capitolo quattro

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Non vedevo l'ora di esibirmi in puntata ma dovevo aspettare ancora una settimana nella quale dovevo perfezionare la coreografia. Elena era veramente gentilissima ed ero a dir poco onorata di poter ballare con lei e su una sua coreografia.

«Ci vediamo domani allora» mi disse una volta finita la lezione.

«Si, grazie mille Elena, ciaooo» le mandai un bacio volante e uscii dalla sala, andando in sala relax e provando un'altra volta la coreografia, la trovavo bellissima anche se parecchio difficile dato che non era il mio stile.

Appena entrai in casetta Maria mi chiese se potevo andare in camera mia.

Una volta arrivata chiusi la porta e posai il borsone sulla sedia nell'angolo della stanza.

«Tu una volta al mese fai le trasfusioni giusto?» mi chiese e io risposi annuendo, consapevole che poteva vedermi.

Purtroppo per la gravità della mia malattia dovevo fare una volta al mese trasfusioni di globuli rossi sani, poiché i miei avevano una forma che non andava bene e rischiavano di otturare i miei vasi sanguigni. Prendevo medicine di tutti i tipi ma l'unico modo per risolvere temporaneamente il problema erano le trasfusioni o per una cosa più radicale, quindi per risolverlo direttamente, un trapianto di midollo osseo, ma era molto pericoloso quindi momentaneamente avevo scartato l'opzione.

«Tua nonna ci ha dato il consenso di leggere la tua cartella clinica e quindi di conseguenza ne abbiamo segnata una per domani mattina presto. Prima che inizino le lezioni dovrai recarti in ospedale per il tempo necessario, ovviamente siccome non hai ancora raggiunto la maggiore età ci sarà un'auto che ti porterà e ti riporterà qui agli studi. Per la mattinata sarai esonerata dalle lezioni visto che la passerai in ospedale ma nel pomeriggio se te la sentirai potrai ricominciare» mi spiegò Maria e la ringraziai un numero infinito di volte prima di salutarla.

Presi il peluche che mi ero portata dietro, raffigurava un cerchio rosso con gli occhi e la bocca. Non andavo mai da qualche parte senza, l'avevo chiamato Anne, perché mi ricordava lontanamente il suono che aveva il nome della mia malattia. Me l'aveva comprato mia madre una volta uscite dall'ospedale per la mia prima trasfusione. Ormai aveva assunto un valore simbolico, rappresentava l'Anemia in tutte le sue sfaccettature.

"Parlaci" mi aveva detto mia madre una volta che le avevo fatto notare la somiglianza con i globuli rossi sani "Se non ti risponde vuol dire che ha pura di te, perché sei molto più forte di lei" sapevo che era solo il tentativo  di darmi forza e che non poteva rispondermi ma avevo comunque preso l'abitudine di avere lunghissimi monologhi con qualcosa che neanche vedevo, e una volta cresciuta continuavo a farlo, un po' per abitudine, un po' perché mi convincevo che potevo tenerle testa.

«Ehi Anne» sospirai iniziando a piangere «Come stai oggi?» attesi una risposta che ovviamente non arrivò per poi cercare di asciugare le lacrime che mi scendevano silenziose sulle guance.

«Domani ho la trasfusione sentito?» sospirai di nuovo lasciando che le lacrime calde mi solcassero il volto per scendere sul collo, bagnandomi la maglietta.

«Gigi avrei bis- che succede?» Christian irruppe nella stanza e si precipitò da me.

Mi scrutò a fondo per poi abbracciarmi senza dire niente, senza chiedere niente, perché l'aveva capito. L'aveva capito che ero rotta e spezzata, che ero distrutta e lacerata dall'interno. L'aveva capito che avevo qualcosa dentro, che si agitava e mi mangiava come un leone mangia la sua preda. Ma nonostante tutto non disse niente.

Mi cullò accarezzandomi la testa e lasciandomi dei baci tra i capelli, i quali mi facevano rabbrividire più di quanto avesse mai fatto il freddo in tutta la mia vita.

Luigi entrò e si precipitò anche lui da me, accarezzandomi la schiena «Che succede?» Chri scosse la testa per dire 'non lo so' e mi strinse ancora di più a se, come se non avesse voluto che mi toccasse nessun altro.

Mi staccai dall'abbraccio ancora singhiozzando e quando incontrai lo sguardo di entrambi cedetti, volevo dire loro che andava tutto bene, che non era niente, che piangevo perché mi mancava mia madre e perché era tutto nuovo, ma non ero mai stata brava a mentire e la tristezza nei loro occhi, nei suoi occhi d'oro mi spinse a confessare tutto.

«Soffro di anemia falciforme» sussurrai con la testa bassa, lo sguardo ancorato alle mie mani intente a torturarsi tra loro.

«Una volta al mese devo fare trasfusioni di globuli rossi sani altrimenti rischio di morire perché i miei vasi sanguigni si otturano» sputai tutto fuori con terrore e voce spezzata. Buttai la testa indietro e finalmente incontrai gli occhi dei due ragazzi, che appena mi video in quello stato mi abbracciarono entrambi, ancora una volta rimanendo in silenzio.

*

Mi svegliai presto, la casa era ancora silenziosa e il sole doveva ancora sorgere del tutto.

Mi alzai controvoglia, mi vestii con le prime cose che trovai e andai in cucina per fare colazione.

Mentre mangiavo una figura emerse dalle camere ancora assonata stropicciandosi gli occhi.

«Che ci fai sveglio a quest'ora?» chiesi continuando a sorseggiare il mio caffè.

«Volevo solo augurarti buona fortuna» la sua voce al mattino era qualcosa di indescrivibile, lo stomaco si raggomitolò su se stesso provocandomi una sensazione strana mai provata prima.

«So che per te è di routine, ma ci tenevo a farlo» cercò di sistemarsi i capelli sotto il mio sguardo attento, ed io lo guardai e basta. Lo guardai perché sapevo che era l'unica cosa che potevo fare, nonostante ne volessi fare altre mille, lo guardai perché non riuscivo a staccare gli occhi di dosso dalle sue lentiggini che sembravano il cielo stellato in una notte estiva e dalla pioggia d'orata del suo sguardo.

«Grazie» lo abbracciai, non so se per sbaglio o volutamente fece scivolare le sue mani sui miei fianchi, gesto che, neanche a dirlo, scatenò in me tremila sensazioni diverse, ma che per la prima volta apprezzai, beandomi del calore delle sue braccia.

«Ora torna a letto che dormi in piedi» gli suggerii e lui mi lasciò un bacio sulla fronte tornandosene in camera.

Sorrisi e basta, ripensando all'accaduto e accorgendomi che si era alzato per me. Un piccolo gesto, che nonostante non avessimo parlato più di tanto dimostrava che ci tenesse...

Spazietto autrice
Weeee. Come promesso secondo capitolo di oggi, un po' troppo triste secondo i miei gusti ma dopo aver visto il daytime di oggi è questo il mood. Spero comunque che vi sia piaciuto, alla prossima🤍

Shadows - Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora