E nemmeno questa volta ce l'ho fatta. Ci ho provato, lo giuro, ci ho provato con tutto me stesso ma ieri sera era impossibile resisterle. Se ne stava lì seduta tranquilla accanto a me, con quella coda alta che le lasciava il collo scoperto e la scollatura profonda sul davanti ad attentare alle mie coronarie. Il suo profumo mi arrivava al naso in folate potentissime e ad un certo punto ho dovuto trovare una scusa per avvicinarmi di più e toccarla. Il mio corpo mi stava implorando di farlo, di sentire meglio il suo profumo, di sfiorare la sua pelle calda. E l'ho fatto, l'ho dovuto fare. E a lei non è dispiaciuto, l'ho visto. Poi quando in auto mi ha detto quelle cose, giuro che volevo tirarmi indietro, dicevo a me stesso di dire di no, di rifiutare, di pensare alle conseguenze. Ma poi lei mi ha guardato, mi ha guardato con quegli occhi che mi riempiono la testa dalla prima volta che li ho incrociati e non ho saputo dire di no. Non so dire di no e ne sono anche felice, non vedo l'ora di stare di nuovo da solo con lei. Stavolta però non farò l'errore della scorsa volta, non proverò a baciarla. Voglio solo passare qualche ora con lei in pace e so già dove portarla.
La sera dell'appuntamento arriva e mi sento in agitazione. Metto un jeans chiaro e un maglione bianco a collo alto per stare caldo e mi chiudo in un giubbino imbottito. Di solito non sono uno che dà troppo peso ai vestiti o allo stile, mi piace vestire bene ma non sono ossessionato dalla moda, ma con lei ci tengo a fare bella figura. Veste sempre in modo ineccepibile e perfetto per le occasioni. Ne capisce e si capisce, quindi ci tengo ad essere al suo livello.
Mi metto in auto e raggiungo il posto del nostro appuntamento, è sera tardi, sono da poco passate le dieci e in strada c'è pochissima gente. Fa freddo e anche stasera la porterò in un posto all'aperto quindi le ho detto di vestirsi calda. Mi manda un messaggio dicendo che ha parcheggiato, la vedo e le dico di raggiungermi in auto.«Buonasera Gio...» dice, poi mi fissa per qualche istante sbattendo le lunghe ciglia nere e continua «che succede?» chiede.
«Sali, non siamo ancora arrivati ed è meglio andarci con l'auto mia» le dico e lei dopo un attimo di titubanza sale in auto e si allaccia la cintura di sicurezza.
Guido per qualche minuto poi mi viene un'idea.
«Mc Donald's o Burger King?» le chiedo e lei mi guarda sorpresa.
«Ma adesso?»
«Adesso» sorrido e aspetto la sua risposta. «Lo prendiamo d'asporto e lo mangiamo nel posto in cui voglio portarti» spiego. Lei sorride radiosa e annuisce.
«Burger King» dice e io ci vado subito. Prendiamo un panino a testa e lei anche le patatine da parte mentre io resisto e non le prendo.
«Dove stiamo andando?» mi domanda mentre stringe le buste di cartone sulle gambe e mi sorride come una bambina.
«Ora lo vedi»
«Ma la smetti di fare il misterioso? Mi metti ansia» sbuffa e mi dà una spinta. Io rido e scuoto la testa.
«Ti sto portando in un bosco» dico e lei spalanca gli occhi.
«Giovanni...»
«Hai paura?» le chiedo e lei deglutisce rumorosamente. Ha il terrore stampato in faccia e mi fa ridere. «Tranquilla ci sono io» dico e svolto nell'ingresso di questo famigerato bosco.
«Dove siamo?»
«Eremo dei Camaldoli, uno dei punti più alti di Napoli» spiego e lei, una volta arrivati a destinazione, scende dall'auto e corre verso il parapetto che circonda questa sorta di terrazza. Non parla, non dice nulla. Io sono alle sue spalle e mi godo il panorama. È mozzafiato e non ci sono parole per descriverlo. Si vede letteralmente tutta la città, dalla collina del Vomero, al Centro Direzionale coi suoi palazzoni, al Vesuvio e al mare.
«Io non...» sbiascica con gli occhi spalancati «come fai a conoscere questi posti? È sensazionale qui» commenta e mi guarda.
«L'ho trovato su internet, non ci ero mai stato prima» fa un passo verso di me e con un movimento della mano si mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non ci porti le ragazze di solito?» mi domanda e mi viene da ridere.
«Mai fatto» scuoto la testa mentre siamo occhi negli occhi. L'atmosfera si fa calda nonostante ci siano al massimo dieci gradi e decido di smorzare i toni. «Mangiamo? Altrimenti si fredda» le sorrido e torno verso la mia auto. Prendo la solita coperta e la stendo sul cofano anteriore della mia auto invitandola a sederci e a goderci il panorama mentre mangiamo. La prendo in giro per i morsi minuscoli che dà, lei arrossisce ad ogni mia presa in giro e mi fa sentire un ragazzino alla prima cotta. Poi ci sdraiamo a guardare le stelle e la sua presenza è così viva che mi sembra di averla addosso per quanto la sento vicina.
«Quando ci sei di mezzo tu ci sono sempre le stelle» dice d'improvviso.
«Perché io sono una stella» rispondo e lei mi spinge via.
«Ma fammi il piacere!» ridiamo e torniamo a guardare il cielo. «Siamo stati tre volte da soli insieme e tutte e tre volte stiamo più col naso all'insù che dritto» termina per poi voltarsi verso di me.
«Vero e a me questa cosa piace. Sto sempre chiuso in hotel, in treno, in aereo e appena posso l'aria aperta voglio godermela» spiego le mie motivazioni e lei mi guarda mentre parlo. Si avvicina impercettibilmente a me ma io la sento eccome.
«Mhmh» sussurra e muove una mano verso di me. Con un dito disegna il mio profilo e poi col pollice resta sulla mia bocca. Io chiudo gli occhi e le lascio fare ma dura poco perché si tira la mano e si schiarisce la voce.
«Non ti ho chiesto di smettere» la guardo e la vedo agitata molto più di quanto lo fosse meno di un minuto fa. Forse si è pentita del contatto che abbiamo appena avuto.
«Non voglio smettere» risponde e appoggia una sua mano sul mio viso. Io non mi muovo, non faccio nulla di avventato ma avrei così tanta voglia di baciarla che mi sto facendo del male fisico pur di non farlo. Ma mi sorprende ed è lei a baciare me. Si avvicina lentamente, lascia che per primi si sfiorino i nostri nasi, poi le nostre labbra. La sua bocca si schiude sulla mia e in un attimo i nostri sapori si incontrano. Le metto una mano dietro la nuca e la tengo stretta a me mentre l'aria fredda si riempie dei nostri respiri tiepidi.
E' la cosa che volevo di più al mondo e niente è riuscito a fermarmi. Non l'idea di incasinarmi ancora di più la vita, non l'idea di Clarissa con cui divido la vita da anni, non la paura delle conseguenze che quest'azione potrebbe avere. Niente.
Solo che poi quando mi sale sopra baciandomi con sempre più passione devo fermarla e non perché non voglia continuare o perché non mi piace, ma perché voglio che lei sia sicura di ciò che sta facendo, di ciò che stiamo facendo.
«Auro aspetta» la stacco dalle mie labbra prendendole il viso tra le mani e lei mi fissa col fiatone e gli occhi grandi fissi nei miei. Trema e forse ha paura che stavolta sia io a rifiutare lei.
«Non mi fermare, per favore» si abbassa di nuovo sul mio viso e cerca di baciarmi ma la fermo ancora.
«Auro no» stavolta è terrorizzata dal mio rifiuto, glielo leggo negli occhi.
«Perché?»
«Non voglio che domani ti penti di questa cosa. Voglio che tu sia sicura» i nostri occhi sono così ipnotizzati da quelli dell'altro che mi sembra di essermi trasferito su un altro pianeta in cui esistiamo solo io e lei. «Sei sicura?» ripeto e lei senza esitare annuisce.
«Sì» dice e non ho più motivi per fermarla. Ora sono io a baciarla e capovolgo tutto mettendomi su di lei. Rimaniamo lì a baciarci per delle ore non so bene per quanto tempo, so solo che sono le due passate quando ci rimettiamo in auto e torniamo verso casa. In auto non facciamo che lanciarci sguardi complici e sorridere come ebeti mentre con la mano libera dalla guida stringo la sua sul cambio.
Mi sembra tutto così surreale che a stento ci credo ma so che invece è la realtà. Io e Aurora abbiamo appena iniziato qualcosa di probabilmente sbagliato e che non doveva esistere ma ci fa stare talmente bene che non vogliamo pensarci.
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Impossibile || Giovanni Di Lorenzo
FanficNon si poteva, no. Non avevano altra scelta che stare lontani, dovevano dimenticare quell'amore impossibile. Dovevano stare lontani, non dovevano cercarsi. Non potevano fare altrimenti o si sarebbero fatti male, ma chi decide cosa è il bene e cosa è...