8. Le lucciole sono luminose in Autunno

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-Voi non dovete avere paura di tentare. Di buttarvi, di credere in voi stessi. È la paura di sbagliare che non fa vivere. Dovete gettarvi dai dirupi e dispiegare le vostre ali -.

Il professore di disegno dal vero camminava tra i cavalletti posizionati simmetricamente nella sala.

La luce bassa accarezzava le tele imbrattate, mentre la voce profonda di Alessandro era accompagnata dal rumore dei carboncini che strusciavano contro la superficie come un fruscio di foglie nel vento.

Manuel era nudo davanti a tutti: la luce lo colpiva come quel lontano primo giorno, proiettando ombre profonde sulla parte del viso in penombra.

Simone questa volta lo guardava senza imbarazzo. Un filo trasparente collegava le pupille dei due. Quel corpo l'aveva sfiorato con delicatezza, l'aveva toccato. La sua pelle, un tempo così remota, poteva ancora sentirla sotto i polpastrelli. Morbida.

- Non dovete pensare: io non sarò mai come Raffaello. Perché lui era proprio come voi. Giovane, spaventato... Voi dovete essere come lui, ma dovete essere anche meglio di lui -.

Il professore si posizionò per un attimo a fianco a Simone, rubandogli l'attenzione. Ma solo per un momento. Gli lasciò una pacca incoraggiante sulla spalla e, un passo dopo l'altro, raggiunse il cavalletto di Chicca accanto al suo.

Simone tornò a guardare Manuel che non aveva smesso neanche un secondo di scrutarlo. Non era importante il fatto che ci fosse Alice in prima fila a tentare disperatamente di cogliere la sua attenzione accavallando le gambe e spostando i capelli ricci da una parte all'altra senza un motivo apparente. Manuel vedeva solo Simone.

- Raffaello, un ragazzo tanto giovane che ha realizzato la Stanza della Segnatura appena giunto a Roma, perlopiù sconosciuto e circondato da tanti artisti rinomati. Lui si è gettato, e indovinate? Tutti gli altri sono stati licenziati - Alessandro enfatizzò l'ultima parola scandendola lentamente.

A Simone sfuggì un sorriso al ricordo della mattinata passata al museo solo una settimana prima. Pensò a tutte le cose che erano cambiate in quel lasso di tempo così breve.

Dall'appuntamento ai Vaticani tutti i giorni Manuel aveva bussato alla porta di Simone allo stesso identico orario.

Simone non l'aveva notato subito, ci aveva fatto caso solo la terza volta che era accaduto.

Il quarto giorno aveva notato come fosse diverso il suo nome pronunciato dalle labbra di Manuel dopo aver fatto l'amore.

Il quinto giorno aveva capito che il ragazzo gracile che giaceva nel suo letto adorava farsi accarezzare i capelli mentre fingeva di dormire, tradito da un sorriso beato che non riusciva a nascondere sotto l'accenno di barba incolta che stava lasciando crescere.

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