se all'inizio resto di pietra poi ricambio anche io l'abbraccio anche se non con lo stesso suo trasporto.
«Avevo due giorni liberi e ho pensato che fosse il momento giusto per parlare un po' con te. So che avrei dovuto avvisare ma mi avresti detto che dovevi studiare e che non potevi, e io non voglio perdere altro tempo» spiego la mia improvvisata e lei annuisce.
«Hai ragione, sto studiando per l'ultimo esame e probabilmente non ti avrei fatto venire» risponde.
«Ce li hai dieci minuti per me?»
«Sei venuto da Napoli di proposito e per te ho anche quindici minuti» sorride e mi fa entrare in quella casa che è praticamente anche casa mia per quanto l'ho frequentata. Mi spiega che i suoi genitori non ci sono e che sta preparando l'esame più difficile della sessione. Mi fa i complimenti per come sto giocando e per la stagione del Napoli e poi mi prepara il caffè. Sta per mettere in mezzo un altro discorso inutile e non ne ho voglia così la fermo.
«Sono qui per parlare di una cosa importante Clari, una cosa che dobbiamo chiarire» dico e lei deglutisce facendosi seria.
«Vuoi chiudere?»
I suoi occhi mi crocifiggono e sento un dolore in petto lancinante ma va fatto, per il bene suo e mio.
«Non avrei mai voluto farlo ma hai visto a cosa ci siamo ridotti? Non siamo più noi da mesi e la nostra storia non lo merita» le spiego prendendole le mani nelle mie. Lei annuisce e abbassa la testa, la vedo sempre più sofferente.
«Mi sento sempre in colpa per averti lasciato lì da solo ma io non ce la facevo più, ho rovinato tutto e lo so» dice e quando alza la testa ha gli occhi lucidi.
«Non hai rovinato nulla, non era giusto che tu rimanessi lì se non te la sentivi più. Si vede che doveva andare così» cerco in tutti i modi di alleviare il suo dolore ma non è facile anche perché sono il primo a soffrire in questa situazione.
«Sì, è quello che mi dico anche io» annuisce tirando su con il naso e io la abbraccio.
«La nostra storia è stata bellissima, una di quelle da raccontare e sarà sempre così. Non abbiamo rovinato nulla ma dobbiamo chiuderla adesso» dico ancora e lei muove la testa in un sì silenzioso.
«Sono d'accordo» mormora torturandosi le pellicine intorno alle unghia.
«Io tra l'altro ho conosciuto anche una ragazza e non riesco ad andare avanti nella mia vita se prima non chiudo con te. Perché sei stata importante, la più importante» spiego omettendo tante cose e lei drizza subito le orecchie.
«Hai ragione, è successo lo stesso a me. Da oggi sarà tutto più semplice per noi. Ti auguro il meglio lo sai» mi accarezza il viso e io le bacio la mano.
Il suo tocco è sempre stato tra le cose che preferivo di lei, è sempre delicato e rilassante.
«Anche io ti auguro il meglio e se vuoi che parli con i tuoi e gli spieghi la situazione non ci sono problemi» non posso sparire improvvisamente dalla vita di questa famiglia che è stata la mia seconda famiglia fino a ieri.
«Non c'è nulla da spiegare, i miei avevano capito già da un po'» mi rassicura.
«Chiamerò lo stesso nei prossimi giorni per salutarli, sai quanto sono legato a loro» mi alzo e lei fa lo stesso. Ora l'unica cosa che voglio è andare via da qui e vivere da uomo libero la storia con Aurora. Libertà ancora parziale per ovvi motivi ma prossimamente voglio risolvere anche quest'altra questione.
«Grazie per questi anni fantastici e scusami ancora se sono stata assente negli ultimi tempi» ripete e io allargo le braccia per accoglierla un'ultima volta.
«Lo stesso vale per me» ci abbracciamo e poi lei d'un tratto si alza sulle punte e mi bacia.
Il bacio che all'inizio è leggero ed ingenuo poi diventa più approfondito e io non so rifiutare perché lei è sempre stata la mia persona e non posso farle un torto ora. E' un bacio d'addio, niente di più. E quando ci stacchiamo ci sorridiamo come se non ci fossimo appena lasciati dopo quasi sei anni di relazione.

Vado via e mi sento finalmente più leggero. Torno a casa dai miei dove c'è anche mio fratello con la ragazza e racconto della nostra separazione. Sono dispiaciuti ma capiscono, non sono stupidi e avevano già intuito la situazione.
Il giorno dopo torno a Napoli e mi sento una persona diversa, un nuovo Giovanni pronto ad affrontare un nuovo capitolo della sua vita.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora