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«Buongiorno Cristiano» saluto il ds e lo accosto a bordo campo. «Allora, come va qua?» guardiamo i ragazzi allenarsi e lui alza le spalle.
«Tutto bene, prima ha preso una storta Stani ma niente di grave» spiega ma io mi spavento comunque. Ormai sono così affezionata a tutti loro che chiunque si faccia anche solo un graffio mi fa stare male.
«Menomale» annuisco e punto i miei occhi su Giovanni che corre proprio sulla fascia adiacente a dove siamo noi.
«A te come va? Ormai sono quasi quattro mesi che sei qui, le cose stanno migliorando?» mi domanda e io gli sorrido. Con me è sempre stato a modo e si è sempre preoccupato, sono stata fortunata a trovare uno come lui come collaboratore.
«Molto meglio, ho conosciuto molte brave persone e finalmente mi sento parte della squadra. Va decisamente meglio» dico e lui mi sorride guardandomi negli occhi.
«Mi fa piacere, sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo. A proposito, sabato sera andiamo a cena fuori con il mister e il suo vice, tu ci sei?» inclina leggermente la testa e aspetta una mia risposta.
«Certo, ci sono. Mi fa piacere» accetto e lui mi sorride ancora.
«Perfetto, tu sei sempre all'Excelsior?»
«Sì» annuisco.
«Ti passo a prendere alle otto allora» mi avverte e io acconsento.
Continuiamo a guardare la partitella e poi i ragazzi escono dal campo dirigendosi verso gli spogliatoi. Tutti mi passano accanto e mi salutano, con qualcuno ci scambiamo una battuta con qualcun altro una risata. Aspetto che sia la volta di Giovanni ma lui mi passa accanto e dice un generico e freddo 'ciao' riferito sia a me che a Giuntoli e mi stranisco. Da quando lo conosco non è mai successa una cosa del genere, mai.
Fingo di non essermene accorta e me ne torno in ufficio per poi tornarmene in hotel. Mando un messaggio a Gio chiedendogli se stasera possiamo vederci a cui però non risponde subito.
Si è stancato di me? O gli ho fatto qualcosa? Perché non mi risponde? Di solito lo fa subito e anzi, di solito è lui che scrive a me per invitarmi da lui per la sera. Mentre mi martirio mi arriva la sua risposta, mi dice che posso andare da lui quando voglio e che non rispondeva perché era sotto la doccia. Mi tranquillizzo un po' ma lo vedo comunque strano, stasera vedrò come si comporta e gliene parlerò.

Inizio a prepararmi quando sono le sei e alle sette esco dall'hotel guidando fin casa di Giovanni.
«Buonasera» mi allaccio al suo collo e lo bacio. Lui ricambia stringendomi le mani sui fianchi e poi si sposta quasi subito.
«Buonasera. Tutto bene oggi?» mi domanda andando verso la cucina.
«Tutto bene, a te?» lo osservo mentre si muove tra i fornelli e le pietanze e mi sembra nervoso.
«Bene» dice solo senza nemmeno girarsi a guardarmi.
Ma che gli prende? Mi fa preoccupare così, devo trovare il modo di parlargliene.
«Sicuro? Ti vedo un po' freddo, non sei mai stato così» gli chiedo abbracciandolo alle spalle. Lo sento sospirare tra le mie braccia e poi si gira prendendomi il viso tra le mani e appoggiando la sua fronte alla mia.
«Sono solo uno stupido» mi dice baciandomi dolcemente la bocca «scusami» termina ma io sono curiosa e voglio capire.
«Spiegami» gli stringo un braccio e cerco i suoi occhi che sono combattuti più che mai.
«E' che quando ti vedo con Giuntoli che ridi e scherzi mi prende la gelosia» ammette e io lo guardo alzando le sopracciglia e poi scoppio a ridere.
«Ma stai scherzando Gio?» gli appoggio le mani sul petto e me la rido mentre lui sospira serio.
«No. Te l'ho detto che sono stupido. Il fatto che nessuno sa di noi mi fa vivere nell'ansia» spiega ancora e mi viene spontaneo di schioccargli un bacio sulla bocca. Lo adoro.
«Mi piaci solo tu Gio, non mi interessa nessun altro tantomeno Giuntoli che ha il doppio della mia età» scuoto la testa e mi allontano da lui che fa di sì sapendo bene di essere paranoico.
«Lo so ma se penso che state sempre insieme e che lui non sa che ci sono io per te mi innervosisco» mi dà ancora più dettagli e mi sembra surreale la sua gelosia.
«Siamo solo colleghi, nient'altro. Sabato sera tra l'altro andiamo a cena fuori con il mister e Domenichini» racconto e lui sgrana gli occhi.
«No, per piacere, proprio sabato?» si sbraccia e si allontana da me.
«Perché cosa è sabato?» cerco di fare mente locale per ricordare se abbiamo impegni ma non mi viene in mente nulla.
«Sabato sera sono libero che gioco alle sei» dice e io batto velocemente le palpebre.
«Ti raggiungo dopo, qual è il problema?»
«Domenica mattina parto e sto via fino a lunedì sera, devo tornare a casa per risolvere una questione» dice sbuffando. Mi avvicino di nuovo e gli accarezzo il viso, lo vedo davvero nervoso e so che la storia di Giuntoli non è sufficientemente rilevante per farlo stare così.
«Sicuro che vada tutto bene? A casa?» chiedo preoccupata.
«Va tutto bene, tranquilla. Devo fare una cosa con mio fratello, niente di grave» spiega cercando di rassicurarmi ma non mi sembra tanto sicuro nemmeno lui.
«Sabato sera vengo da te e ci salutiamo per bene. Non sapevo che saresti andato via altrimenti non avrei preso impegni, mi dispiace» lo abbraccio e lui mi bacia la testa.
«Anche a me dispiace dover andare via quando abbiamo dei giorni liberi, ma se non salgo ora non so quando potrei rifarlo» mi dice.

Sento il suo cuore battere contro il mio e mi tranquillizzo. Io non sono mai stata così bene con un ragazzo come con lui e ne ho sempre più sicurezza ogni giorno che passa. Mi stringe forte e restiamo così senza aggiungere altro per poi darci un bacio risolutore. Ceniamo e poi guardiamo un film. Ci addormentiamo sul divano ma la mattina dopo mi ritrovo a dormire sul suo petto nel suo letto matrimoniale. Vorrei dovermi non svegliare mai e non iniziare una nuova giornata nel mondo reale che non sa di noi.
Vorrei solo poterlo vivere appieno senza più paranoie e problemi che ci attanagliano. Quando abbiamo iniziato questa relazione sapevamo che sarebbe stato complicata se non impossibile. Lo sapevamo ma io non immaginavo di arrivare a questo punto. Ora capisco davvero cosa vuol dire e ogni giorno che devo staccarmi da lui e da ciò che è diventato per me e fingere che sia uno dei tanti, è una batosta.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora