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Do un bacio leggero ad Aurora e vado a farmi la doccia. Tra meno di un'ora e mezza devo essere a Castelvolturno per gli allenamenti e mi devo sbrigare. Da casa mia a lì ci metto almeno mezz'ora quindi tra tre quarti d'ora dovrei scendere visto che di solito arrivo sempre un quarto d'ora - venti minuti prima che inizino gli allenamenti.
Entro in doccia e mi ustiono con l'acqua troppo calda che poi regolo rendendola tiepida. Lascio che l'acqua mi scorra dai capelli al viso per poi scendere sul resto del corpo. Stamattina mi sento carichissimo e non vedo l'ora di allenarmi. Esco dalla doccia e Aurora è lì sull'uscio della porta che mi guarda con l'espressione ancora mezza addormentata.
«Buongiorno» mi saluta e io mi allungo verso di lei dandole un bacio.
«Buongiorno a te piccola De Laurentiis» le sorrido e ci abbracciamo per qualche secondo, poi lei si spoglia e si butta sotto la doccia e io mi asciugo e poi mi vesto. Dopo mezz'ora sono pronto e dopo averla salutata mi infilo nella mia auto e inizio a guidare verso il centro sportivo.
«Buongiorno ragazzi» saluto quelli che sono già arrivati che sono intorno a Tommaso che sta preparando il caffè e vado negli spogliatoi a posare le mie cose e poi torno da loro.
«Tommà a me il caffè no?» appoggio un braccio sulle spalle del nostro amato magazziniere e lui col sorriso mi riempie un bicchierino.
«Io ti vedo bello sveglio, il caffè non ti serve» Lorenzo mi prende in giro e io rido.
«Oggi sto carico, sento che domenica segno. Siete tutti testimoni di ciò che ho appena detto» indico i miei compagni di squadra e loro annuiscono.
«Ecco qua, abbiamo perso il terzino destro, ora pensa a segnare» Frank sbuffa e scuote la testa e io rido alla sua battuta.
«Non ti preoccupare continuerò a fare il mio dovere da terzino» gli do una pacca sulle spalle e tutti insieme raggiungiamo gli spogliatoi. Ci cambiamo e ci mettiamo i vestiti da allenamento e stiamo per uscire quando una voce estranea al gruppo attira la nostra attenzione.
«Signori, buongiorno, oggi c'è uno spettatore a sorpresa» dal nulla spunta il mister che ci avvisa di una novità. Dietro di lui accompagnato da Giuntoli c'è il Presidente De Laurentiis.
«Buongiorno» la sua espressione è seria e ci scruta uno ad uno con le mani strette dietro la schiena.
«Buongiorno Presidente» lo salutiamo e lui continua a guardarci.
«Oggi assisterò agli allenamenti, voglio capire un po' come vanno le cose e sicuramente Cristiano mi aiuterà. Vi auguro buon lavoro» dice e noi lo ringraziamo lasciando gli spogliatoi e andando verso il campo.
«Cristiano, ma mia figlia?» gli sento chiedere quando sono quasi fuori. Mi giro cercando di sentire qualcosa della loro conversazione senza sembrare interessato e loro continuano.
«Di solito a quest'ora arriva, starà per strada» risponde il DS e ora posso uscire e andare ad allenarmi.
Avevo detto di sentirmi carico ma non credevo fino a questo punto: in allenamento faccio due gol e metto praticamente davanti la porta una decina di volte Victor e Andrea. Mi fanno tutti i complimenti e quando torniamo negli spogliatoi per farci la doccia e rimetterci in sesto vogliono tutti sapere cosa ho.
«Ma niente, sto bene, ho la testa libera. Tutto qua» alzo le spalle quando Diego e Matteo insistono per sapere qualcosa.
«Io lo sapevo che quella storia ti tarpava le ali, ora voli in alto» Diego mi sorride e io faccio di sì con la testa. Ha ragione ma non è tutta la verità. A volte vorrei confidarmi con lui o Fabi e raccontargli tutto di Aurora ma non lo faccio per una questione di lealtà verso di lei. Mi fido di loro ma lavorano qui con me e non voglio creare situazioni imbarazzanti quindi per ora evito. E spero che debba tenere il segreto ancora per poco visto che io e Aurora vogliamo parlarne al più presto con il Presidente. Ora è qui, chissà se lei ha intenzione di parlargli, stasera glielo chiederò.
Usciamo dagli spogliatoi e proprio loro, i due De Laurentiis, ci passano davanti. Aurora ci saluta con un sorriso smagliante, uno di quelli che adoro, mentre suo padre alza la mano verso di noi senza aggiungere altro.

Non vedo l'ora che sia dopodomani per scendere in campo, abbiamo il derby con la Salernitana in trasferta e ho talmente tanta adrenalina in corpo che vorrei giocarla ora.
Dopo pranzo provo a scrivere ad Aurora ma non risponde, la chiamo e nulla. Mi scrive lei nel tardo pomeriggio e mi dice che deve cenare col padre e che questa sera non potremo vederci. Odio quando non possiamo stare insieme e con tutta la carica che ho addosso stasera ne avevo proprio voglia ma pazienza. Chiamo Amir e ci organizziamo per uscire dopo cena a bere qualcosa in un posto tranquillo. Torno a casa mi addormento subito.
Il giorno dopo a stento vedo Aurora, è praticamente un fantasma anche a Castelvolturno. Non parte nemmeno con noi per la trasferta perché, ci spiega Giuntoli, visto che Salerno è vicina ci verrà con suo padre in auto.
In hotel mi manca, mi manca la solita carica che sapeva darci e mi mancano le nostre improvvisate segrete, i nostri baci nascosti nel buio dei corridoi. Quando entriamo in campo guardo verso la tribuna e la vedo: è seduta accanto al padre ed è bellissima. Trattengo un sorriso e lo stesso fa lei che poi distoglie lo sguardo guardando altrove.
La partita inizia e andiamo subito in vantaggio con un gol di Hirving, poi è la volta di Victor e nel secondo tempo segno anche io. Esulto con tutta la squadra che mi accerchia e soprattutto con Frank che sembra impazzito per il mio gol. Guardo verso la tribuna ma Aurora e il padre sono seduti e non si sono per niente smossi. Non vedo l'ora che Aurelio vada via perché Aurora così fredda non la riesco a reggere più.
Torniamo a Napoli e alle sette sono a casa mia. Metto un film e lo guardo nell'attesa che si faccia ora di cena, ed è proprio ad ora di cena che Aurora bussa alla mia porta. La faccio entrare e poi la abbraccio così forte da farle mancare il respiro. Mi era mancato così tanto poterla toccare, abbracciare, baciare.
«Tutto bene?» le domando e lei mi zittisce.
«Shhh, niente domande» appoggia la sua testa alla mia e sospira «ora voglio solo fare l'amore con te» dice e nella sua voce leggo un disperato bisogno di aiuto. Magari dopo mi spiegherà se c'è qualcosa che non va ma ora la accontenterò. La porto nella mia camera da letto e faccio come mi ha chiesto. Facciamo l'amore, quello vero, quello che si fa solo quando due persone, due anime, due cuori sono in perfetta simbiosi. La sento ansimare sotto di me, mi prega di non fermarmi, mi sembra che sia quasi in lacrime e non mi fermo. Non mi fermo fino a che ne ho. E ne ho ancora tanto. Mi seppellisco dentro di lei, nel suo calore che ogni volta mi accoglie e di cui non so più fare a meno. Mi passa le mani tra i capelli, poi stringe le sue dita lunghe e affusolate alle mie braccia e spalanca gli occhi. Più mi stringe più i miei affondi si fanno potenti e continui. La sento tremare sotto di me, il suo ventre ribolle, le sue gambe vibrano. Mi aggrappo ai suoi seni e mi tuffo ancora e ancora dentro di lei. Due spinte, tre, e ci sono anche io.
Mi stendo senza più forze e cerco di riprendermi. Le stringo una mano sotto le coperte e lei stringe la mia. Ci addormentiamo e la mattina dopo è la sua voce a svegliarmi.

«Dobbiamo parlare Gio» sussurra nel silenzio assoluto.

Una frase, una semplice frase, mi fa andare nel panico più totale.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora