Zara aveva sempre pensato che il sesso fosse qualcosa di estremamente intimo, un momento da condividere con una persona per la quale provasse inevitabilmente dei profondi sentimenti. Eppure si era ritrovata tra le braccia di un uomo che conosceva a malapena, abbandonandosi ad un lato estremamente perverso di sé che neanche conosceva. L'aveva implorato di toccarla, baciarla, farla godere e arrivare all'orgasmo, il tutto senza mai smettere di urlare e gemere come una matta. Christian le aveva smosso una moltitudine di emozioni mai provate prima. L'aveva assecondata in ogni richiesta, mantenendo comunque il controllo della situazione, dominandola come mai nessuno aveva fatto prima e le era piaciuto al punto di ripetere la cosa più volte, fino a quando, stremata per l'eccessivo sforzo, era crollata accanto a lui.
Quando si risvegliò poche ore dopo era ancora notte, poiché le uniche luci che entravano nella stanza erano quelle della città, dei grattacieli imponenti di Times Square, che distava pochi isolati dall'hotel in cui alloggiavano. Addormentarsi nel tardo pomeriggio non era stata una buona idea, visto che doveva ancora abituarsi al jet-lag, ma meglio svegliarsi qualche ora prima dell'alba piuttosto che in qualsiasi altro momento della giornata che avrebbe potuto rallentare ancor di più la sua ripresa.
Il letto era vuoto, Christian l'aveva lasciata sola, ovviamente non si aspettava diversamente. Dopotutto, non condividevano niente al di fuori di una sfrenata attrazione fisica. Caratterialmente erano l'opposto - almeno da quello che lei aveva potuto notare fino a quel momento. Però un po' le era dispiaciuto non trovarlo accanto a sé, visto che la notte prima l'avevano trascorsa l'una tra le braccia dell'altro. Il calore del corpo imponente di lui, l'aveva fatta sentire protetta e coccolata fino a risveglio, per non parlare di quelle mani enormi che l'avevano stretta con possessione e ancor di più con gelosia, quando il copilota li aveva sorpresi in quella posizione compromettente. Lui diceva di non essere geloso, ma Zara non era del tutto sicura che dicesse la verità, lei stessa lo sarebbe stata se al posto di quel secondino ci fosse stata una bella donna pronta a sbavargli dietro. Per lei era una reazione normale, anche se non condividevano un vero e proprio rapporto sentimentale, tra loro c'era comunque qualcosa ed era inevitabile essere infastiditi in situazioni come quella del risveglio in aereo.
Il lieve dispiacere di non averlo trovato a letto con sé, si tramutò ben presto in un sentimento di timore quando, varcata la soglia della camera di Christian, non lo trovò nemmeno lì. Il pensiero che lui fosse andato via, magari lasciando anche l'incarico, la invase sino al punto da sentirsi tremendamente in colpa. Sapeva di averlo spinto a fare qualcosa di cui non era convinto al cento per cento, di aver giocato su quella debolezza comune a tanti uomini, seducendolo fino a farlo cedere, ma non credeva di averlo indotto addirittura ad andarsene. E se lui se n'era andato davvero le sarebbe dispiaciuto ancor di più, perché sotto sotto si stava affezionando a quell'uomo tremendamente scontroso.
Fortunatamente una notifica sul suo cellulare la distrasse momentaneamente da quella tortura mentale e si calmò completamente solo quando lesse sullo schermo il nome del mittente del messaggio: era Christian. L'avvisava che era nella palestra dell'hotel e che poteva raggiungerlo o rimanere in camera fino al momento del suo ritorno. Zara tirò un sospiro di sollievo, era stata una sciocca a pensare ad una cosa del genere, quell'uomo era un tipo duro, non sarebbe mai scappato a gambe levate solo perché aveva infranto le rigide regole del protocollo.
Tuttavia, anche se il pensiero di andare via e lasciare il lavoro non era passato minimamente nella mente Christian, lui si sentiva però in colpa. Non tanto per quello che avevano fatto, ma per aver perso per l'ennesima volta il controllo di sé stesso. Si era ripromesso di non cadere in tentazione, nella brillante arte di seduzione di cui quella ragazzina impertinente era capace, ma alla fine aveva ceduto, di nuovo. Zara era brava, doveva riconoscerlo e non solo, la bellezza eterea del suo volto e del suo corpo le davano un gran vantaggio. Per non parlare della grazia di quei gesti delicati, dello sguardo da cerbiatta ammaliatrice e dal tono di voce che cambiava a seconda del suo obiettivo, erano tutte caratteristiche che la contraddistinguevano, mandandolo completamente in tilt. Questo andava bene fino a quando si trovavano rinchiusi in una suite d'hotel, in un jet privato o in uno sgabuzzino delle scope, ma non sarebbe stato vantaggioso al di fuori, quando l'avrebbe dovuta proteggere dai pericoli esterni. Sperava quantomeno di riuscire a mantenere la lucidità in quei casi o si sarebbe trovato costretto davvero a rinunciare al lavoro.
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Guardia del corpo
ChickLitlibertà /li·ber·tà/ sostantivo femminile Zara Versari, figlia e nipote dei noti fratelli stilisti Giano e Donna Versari, è una ragazza semplice che odia la fama legata al suo cognome, nonostante sia molto affezionata alla sua famiglia. Ha degli int...