Mi svegliai con un mal di pancia atroce, siccome sapevo cosa sarebbe successo di li a poche ore o forse di meno mi preparai psicologicamente, l'unico punto a favore delle medicine che dovevo prendere era che almeno avevo il così chiamato 'mio periodo' sempre puntuale come un orologio svizzero, che felicità.
Dopo essermi riempita di antidolorifici vari e altre pasticche per alleviare il dolore mi preparai per andare a lezione, la prima dopo l'accesso al serale, quindi mi preparai psicologicamente anche a un incontro con la maestra. Nonostante quello che si possa presupporre su di lei avevamo un bellissimo rapporto, e per quanto potesse essere una stronza di primo livello si vedeva che ci teneva a noi. Però non si poteva mai sapere cosa avrebbe dovuto dirti.
Come previsto arrivai in sala e la trovai ad aspettarmi, guardai l'orologio e mi rincuorai quando mi resi conto che non ero in ritardo, la salutai e lei mi chiamò più vicina al plexiglas per parlare «Allora, Asia, so che già te l'ho detto ma ci tengo a ricordartelo: la maglia oro non deve essere un punto d'arrivo per te, ma uno di inizio, tu sei una ballerina molto sicura delle sue capacità, dei suoi traguardi e obiettivi, purtroppo questo per come sei fatta tu ti penalizza quando si parla di limiti, perché ognuno li ha, e tu lo sai bene, il tuo problema è che pretendi troppo da te stessa, avendo la base importante di tecnica, di linee e di tutto quello che serve ad una ballerina per avere la B maiuscola tendi a mettere il paletto più lontano della strada, non so se mi spiego» annuii, era un problema che purtroppo cercavano di risolvere e non era la prima volta che me ne parlava «Bene, ora mettiamoci al lavoro susu»dopo le sue parole -che ovviamente avrebbero dato filo da torcere ai miei pensieri, ma quello più tardi- iniziammo a lavorare.
Tornai in casetta solo per farmi un panino velocemente e sparii di nuovo in sala, lavorai con il maestro Montesso sulle coreografie, mi trovavo bene con lui, era molto schietto e diretto, non faceva giri di parole e diceva sempre tutto quel che pensava, sempre nel limite del rispetto e dell'educazione.
«Asia no, sei fuori tempo, sbagli proprio l'inizio» mi disse una volta che mi bloccai su un passo, che era anche abbastanza facile, ma proprio non mi riusciva, detti la colpa al maledetto ciclo.
«Un secondo e riprovo subito» mi appoggiai sulle ginocchia col fiatone, la mia pancia ormai era a quel paese dai crampi e rischiavo di svenire da un momento all'altro se non mi fermavo un secondo. Mi alzai e tutto si fece scuro, senza che me ne accorgessi ero seduta per terra con la testa che mi girava.
«Stai bene?» chiese il maestro girandosi, forse per il tonfo forse per il profondo sospiro che avevo tirato «Sisi, è solo un giramento di testa, niente di che» mi rialzai e mi rimisi in posizione per provare «No Asia ferma, tra cinque minuti finisce la lezione, si vede che non stai bene e se ti gira la testa vai in casetta e riposati, non succede nulla se vai pochi minuti prima» fossi stata meglio avrei protestato e impuntato i piedi per restare, ma ero talmente stanca che mi levai velocemente le punte, salutai il maestro e quasi corsi in casetta, avevo un bisogno assurdo di prendere altri antidolorifici, altrimenti sarei scoppiata.
Passai davanti alle gradinate dicendo un 'ciao' generale, senza accorgermi che erano tutti lì, e mi diressi in camera, chiudendomi in bagno e iniziando subito a spogliarmi per buttarmi sotto la doccia.
Uscii più stanca di prima, come sempre avevo messo l'acqua troppo calda e mi aveva abbassato la pressione, mi vestii con le prime cose che vidi stese sul mio letto e strascicai i piedi verso la cucina.
«Asiettaaaa!» mi sentii chiamare mentre mescolavo l'acqua con lo zucchero per alzarmi la pressione, visto che altrimenti sarei svenuta seduta stante.
«Oi dimmi» arrivai sulle gradinate e mi sedetti vicino a Luigi, appoggiandomi alla sua spalla e chiudendo gli occhi.
«Stiamo facendo le ipotesi per le squadre del serale, te che dici?» la Queen Mary ci aveva spiegato che i professori di canto si sarebbero uniti a quelli di ballo, formando così le squadre, esattamente come l'anno prima.
«Secondo me, Zerbi-Celentanto e Todaro-Cuccarini sicuro, quindi rimangono Peparini-Pettinelli» spiegai, Maria ci aveva detto che si sarebbero uniti per affinità di stile e insegnamento, praticamente Zerbi-Celentano erano uguali, solo copiati uno nel canto e uno nel ballo, Todaro-Cuccarini uguale e poi rimanevano le altre due, che l'anno passato avevano fatto una bella squadretta, quindi potevano funzionare.
«Ti immagini siamo in squadra insieme» mi disse Luigi sorridente, gli sorrisi di rimando appoggiandomi ancora di più a lui, che mi abbracciò «Sarebbe fighissimo» avevamo legato tanto, mi era stato accanto dopo l'uscita di Matti e aveva capito la solitudine che ogni tanto si impadroniva di me. Mi aveva spinto a parlare senza mai darmi la sensazione di pesare e gliene ero davvero grata, speravo che presto sarei riuscita anche io a farlo parlare, perché di cose da dire ne aveva tante ma aveva paura di pesare sugli altri e questo mi dispiaceva e non poco.
Cenai quasi addormentandomi sul piatto, cercai di lavare i piatti ma Sere mi liquidò immediatamente, vedendo che ero troppo stanca per riuscire a fare qualcosa di sensato.
La verità è questa, avere il ciclo sfinisce, nulla di più nulla di meno, poi con tutti i crampi e dolori vari, mettiamoci anche una giornata di lezioni con la Celentano e Montesso, l'inferno in parole povere.
Quando entrai in camera trovai Christian seduto a gambe incrociate sul mio letto, mi resi conto solo in quel momento che non gli avevo ancora rivolto la parola da quella mattina e i sensi di colpa si impossessarono di me.
«Chri» sussurrai quando mi accorsi che era triste, immaginai fosse colpa mia e mi sentii uno schifo «Mi eviti?» le sue parole mi ferirono, non volevo mi reputasse una persona così orrenda, è vero l'avevo evitato dal nulla tempo prima, ma non avevamo quel tipo di rapporto e ora come ora non l'avrei mai fatto, soprattutto senza dargli spiegazioni.
Mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe e gli accarezzai il viso dolcemente «Piccolo no, non ti sto evitando, è stata una giornata stressante e non ho avuto tempo di parlare con nessuno, scusami davvero» mi abbracciò e poggiò la testa sul mio petto, lo sentii sorridere «Com'è che mi hai chiamato?» arrossii di colpo, non ci eravamo mai dati soprannomi e ad essere sincera mi sentivo una cretina ad averglielo affibbiato, cercai di dire qualcosa ma ero talmente in imbarazzo che aprii la bocca e la richiusi subito.
«Mi piace» interruppe il silenzio e sperai che il rossore sulle mie guance se ne fosse andato, nonostante le sentissi ancora bruciare.
«Dovresti chiamarmi così più spesso» si staccò dall'abbraccio e unì le nostre labbra in un bacio dolce.
Si sdraiò sul letto trascinandomi con sé, continuando a baciarmi e spostando le mani sui miei fianchi «Dormi con me stasera» sussurrò quando ci staccammo, annuii felice e lo abbracciai di nuovo. Andava ancora tutto bene.
•spazietto autrice•
Wee raga, so che sto sparendo e vi chiedo scusa, ho molto da fare con la scuola, penso possiate immaginare e capire, ma tralasciamo che non voglio parlare di questo. Sto cercando di scrivere il più possibile è più tempo possibile nonostante in dieci giorni abbia trovato il tempo solo ieri e oggi, quindi scusate se il capitolo lascia un po' a desiderare ma non l'ho riguardato come volevo. Voglio comunque pubblicarlo per mandare avanti la storia, tanto so che poi farò una revisione totale alla fine.
Mi sento di spendere due parole per le eliminazioni, devo dire che quella di Luca ha fatto molto male, detto sinceramente non me lo aspettavo, sapevo che non sarebbe stato il vincitore ma per me era indubbiamente da finale, e qui mettiamo il punto perché sennò scoppio a piangere again. Dico qualcosa anche su Nunzio perché è proprio fresca fresca e ci tengo, lui mi sta simpaticissimo e ammetto che ha fatto fare molte visual al programma, infatti soprattutto l'ultima volta penso (detto proprio nella sincerità più assoluta) l'abbiano lasciato più per quello che per altro, ma io sono di parte perché preferivo di gran lunga Luchino, ma vabbè. Sono sicura riuscirà a raggiungere i suoi traguardi e gli auguro tutto il bene, detto questo, me ne vado a dormire perché anche oggi è un'ora indecente, ciao ciao belli🤍ps. scusate gli eventuali errori ma non ho riguardato bene
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Shadows - Christian Stefanelli
Fiksi Penggemarómbra {óm-bra} - Zona oscura, o di minore luminosità, della superficie di un corpo.