12. <<Ti ho scopata solo perché lo volevi tu.>>

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La noiosa routine della prima settimana al campus era stata completamente stravolta con l'ingresso di Zara nella squadra di volley. La mattina si svegliava all'alba e, prima della colazione, andava a correre con la sua guardia del corpo. Quella però era un'abitudine che aveva preso ancor prima di fare la selezione. Il primo giorno aveva sorpreso Christian a sgattaiolare fuori da casa loro alle prime luci del mattino e quando aveva scoperto che utilizzava quel tempo per il suo allenamento personale aveva pensato che fosse una buona idea anche per lei fare lo stesso, così gli era andato dietro, trovando divertente il fatto che per un volta sarebbe stata lei a seguire lui e non il contrario. Ma Christian se n'era accorto dopo neanche duecento metri e per non farla affaticare troppo, visto il dislivello tra loro, aveva rallentato il passo, proponendole di farlo ogni giorno insieme, fino a che anche lei avrebbe raggiunto i suoi ritmi. A mezzogiorno, poi, c'erano gli allenamenti della squadra, che duravano fino ad ora di pranzo - questo almeno fino a quando non sarebbero iniziate le lezioni, perché in quel caso li avrebbero spostati alla sera. I pomeriggi li trascorreva o in compagnia di Thomas e Connor per portarsi avanti con lo studio, visto che erano iscritti allo stesso corso di laurea, o in biblioteca con Justin a confrontarsi sui grandi romanzi delle letterature del mondo, poiché lui frequentava la facoltà di filologia ed era un grande appassionato. La sera poi tornava nella sua amata zona di comfort, dove raccontava ogni dettaglio delle sue giornate a Christian e lui, nonostante sapesse perfettamente cosa aveva fatto, l'ascoltava comunque in modo attento e interessato mentre preparava la cena. Il protocollo gli imponeva di tenersi ad una distanza massima di quindici metri dalla sua protetta e lui cercava di darle sempre un po' di spazio in più, per permetterle di vivere la sua vita nel modo più normale e libero possibile. Non voleva pressarla troppo, sapeva quanto fosse già dura per lei dover condurre un'esistenza così, sempre sotto il controllo di qualcuno, quindi provava a non farsi mai notare quando erano in pubblico. Si sforzava di non intromettersi mai nel suo personale, anche se alla fine era lei che durante la giornata lo cercava più volte con lo sguardo.

Christian era da poco uscito di casa quando qualcuno bussò alla porta. Aveva detto a Zara che sarebbe andato a fare delle commissioni e che non ci avrebbe messo molto tempo, ma ad ogni modo era convinta che non fosse lui alla porta, perché non era solito bussare e anche perché aveva sempre con sé il mazzo di chiavi. Infatti quando andò ad aprire si trovò Thomas davanti, in una delle sue solite tenute sportive e con un'espressione quasi stupita.

<<Questa sì che è una novità! Tu che mi accogli alla porta e nessuna perquisizione da parte del Big Boss.>> ridacchiò, scuotendo la testa divertito <<Sei sola? Lui non c'è?>> le chiese, prima di farsi spazio ed entrare in casa, quasi come se ne fosse il padrone.

Era stato già parecchie volte lì, anche il resto della squadra a dire il vero, ma lui e Connor erano quelli che frequentavano di più quel piccolo monolocale, per studiare, cazzeggiare, approfittarsi della tv via cavo - visto che loro non ne avevano una. Zara era stata sin da subito molto ospitale con tutti, le piaceva averli intorno e ancor di più pensare di aver già trovato degli ottimi amici, quindi aveva dato loro libero accesso a casa sua e li accoglieva ogni volta con grande gioia.

<<Big Boss?>> mormorò tra sé e sé, chiudendosi la porta alle spalle. <<Aspetta, chiamate Christian in questo modo? E vi perquisisce davvero? Tutte le volte?>> gli domandò curiosa, spalancando la bocca quando Thomas annuì ridendo.

<<Oh sì, principessina italiana, e questo non è niente in confronto alle minacce che ha fatto a tutti noi. E' una brava guardia del corpo, ma credo sia anche parecchio geloso.>> constatò, alzando le spalle e gettandosi a peso morto sul divano con già il telecomando tra le mani.

<<Ehi, vacci piano col tuo peso da piuma, che quello è il letto della mia guardia del corpo.>>

Zara lo raggiunse ridacchiando, prendendo posto accanto a lui. Sapeva quanto Christian fosse severo con chi la circondava, era il suo lavoro dopotutto, però insinuare che fosse addirittura geloso le sembrava un'assurdità. Sicuramente avevano condiviso dei momenti di intimità che erano insoliti in un rapporto tra guardia del corpo e protetta, ma non era più successo nulla dall'ultima volta al matrimonio di sua cugina, quindi doveva presumere che fossero stati dei casi isolati. Anche se l'idea un po' la rattristava perché gli mancava, avevano senz'altro fatto progressi nel loro rapporto, diventando quasi complici, ma le mancava il modo in cui lui l'aveva fatta sentire in quei momenti, quando la stringeva con possessione e le posava la bocca su ogni parte del corpo o quando usava quel delizioso nomignolo greco per chiamarla un attimo prima dell'orgasmo o ancora quando la guardava con quegli occhi profondi che sembravano reclamarla come sua.

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