Gimme a man (after midnight)

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2019



Il ragazzo camminava veloce leggermente piegato in avanti. Non poteva vederlo, ma giurava stesse scrivendo qualcosa al cellulare.
Indossava un giubbotto firmato, jeans attillati, anfibi alla caviglia, un cappello morbido che gli copriva appena la testa fino alle orecchie e uno zaino nero all'apparenza vuoto.
Era uscito poco prima dal complesso di appartamenti in una delle zone più malfamate di Cincinnati.

Stavano dietro a un pericoloso spacciatore da mesi, mesi passati a interrogare chiunque potesse dire loro dove trovarlo, con chi parlare o, ancora, che regalasse loro una testimonianza che non fossero i cadaveri dei cinque adolescenti morti per overdose causata proprio dalla droga tagliata male che quel tizio vendeva.

Arrivare direttamente al capo della banda non era semplice e non avevano ancora abbastanza prove che lo collegassero a quegli episodi e che, quindi, facesse avere loro un mandato. Dovevano farlo confessare, estorcere un'ammissione di colpa, fargli dire: "Si, è stata la mia droga a ucciderli." Ecco perché il ragazzo era essenziale.
Era lui il corriere. Poteva facilmente passare inosservato nei locali notturni, un ragazzino che poteva non destare sospetti presentandosi a qualche festa. Lo avevano seguito, avvicinato e arrestato cogliendolo sul fatto al momento della vendita; a quel punto lo avevano messo alle strette e il giovane aveva deciso di collaborare.
Gli avevano quindi sistemato sul petto un registratore e un microfono di dimensioni molto ridotte, così da poter sentire la conversazione all'interno della casa.
Erano in tre. I due adulti, di cui uno era il capo a cui stavano sotto e il loro giovanissimo aiutante.
Il ragazzo sembrava nervoso dal tono di voce. Mac poteva capirlo, far confessare degli omicidi a un criminale di quel calibro richiedeva tantissimo sangue freddo e preparazione che quel piccoletto appena maggiorenne non aveva. Eppure stava andando bene, erano tutti fiduciosi.

"Joyce e Mackanzie voi davanti, Nicholson e Makhale sul retro. State pronti, aspettatevi una reazione e non facciamo cazzate. Questa è la nostra occasione."

I quattro risposero in modo affermativo e presero posizione. Tirarono fuori le pistole e tolsero la sicura sentendosi immediatamente più protetti. Certo, indossavano un giubbotto antiproiettile sotto il bomber ma c'era sempre un fattore di rischio.
Aspettarono con pazienza il momento giusto fino a quando non ebbero ciò per cui erano venuti.

"Posso usare il bagno?" La voce di Steve, così si chiamava il corriere, li raggiunse chiara. Era il segnale concordato. Lui si sarebbero chiuso lì dentro così da non essere a rischio durante il loro intervento.

"Vai. E poi sparisci, hai già fatto troppe domande. Ti aspetto domani per il carico."

Mackanzie, a quel punto, bussò identificandosi. "Polizia di Cincinnati! Aprite la porta!"

La reazione fu immediata. Oltre alle urla, forti colpi di pistola risuonarono nella casa rivolti all'esterno. Gli agenti corsero a nascondersi per evitare di essere colpiti.

"Mac, uno è uscito dalla porta sul retro!" Urlò qualcuno.

"Vado io!" Si tenne basso, ma scattò subito e iniziò a correre dietro al sospettato. Era veloce quel maledetto, ma anche Mac lo era. "Piccolo pezzettino di merda, se ti prendo ti faccio male." Erano comunque complici in quegli omicidi e l'ultimo cadavere che avevano trovato era quello di una ragazzina di soli tredici anni. Scacciò l'immagine dalla mente mentre cercava di evitare i passanti. "Fermati, polizia di Cincinnati!" Chi era il cretino che aveva deciso che dovessero identificarsi sempre? Sentì i rumori di sirene poco lontani e sperò davvero che arrivassero in tempo. Dovevano prenderli tutti.

Quello che accadde subito dopo fu provvidenziale. Un auto saltò lo stop all'incrocio svoltando a sinistra e per poco non investì il ragazzo che fu costretto a fermarsi.

Unfamiliar - The missing pieceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora