<<Zara, tesoro, tuo padre è atterrato e tra poco saranno qui>>
A distrarre Zara da un'immersione totale in uno dei suoi romanzi rosa preferiti, fu la zia Donna, che con quella notizia la colse totalmente di sorpresa. Zara sapeva dell'arrivo del padre a Roma, ma non aveva capito che fosse in compagnia di qualcuno e, conoscendolo bene, iniziò a temere che ci fosse sotto qualcosa di cui ancora non era a conoscenza.
Così, di scatto chiuse il libro, senza neanche lasciare il segno alla pagina, e si alzò dalla sua solita postazione accanto alla finestra, puntando gli occhi sulla zia, che già si stava affrettando a lasciare la stanza.
<<Saranno qui? Zia... zia con chi è papà?>> la seguì di corsa fuori, rischiando anche di prendersi una porta in faccia, ma lei sembrava ignorarla, perché sempre con la testa sulla sua agenda piena di impegni e cose da fare.
<<Zia, mi hai sentita? ZIA DONNA!>> alla fine sbottò.
Non poteva snobbarla così, dopo averle dato una notizia simile. La sua partenza per andare a studiare a Boston si avvicinava sempre di più e anche se era sù di giri e non vedeva l'ora di intraprendere quella nuova esperienza, il padre era molto preoccupato, perché non avrebbe potuto tenerla sotto controllo come aveva sempre fatto in ventiquattro anni.
<<Mh? Cos'hai detto cara?>> la zia riuscì finalmente a staccare gli occhi dalla sua agenda per guardarla sorridente, ma prima che Zara riuscisse a porle nuovamente la domanda, Donna rispose al suo auricolare, facendola anche spaventare per il tono duro e irato che assunse contro il suo interlocutore.
Zara sospirò rassegnata, scuotendo la testa e incupendosi, perché aveva una brutta sensazione. Era terrorizzata dal fatto che il padre avrebbe potuto stravolgere tutti i suoi piani o peggio, eliminarli del tutto. Da quando aveva ricevuto la proposta di proseguire gli studi all'estero, non aveva pensato ad altro. Avrebbe finalmente avuto la possibilità di allontanarsi dal guscio familiare, vivere la sua vita lontana da casa, libera da chiunque e da ogni limite. Era una Versari sì, ma i famosi erano il padre e la zia, di lei a stento conoscevano il viso.
<<Senti non mi importa, risolvi la questione o ritieniti licenziato! Ora devo andare che ho cose più importanti di cui occuparmi.>> la zia Donna concluse la telefonata, togliendosi l'auricolare dall'orecchio e solo in quel momento Zara si rese conto che la sua attenzione era rivolta verso di lei.
Donna doveva essersi resa conto del cambio d'umore improvviso della nipote. Il modo in cui lei riuscisse a passare dall'incazzata a spensierata nel giro di pochi secondi, spaventava sempre Zara, che credeva che la zia fosse un cyborg.
<<Zara, amore di zia io ci ho provato con tutta me stessa a dissuadere tuo padre, ma sai che è testa dura>> disse dolcemente, prima di lasciare una carezza materna sul viso della nipote.
Zara sapeva bene quanto duro potesse essere suo padre, ma avevano parlato a lungo del suo trasferimento a Boston e lui si era sempre dimostrato ben disposto a garantirle la libertà che tanto bramava. Ma quella frase della zia voleva significare solo una cosa.
<<Cosa intendi zia?>> chiese Zara con un filo di voce.
Un velo di tristezza calò sul volto della zia, tanto da far salire il cuore in gola a Zara per la paura che aveva di sentire quello che stava per dirle, anche se in fondo già poteva immaginare che non sarebbe stato nulla di buono.
<<Avanti tesoro tu lo conosci, davvero pensavi che ti avrebbe lasciata andare a Boston da sola? Sarai accompagnata da una guardia del corpo, ma sei abituata a questo, non sarà poi così male.>> Donna le sorrise teneramente, guardandola con un'espressione di totale comprensione.
STAI LEGGENDO
Guardia del corpo
ChickLitlibertà /li·ber·tà/ sostantivo femminile Zara Versari, figlia e nipote dei noti fratelli stilisti Giano e Donna Versari, è una ragazza semplice che odia la fama legata al suo cognome, nonostante sia molto affezionata alla sua famiglia. Ha degli int...