XIII

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Bruton Street,
Londra
1 agosto 1833

«Che disdetta non aver potuto conoscere Mr. Edgerton. È un vero peccato che abbia abbandonato Londra pochi giorni prima del mio arrivo; avrei tanto voluto conoscerlo. E invece ora è tornato ad Highfield e chissà se avremo mai occasione di rivederlo. Lord Edgerton ha scelto un pessimo momento per passare a miglior vita.»

«Madre!» Sybil si portò una mano alla fronte. «Come potete dire una cosa del genere? Non credo che Lord Edgerton abbia avuto molta scelta sul proprio destino, e comunque non è appropriato parlarne in questo modo.»

La madre socchiuse gli occhi, fissandola. Era quell'espressione, quella che le rivolgeva un attimo prima della predica. Sybil trattenne il respiro, in attesa.

«Proprio tu mi parli di appropriato e non appropriato? Hai avuto la possibilità di legare a te Mr. Edgerton e non l'hai fatto. Eppure Mrs. Barnett ha detto che si tratta di un uomo piacevole e dalla conversazione brillante, molto apprezzato in società.»

Sybil non rispose. Era così da quando lei e Hugo erano arrivati a Londra e cominciava a non sopportarla più. Possibile che non riuscisse a trovare altri argomenti?

«Non so proprio come pensi di trascorrere la tua vita: esci pochissimo, devo obbligarti a partecipare ai ricevimenti e accetti a malapena gli inviti a danzare. Non esiste un solo giovanotto a Londra che tu abbia mostrato di apprezzare, nonostante ve ne siano molti di piacevoli e dal patrimonio tutt'altro che modesto: cosa stai aspettando? Credi forse che il tuo bell'aspetto durerà in eterno? Che troverai sempre gentiluomini interessati a te? È questo il momento di agire, sono stanca di ripetertelo.»

«E allora fate un favore a entrambe: non ripetetelo più.»

Sybil si voltò e uscì dalla stanza. Le unghie si conficcavano nei palmi delle mani strette a pugno e le orecchie erano ovattate e impossibilitate a udire con chiarezza le frasi che la madre le stava rivolgendo.

Era adirata, certo, non poteva essere altrimenti; ma Sybil era soddisfatta di averle detto ciò che pensava.

Salì le scale con un'andatura sconveniente e poco signorile ed entrò in camera sua.

Lucy stava riponendo alcuni abiti nel guardaroba.

«Per fortuna sei qui!»

Lei piegò appena il capo di lato. «Che cosa è successo, Miss Downham?»

«Quante volte dovrò ancora ripeterti di chiamarmi Sybil?»

Lucy abbassò lo sguardo. «Temo non mi venga spontaneo.»

«Eppure dovrebbe, soprattutto ora che sai che resterai con noi ancora poco.» Sentì formarsi un nodo in gola. «Queste giornate sono un vero inferno.»

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