1. Cinque sigarette al giorno

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La sera ci ritroviamo in una discoteca, contro la mia volontà. Alessandro ha esplicitamente detto che voleva provare a divertirsi e non pensare al giorno dopo, ma so per certo che questa uscita gli serve solo ed esclusivamente per rimorchiare un ragazzo minorenne confuso prima di dedicarsi ad un'intera settimana senza sesso.

Io mi ritrovo fuori dalla discoteca, con il telefono in mano, tra giovani che limonano e che si risvegliano sessualmente a vicenda. Ma di tutto questo non mi interessa. Tutto ciò di cui ho davvero bisogno ora è di riposare, e di sapere che fine ha fatto Simone. Ho provato a chiamarlo ma non ho ottenuto alcuna risposta e so che probabilmente sta lavorando, oppure sta più semplicemente dormendo, ma a volte mi illudo che potrei essere sempre nei suoi pensieri. Forse perché è quello che ho bisogno di sentire.

«Tutto apposto?» Mirko si palesa al mio fianco e mi spavento a tal punto da svegliare il povero barbone dall'altra parte della strada con un urlo. Mi volto a guardarlo, con una mano al cuore.

«Ti hanno allevato i Ninja?» gli chiedo, spaventata. In tutta risposta si mette a ridere e si gratta la nuca.

«Scusa, sono molto silenzioso. Non volevo spaventarti» mi dice. È divertito ma allo stesso tempo si sente particolarmente in colpa. «Io... se vuoi ti lascio sola e...»

«No. Non c'è bisogno. Scusami, sono immersa nei miei pensieri... Cosa ci fai qui fuori?»

«Non riesco a divertirmi in questa serata. Sono molto stanco ed anche io pieno di pensieri.» Appoggia la schiena al muro e allunga le gambe, con le mani in tasca. «Tu invece? Perché sei qui fuori?»

«Oh, niente di che. Mi piace vedere i ragazzi limonare» dico io, e lui si lascia scappare un risolino. «La realtà è che non sono mai stata tanto lontana dal mio ragazzo in cinque anni e possiamo dire che lui è molto... solitario. Sono un po' preoccupata, oggi non l'ho quasi praticamente sentito» racconto, imitando la sua posizione.

«Forse si è semplicemente addormentato» ipotizza. Tira fuori un pacchetto di sigarette e me ne offre una. Starei cercando di smettere, ma sento davvero il bisogno di fumarne una ora e quindi non rifiuto. Il primo tiro mi rilassa di già. «È mesi che non fumo» mormoro compiaciuta. Mi guarda stranito. «Il mio ragazzo è contro il fumo, dunque mi ha impedito di comprare sigarette. Forse l'unica cosa che ha in comune con Alessandro.»

«Ti capisco. Io ho provato a smettere ma ormai per me è impossibile» dice. «Ale mi nasconde le sigarette, ma le ritrovo sempre. Potremo fare un patto» dice poi. «Proviamo a fumare non più di cinque sigarette al giorno. Le fumeremo insieme, non più di cinque» mi propone. «Forse in questa settimana riusciremo a fumare di meno.»

«Affare fatto» rispondo. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo ed io ne approfitto per guardarlo bene. È inutile negarlo, è bello sotto qualsiasi luce o con qualsiasi espressione. Appoggio la testa al muro e chiudo gli occhi. «Perché il pugile?» la domanda esce spontanea e non so neanche per quale motivo l'ho fatta.

«E' molto più sensato di quanto appare» mormora. «Quando ero piccolo avevo problemi a gestire la rabbia, così ho conosciuto questa valvola di sfogo. Man mano che continuavo, la rabbia spariva e le mani erano più veloci. Feci qualche incontro per divertimento ma poi ha iniziato a fruttare parecchi soldi ed ho deciso di farlo come mestiere. E tu perché hai scelto la traduttrice?» chiede ancora.

«Lavoro richiesto, mi dava un buon stipendio. E poi perché, in generale, mi piace imparare le lingue» rispondo. La sigaretta è ormai quasi finita ed un po' mi dispiace, dopotutto però è il caso che chiami i miei amici e li riporti a casa, così da poter riposare quanto necessario. E non mi importa se è solo l'una del mattino. «Credo sia meglio cercare i ragazzi» butto la sigaretta a terra e la schiaccio con il piede.

Questione di Feeling // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora