Mi presento,mi chiamo Emily,sono una ragazza di 14 anni, sono alta un metro e sessantacinque, ho i capelli lunghi di color castano e gli occhi color nocciola, non sono un granché come ragazza, ma non mi definisco neanche tanto brutta. Vivevo in un collegio a Roma,ci vivevo da quando avevo quattro anni, i miei genitori erano morti in un incidente e io miracolosamente sono riuscita a rimanere in vita anche se sono stata in coma per un mese, mi hanno raccontato tutto le suore, ma io non sono mai stata sicura che quella fosse che mi hanno raccontato fosse la verità, ma era l'unica cosa che mi era stata detta, perciò mi tocca crederci. Ormai ero fuori da quel carcere, perché..
"Emily questo è il tuo ultimo giorno qui al carcere,come ti senti?" mi chiese Sofia,lei è la mia migliore amica,mi dispiace separarmi da lei ma sono stata affidata a una famiglia di origine inglese di Londra, so solo che di cognome fanno "Dark", non so perché mi da un brutto segno, forse perché di oscurità basta il mio carattere e non altro.
Per fortuna io so parlare bene l'inglese, non so il motivo ma conosco quella lingua fin da quando ero piccola, questo infatti è uno dei miei dubbi su dove vivevo, dato che mi hanno sempre detto che sono nata a Roma,ma è strano,perché ero troppo piccola per sapere una lingua straniera.
"Sono felice da una parte e triste da un'altra parte, felice perché finalmente uscirò da questo posto d'inferno,triste perché non potrò più stare con te" l'abbraccio e scoppio a piangere, avevamo promesso che saremmo sempre state insieme, ma non ci siamo riuscite a mantenere questa promessa.
Si vide in lontananza una grande macchina fermarsi davanti al collegio, scese dalla macchina un uomo sulla trentina o qualcosa vicino a quel fascio d'età, ci venne incontro e ci squadrò tutto il corpo, poi il suo sguardo ricade su di me, "Sei tu la ragazza di nome Emily affidata alla famiglia Dark?" mi chiese.
"Si sono io" gli dissi.
L'uomo andò verso la macchina e aprì lo sportello.
"Sali, qui dentro c'è la famiglia Dark, ti stanno aspettando" mi ordinò l'uomo.
Io guardai Sofia, lei era scoppiata in lacrime e mi abbracciò, io ricambiai subito l'abbraccio e trattenni le lacrime per cercare di essere forte, mi distaccai dall'abbraccio e la salutai,guardai l'uomo ancora posto davanti l'auto e mi avvicinai, entro e chiuse lo sportello.
-Spazio autore-
Ciao, questa è la mia nuova storia, spero vi piaccia, ho cercato di fare il meno errori possibili, ma mi è venuta l'ispirazione è ho scritto tutto di fretta, continuo solo se la storia supera le 50 visualizzazione per farmi capire che la storia vi piace :D
