capitolo quattordici

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Registrazione ventiduesima puntata

Il serale era un sogno. Tutti volevamo arrivarci e tutti avremmo lottato con le unghie e con i denti, ma qualcuno era stanco di lottare ed era distrutto. Penso sappiate perfettamente di chi sto parlando.

Mattia era uscito un giorno di febbraio, per una microfrattura al piede, eravamo distrutti, sia io che lui e avevamo dovuto aggrapparci e sostenerci a vicenda.

Quando ero rientrata in casetta non capivo assolutamente niente, piangevano tutti e c'era Matti che stava facendo un discorso singhiozzando, Chri era peggio della fontana di Trevi; appena l'avevo visto ero corsa subito da lui chiedendogli spiegazioni e lui aveva indicato il ballerino di latino, così ero andata da lui, che mi aveva abbracciato.

«Matti ti prego mi puoi spiegare che succede?» avevo chiesto, mentre lui continuava a singhiozzare rumorosamente «Devo andare via. Per il piede. Torno il prossimo anno».

Mi era crollato il mondo addosso.

Le lacrime immediatamente mi avevano bagnato il volto, ero scoppiata in un pianto disperato mentre cercavo di aggrapparmi al ragazzo che ancora mi stava abbracciando.

«No Matti, no, ti prego, per favore, no» avevo continuato a singhiozzare ancora e ancora, ed era stato costretto a prendermi in braccio per andare a fare la valigia.

Non avevo smesso di piangere un secondo, e quando l'avevo abbracciato per l'ultima volta avevo cercato di inspirare il suo profumo, mi sarebbe mancato, ci aveva lasciato un sacco di vestiti, sia a me che a Chri «Così non vi dimenticherete di me» aveva detto, ma i suoi vestiti non erano lui, e niente e nessuno l'avrebbe rimpiazzato.

«Ora devi badare a lui, so che tu ce la farai. Tu non ti appoggi mai completamente a qualcuno, solo a te stessa. Ma lui no, lui si perderà e la sua luce si spegnerà, e non ti chiedo di far sì che non accada, ma tienigli la testa a posto per me, ti prego» le sue parole mi avevano frullato in testa per giorni, e continuavano a farlo, ci avevo provato, ci avevo provato davvero, ma Mattia aveva ragione.

Christian si era spento, era questa la verità, non trovava più la voglia di ballare, non si sentiva più bene. Aveva anche pensato di tornare a casa, e a quel punto avevo capito di aver fallito; avevo cercato di trattenerlo, tutti l'avevamo fatto, Alex, Aisha, Gio Montana -uno dei nuovi allievi entrati a mio avviso troppo poco prima dell'inizio del serale- e poi Albe, Caro, Sere, anche la stessa Maria, e i suoi genitori, Raimondo, tutti.

Ce l'avevamo momentaneamente fatta, e lui stava ritrovando la luce, ma a lui mancava qualcos'altro, gli mancava il suo punto fisso, il suo compagno, il suo fratello. Per quanto ci fossi io, non si sarebbe mai appoggiato su di me come aveva fatto con Mattia, lo sapevo. Mattia per lui rappresentava la famiglia, e per lui la famiglia era la cosa più importante, io ero tutto un altro mondo. Ed era per questo che mi sentivo sola, di nuovo; ero sempre stata sola, ma nella casetta di amici, in quella pseudo realtà, ero riuscita a trovare delle persone che mi avevano fatta sentire a casa, amata e desiderata, ma soprattutto mi avevano fatto stare bene.

Il rapporto mio e di Christian non era cambiato, sapevamo di amarci come non mai e andava bene così. Ma la solitudine purtroppo è qualcosa che si insinua nelle ossa, nella carne e nel cervello, e ti consuma, piano piano. La solitudine è un'ombra, ti segue, ovunque vai, sempre. Ti giri, e lei è lì, che ti guarda, esattamente come tu guardi lei, con l'unica differenza che lei ti mangia, ti sgretola.

La vita era stata dura con me fin da quando ero venuta al mondo, anche solo per il fatto di non avere una famiglia normale, e poi c'erano le mie condizioni fisiche, per farla breve uno schifo. Mio nonno soffriva di anemia, questo lo aveva ucciso, lo stesso motivo per il quale rischiavo di morire io, e mio padre se ne era andato, senza neanche vedermi mezza volta. Mia madre era uno spirito libero e l'avevo dovuta lasciar andare, mi rimaneva mia nonna, simpaticissima e ancora in una splendida forma, e aveva dovuto farmi da madre, da nonna, da nonno e da padre, per me lei era tutto.

Shadows - Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora