2. <<Sarò solo la sua ombra, signorina>>

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<<De Sanctis, su entra anche tu che ormai tutto quel che riguarda Zara, riguarda anche te.>> la voce imponente del signor Versari arrivò dritta alle orecchie di Christian, facendolo tornare sull'attenti.

Zara lo aveva destabilizzato chiamandolo per nome. Nessuno, prima di lei, si era mai concesso a certe confidenze e lui lo percepì strano sì, ma principalmente come un campanello d'allarme. Nella sua carriera di guardia del corpo si era imposto di mantenere i rapporti strettamente legati solo dal punto di vista lavorativo. Non si era mai affezionato ai suoi protetti, credeva che così facendo avrebbe potuto abbassare la guardia e lui non poteva permetterselo.

<<Sì, signore!>> esclamò Christian, prima di far entrare il signor Versari e dopo lo seguì, chiudendosi la porta alle spalle, fermandosi proprio su quest'ultima.

Zara aveva già preso posto e aspettava suo padre. Quando però il signor Versari si sedette, dietro la sua scrivania, lei gli diede le spalle, girandosi verso Christian.

<<Non stare sulla porta, vieni a sederti accanto a me, Christian.>> gli intimò dolcemente, con un sincero sorriso sulle labbra.

Christian fu totalmente sorpreso dalla sua richiesta, non la riteneva professionale. Ancora una volta, lei si era mostrata così gentile nei suoi confronti, rendendolo disorientato. Il signor Versari lo aveva avvisato sul carattere molto docile e premuroso della figlia e gli aveva anche chiesto di assecondarla di tanto in tanto, senza però mai perdere di vista l'obiettivo. Ma lui non era così, non intraprendeva rapporti personali e confidenziali con i propri protetti. Era una cosa al di fuori della propria politica, per cui, scosse la testa, restando immobile e con lo sguardo fisso in un punto della stanza. Sapeva quanto il proprio atteggiamento potesse sembrare burbero e scontroso, perché in realtà lui era così, ma poiché non voleva ferire in alcun modo quel bel faccino indifeso, si costrinse quantomeno ad essere gentile a parole.

<<E' molto gentile signorina Versari, ma sto bene qui grazie.>>

<<Christian? Vedo che tua zia ti ha già anticipato la questione.>> lei tornò a voltarsi verso suo padre, riservandogli un'occhiata dura.

Zara si irrigidì, assumendo un atteggiamento tutt'altro che rilassato e Christian non potè non notare quanto fosse minuta. L'aveva vista in foto e si era ritrovato ad un passo da lei poco prima, rendendosi conto dell'enorme differenza di altezza che c'era tra di loro. Ma solo in quel momento si ritrovò ad osservarla meglio: aveva delle forme perfette, totalmente proporzionate al suo corpo; era molto esile ed era di una bellezza quasi disarmante con quei lunghi capelli castani, che le ricadevano in delle perfette onde sulla schiena, raccolti solo in un fiocchetto colorato; aveva anche lei gli occhi chiari, di un verde splendente, che ricordavano gli estesi campi infiniti dove Christian aveva perfezionato il suo addestramento militare; labbra morbide e piene, che nascondevano un sorriso che avrebbe messo in soggezione qualsiasi uomo, anche uno tosto come lui. Infatti, dovette scacciare via quei pensieri dalla testa, non doveva mettersi a fantasticare sulla donna che avrebbe dovuto proteggere, per giunta alla presenza di suo padre. Non era etico e di certo non ero professionale.

<<Non preoccuparti papà, la zia ha riservato il meglio per te.>> sentenziò ironica, prima di proseguire con un tono da rimprovero. <<So che Christian non è l'unica condizione per andare a Boston.>>

<<Touché!>> esclamò Giano, non lasciandosi minimamente intimorire, anzi guardò sua figlia con un ghigno compiaciuto. <<So che ti avevo promesso un'esperienza quasi normale, ma non mi è stato possibile accontentarti in tutto.>> proseguì con tutta calma, facendola innervosire ancor di più.

<<Volevi dire che non hai voluto accontentarmi in tutto.>> Zara alzò leggermente il tono della voce e il signor Versari, così, riuscì a rendersi conto di quanto in realtà sua figlia fosse infuriata, difatti si addolcì.

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