XIV

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Walnut Park,
Hampshire
25 agosto 1833

L'estate si stava avviando alla conclusione. C'era qualcosa nel sole che glielo suggeriva. E lei si sentiva proprio come lui, pallida e malata, inconsistente e priva di un'identità certa.

Un fuoco le ardeva dentro e non aveva nessuno a cui parlarne. Non si era mai sentita tanto sola.

Il padre, unica persona di buonsenso della famiglia, era troppo impegnato a mettere in ordine i propri affari dopo il lungo viaggio per prestarle attenzione, e in ogni caso non sarebbe stato appropriato parlarne con lui.

Si alzò dalla panchina e cominciò a camminare costeggiando le aiuole. I giardinieri avevano fatto un ottimo lavoro, mentre era a Londra: i fiori erano più belli che mai e sarebbe stato meraviglioso passeggiare lì se tutto fosse stato diverso.

Si chinò, accarezzò con un dito il bocciolo di una rosa rossa e avvicinò il naso, assaporandone il profumo.

Solo qualche mese prima avrebbe sognato le avventure dei romanzi, immaginandosi protagonista di intrighi e trame complesse. Ogni albero, ogni ombra avrebbe aperto la porta a un mondo intero di possibilità.

Ma ora no. Gli alberi erano alberi, le ombre solo ombre. E il mondo un posto traboccante di ingiustizie, dove l'ipocrisia non si limitava a quella che aveva sempre osteggiato, ma cingeva ogni essere umano, a ogni livello, asfissiando ogni cosa.

Quanti, tra coloro che partecipavano agli eleganti ricevimenti serali senza fine, conoscevano le condizioni del popolo più povero?

Aveva sempre guardato gli aristocratici con disprezzo, ma ora si era aggiunto il sospetto, ed era sempre più difficile da celare. Se solo la madre avesse smesso di obbligarla a partecipare!

Si avviò verso casa, senza fretta, cercando di non pensare alla festa che l'attendeva la sera nella tenuta della signora Gillingham.

Un brivido la costrinse a sfregarsi le braccia. Tutto era cominciato proprio la sera in cui, dopo un ricevimento nello stesso luogo, aveva visto quei bagliori.

I bagliori che avevano dato il via alla sua avventura, così diversa da quelle che aveva sognato, e con un finale che non la vedeva più protagonista; ora era tutto in mano al padre e lei era tornata alla sua vita di ricevimenti e chiacchiere.

Una macchia scura la distolse dai suoi pensieri. Era un phaeton con ruote chiare e copertura nera, molto elegante; al traino, due Hackney dal manto baio. Non ricordava di averne mai visti di simili nelle vicinanze.

Affrettò il passo e trovò la madre all'ingresso, le guance imporporate e un'espressione soddisfatta e allegra. 

«Oh, Sybil, per fortuna sei qui!» Fece un passo verso di lei. «Lui è in biblioteca con tuo padre.»

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