capitolo undici

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«ASIA DOVE CAZZO SEI FINITA!!» mi urlò Sere in preda all'ansia, mentre aiutavo Chri e Matti a sistemare le decorazioni per il disco d'oro di Luca.

«Che c'è Sere? Sono qui dietro di te» non ne potevo più di sentir urlare, ero reduce da una lezione di classico con la Celentano e la sua specialità era proprio urlare sopra la musica come se non ci fosse un domani, oltre che a farti spaccare i piedi come poche, ovviamente.

«Dove è finita la torta? Dobbiamo metterla in tavola» si calmò un pochino, era più in ansia di tutti per quella situazione. Ci teneva tanto a Luca nonostante tutte le litigate per le pulizie e quant'altro.

«Sere l'ho messa in tavola io, è tutto okay tranquilla» risposi sfinita e mi sedetti su una sedia fissando la roba da mangiare.

«Non vincerai» assottigliai gli occhi mormorando al cibo che mi tentava da quando Luigi l'aveva messo in tavola. Si quando sono stanca inizio a blaterare cose senza senso.

«Ma che fai parli anche col cibo adesso?» mi raggiunse Matti sedendosi vicino a me, colsi l'occasione e mi appoggiai completamente a lui.

«Sono stanca Matti, ho i piedi morti» dissi agitando i piedi, la maestra mi aveva fatto fare lezione tutto il giorno sulle punte, non che non ci fossi abituata, ma le sue lezioni erano talmente stancanti che mi facevano male muscoli che non sapevo neanche esistessero.

«Dopo posso parlarti?» mi preoccupai immediatamente, ma cercai di non darlo a vedere, non mi aveva detto niente ieri alla fine, ma quel che mi aveva riferito Sissi sembrava aleggiare tra noi come se lui avesse saputo.

«Si Tia, ma dopo la festa di Luca, lasciami tempo per riprendermi un minimo e mangiare, così sarò in grado di fare almeno un discorso sensato».

«Va bene piccolina» in quel momento arrivò Luca e tutti ci alzammo in piedi per salutarlo e festeggiare.

Aspettavo la fine della festa con un groppo in gola, ero spaventata da quel che il ballerino avrebbe potuto dirmi, in più Chri si era chiuso in camera e non potevo raggiungerlo. Perché? Semplice, ogni volta che provavo a lasciare la stanza qualcuno mi ripescava riportandomi in cucina.

La festa finì con Luca che lanciò un palloncino in cielo come buon auspicio, tornammo tutti in casa e mi si avvicinò Mattia «Puoi andare in camera mia intanto? Io arrivo subito» annuii ed entrai nella stanza verde, dove i miei occhi si illuminarono alla vista del ballerino di hip hop che dormiva beatamente.

Mi accovacciai vicino al suo letto accarezzandogli il viso e soffermandomi sulla guancia, accarezzandola con il pollice. Senza aprire gli occhi mi cinse la vita con un braccio e mi trascinò con lui sul letto.

«Ehi Chri» sussurrai abbracciandolo e appoggiandomi al suo petto, ascoltando i battiti accelerati del suo cuore.

«Ehi» cadde il silenzio, l'ennesimo che condividevamo, ma quello era diverso. C'era qualcosa nell'aria che non riuscivo a interpretare, e non sembrava niente di buono, come quando in una giornata estiva inizi a vedere il cielo oscurarsi in lontananza e senti il rimbombo lontano dei tuoni, non sai se effettivamente arriverà o no, e rimani col dubbio finché non succede...

«Stai bene? Sei pallido» annuì e bussarono, mi alzai dal suo corpo per andare ad aprire, ma quando fui in piedi sentii le mani del ragazzo posarsi sui miei fianchi.

«Non ce la faccio più» mi girai trovandolo seduto sul letto che mi guardava con gli occhi di chi è rimasto ferito da qualcosa.

«A fare cosa?» posai le mani sulle sue spalle e lui continuò a guardarmi, si alzò e dovetti alzare leggermente la testa per mantenere il contato visivo.

Shadows - Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora