Tutta la casa era stata tirata a lucido dai due amici.
All'inizio Simone aveva opposto resistenza, ma poi si era lasciato convincere che mettere ordine l'avrebbe aiutato. Avevano impiegato un'oretta per pulire tutto e l'aspetto curato dell'appartamento, contrariamente alle sue aspettative, aveva trasmesso un po' di serenità al ragazzo.
Dopo aver mangiato una pizza insieme, questa volta buttando subito il cartone, Simone lanciò uno sguardo all'orologio.
21:50
Non cenava in compagnia di qualcuno da parecchio tempo. Gli ultimi mesi della sua vita li aveva passati a mangiare in silenzio cibo freddo ascoltando passivamente le notizie alla TV. Qualche parola veniva indirizzata di tanto in tanto ad uno dei gatti che saliva sulla penisola della cucina a passi lenti e miagolando. Ma nulla di più.
Quella sera di fronte a lui si trovava una ragazza dall'aspetto eccentrico intenta a mangiare voracemente la sua pizza bollente, rischiando di scottarsi la lingua. Dopotutto Chicca era fatta così, non riusciva proprio ad aspettare.
Simone sorrise sinceramente guardando l'amica ignara delle sue attenzioni. E così la serata passò, tra una risata e l'altra, alleggerendo l'animo del giovane ragazzo.Quando l'orologio segnò le 22:50, Chicca sobbalzò dalla sedia e si asciugò la bocca con un fazzoletto afferrato al volo in cucina.
- Ti devo lascià Simò, ho detto ai miei che sarei tornata per cena e non li ho nemmeno avvisati - disse, bevendo l'ultimo sorso della coca cola lasciata nel bicchiere.
- Però stai tranquillo, ora che so dove abiti non ti lascerò nemmeno un attimo di tregua -.
- Ho paura allora - rispose Simone con tono sarcastico.
Il ragazzo l'accompagnò alla porta, dove si salutarono con un abbraccio.
- Per qualsiasi cosa, mi devi chiamare per qualsiasi cosa, mi raccomando -, gli toccò la punta del naso per poi allontanarsi.
Si avvicinò all'ascensore, pigiò sul pulsante, poi si voltò a guardare di nuovo Simone con un sorriso. Sparì oltre il muro del corridoio una volta aperte le porte.
Il ragazzo tornò nel suo appartamento e chiuse il portoncino con la chiave, pronto ad inserire l'antifurto per andare a dormire. Era stanco, era stata una giornata emotivamente destabilizzante.
Quindi si avviò verso il centralino per inserire il codice ma il rumore indeciso di un campanello lo fece tremare. Simone pensò immediatamente a Chicca. Doveva essersi dimenticata qualcosa.
- Un attimo - biascicò, quando il campanello suonò di nuovo, questa volta più insistentemente, - ora arrivo -.
Simone si avvicinò alla porta strusciando le sue ciabatte sul pavimento, raccolse le chiavi che si trovavano nel porta oggetti all'ingresso e le fece girare nella serratura.
- Non ce la facevi proprio senza di...-.
Le parole gli morirono in bocca.
Non riuscì più ad articolare alcuna frase quando nel corridoio del suo appartamento, fuori la porta, non ci trovò Chicca, ma un ragazzo dai capelli disordinati e gli abiti messi alla meno peggio. Aveva l'aspetto frettoloso di uno che aveva preso una decisione improvvisa. Dopotutto, era stato proprio così. Il corpo di Manuel si era mosso in automatico, senza che fosse nelle piene facoltà per farlo.
Simone pensò tante cose in quei pochi istanti di silenzio. Il suo sguardo implorante fu una sfumatura nuova che il ragazzo assaporò accuratamente
Perché era a casa sua a quell'ora? , fu il suo secondo pensiero.
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Carboncini
General Fiction[...] «Gnossienne No. 1 di Erik Satie partì in quel momento. Simone si avvicinò lento al ragazzo: le ciglia lunghe accarezzavano il suo volto rilassato, il respiro era lento e profondo, i capelli gli ricadevano sulla fronte. Simone lo osservò per q...