capitolo diciotto

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«Ragazzi andate tutti in gradinata?» ci chiamò Maria e dovetti alzarmi dal mio comodo letto per raggiungere tutti gli altri.

Ci sedemmo sulle gradinate che erano state divise in tre parti per le tre squadre, al centro Pettinelli-Peparini ed ai lati Zerbi-Celentano e Cuccarini-Todaro.

Maria ci spiegò le regole del serale e poi ci lasciò andare, siccome non avevo lezione mi stesi sul letto di Matti, che ormai era diventato quello di Chri, così con le narici impregnate del suo profumo mi ripassò tutta la nostra storia davanti. Era appena cominciata e avremmo dovuto sopportare ostacoli ben più alti di quelli delle nostre prime litigate, speravo davvero con tutto il mio cuore che riuscissimo a farlo. Non avevamo litigato tante volte, anzi credo addirittura si potessero contare sulle dita di una mano e avanzerebbero, ma capitemi, era la prima volta che mi ritrovavo in quelle situazioni ed ero spaventata, avevo paura che tutto finisse così male, che non ci saremo più riappacificati e che tutto sarebbe andato a rotoli.

Ripensai alla nostra ultima litigata, avvenuta quando lui se ne voleva andare. Aveva iniziato a fare le valigie e non voleva ascoltare nessuno, o almeno così mi hanno detto; io ero a lezione, senza la più pallida idea di che cosa stesse succedendo. Quando ero rientrata in casetta Alex era venuto subito da me dicendomi «Devi andare subito da Chri, vuole fare una cazzata e devi fermarlo» lì per lì non avevo capito, ero stanchissima e i miei piedi chiedevano pietà, dato il pomeriggio passato sulle punte, ma appena varcata la porta della stanza verde, una volta visto tutti i vestiti piegati sul letto, le valigie aperte e il mio ragazzo che metteva a posto, la consapevolezza di quello che voleva fare mi aveva colpito come uno schiaffo in pieno viso, uno di quelli che ti lasciano il segno rosso della mano. L'unica cosa che fui capace di elaborare era che succedeva sempre tutto mentre io ero a lezione.

«Chri che cazzo stai facendo?» avevo posato il borsone a terra e avevo provato ad avvicinarmi a lui, ma appena si era girato mi aveva fulminato con lo sguardo mettendo una mano avanti per bloccarmi «Non cominciare anche tu, so quello che voglio fare e non mi farai cambiare idea» nonostante sapevo fosse fermo sulla sua idea e non avrebbe voluto che mi avvicinassi l'avevo fatto lo stesso, gli avevo poggiato le mani sulle spalle e l'avevo costretto a guardarmi «Adesso ascoltami, stai ragionando con impulsività, calmati, ragionaci, ragioniamoci insieme, possiamo risolvere tutto» all'inizio aveva preso un respiro profondo ad occhi chiusi ed io avevo pensato che mi avesse ascoltato e si sarebbe messo seduto, ma quando aveva aperto gli occhi, e li avevo visti carichi di tristezza, rabbia, disperazione, delusione e odio mi ero ricreduta in un nano secondo.

«No adesso ascoltami tu» si era liberato dalla mia presa e mi aveva puntato un dito contro, che per me era stato come se mi avessero poggiato una pistola fumante sulla tempia «Per te è tutto così semplice eh? La pupilla della Celentano, l'allieva modello, quella perfetta, che tanto se sbaglia lei va bene, perché la sua adorata maestra troverà un modo per elogiarla comunque, e tanto se le gare di improvvisazione vanno male non preoccupiamoci, la maestra ne metterà altrettante di tecnica classica, così poi tutti gli altri saranno in svantaggio, è facile così eh? Si molto, molto direi, ma sai per chi non è facile, per me, perché dopo Mattia sono nel bel mezzo di un crollo emotivo e tu, tu che avresti dovuto starmi accanto non hai fatto un bel niente e hai pensato sempre ai cazzo tuoi, sai che c'è? Sei proprio un'egoista del cazzo Asia» le sue parole mi avevano ferito, non immaginate neanche quanto, non mi piaceva mi si dicesse che ero egoista, soprattutto da lui, perché lui lo sapeva che avevo fatto di tutto, di tutto pur di stargli accanto e cercare di farlo star meglio. Le lacrime mi avevamo punzecchiato gli occhi e mi si era formato un groppo in gola, dovuto alla repressione del pianto che stavo trattenendo, lo ignorai e cercai di parlare senza che mi si spezzasse la voce «Perché tu credi che per me sia facile eh? Sai come mi sono sentita quando la Celentano ha messo quelle gare di tecnica? Una merda e tu lo sai bene, perché lo sai quanto odi sentirmi messa su un piedistallo» mi ero fermata per fare un passo avanti a lui e incatenare il suo sguardo col mio «E non provare mai più a darmi dell'egoista perché è l'ultima cosa che mi si può dire» la rabbia iniziale nella mia voce era completamente sparita, avevo usato un tono freddo, distaccato. Dopo qualche secondo passato a guardarci Maria aveva detto a Chri che c'erano i suoi genitori al telefono, così sbattendo la porta me ne ero andata.

«Oh eccoti, non ti trovavo» Carola entrò in camera e mi chiamò per andare a mangiare, così mi alzai la raggiunsi.

spazietto autrice
ciao gente, scusate l'assenza ma il blocco dello scrittore sembra che mi voglia bene, vabbè scusate anche per questo schifo di capitolo e nulla ciao ciao

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 01, 2022 ⏰

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