4. Gnossienne No. 1

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- Ma a che stai a pensà Simò? -.

Una foglia leggera si staccò dall'enorme albero sopra le loro teste finendo tra i suoi ricchi. Solo in quel momento si rese conto di essere finito in una bolla isolata da tutti. Simone si voltò a guardare la ragazza pieno di confusione.

- Cosa? - chiese stordito. Chicca accennò un sorriso malizioso e si sistemò meglio sulla panchina.

Era mezzogiorno, il sole si intravedeva tra le numerose nuvole che facevano a gara tra di loro per occupare il cielo. I due ragazzi avevano deciso di approfittare delle ultime giornate calde dell'anno e avevano pensato di pranzare insieme nel cortile dell'Accademia.

- Ma come cosa? Te ne stai lì, zitto, n'hai detto 'na parola oggi. Ma se po' sapè che c'hai? È 'na settimana che fai lo strano -.

- Non faccio un bel niente. Sono solo un po' stanco. Sto lavorando molto -.

La ragazza ruppe il tacito accordo che era stato stipulato tra i due, e, nonostante la postura rigida del compagno, continuò a curiosare in quel terreno arido e isolato.

- A lavoro, eh? Ma non è che te sei trovato 'na pischella? Sta pieno de ragazze dove lavori te -.

Simone alzò gli occhi al cielo e si voltò dandole le spalle.

- Ma che pischella e pischella. Ma chi le deve guardà e pischelle -.

Chicca rise divertita e, colpendolo al braccio con un pugno, chiese - Ao ma vuoi vedè che sei gay? -.

Simone si voltò e la guardò dritto negli occhi. Il suo sguardo era severo. Per un attimo sentì fermarsi il sangue nelle vene. E quando riprese a muoversi una botta improvvisa fece capolino nel suo petto, mozzandogli il fiato.

Serrò la mascella e a denti stretti sussurrò - E anche se fosse? Che problemi avresti? -.

Chicca, la bocca ancora spalancata in un sorriso, si rese conto con ritardo della situazione che aveva creato.
Nonostante l'improvviso distacco che aveva imposto Simone, allungò una mano su quella del ragazzo seduto accanto a lei.

- E che problema dovrei avè? Peccato solo perché ce volevo provà io con te - e, detto questo, gli allungò un bacio sulla guancia.

Si guardarono con affetto, gli occhi lucidi. Chicca gli scombinò i capelli e fece cadere la foglia che era rimasta incastrata tra i ricci castani. Si alzò di scatto, posizionandosi di fronte a lui, e poggiò con enfasi teatrale le mani sui suoi fianchi.

- Mbé? Chi è sto pischello? -.

Simone si sentì sollevato. La presenza di Chicca stava iniziando a piacergli sul serio. E aveva avuto il timore che rivelarle la sua sessualità avrebbe potuto portarla ad allontanarsi. Non poteva sopportare un altro abbandono.

Nonostante il loro rapporto fosse rimasto in superficie, avere una persona a fianco a riempirgli le ore era stato di vitale importanza per Simone. Per non impazzire del tutto. L'aveva aiutato a restare saldo con i piedi al suolo, a non smarrire il senso di realtà che si era decostruito mesi prima.

Chicca gli stava insegnando ad essere di nuovo un ragazzo, a divertirsi. Gli stava mostrando che la vita poteva essere anche bella.

Simone capì che avrebbe potuto raccontarle di Manuel. Capì che forse Chicca, nel suo castello inespugnabile, ci poteva entrare.

- Se te lo dico, ti prego, promettimi di non ridere di me. Perché so che sono un idiota a fare pensieri simili -.

Si sentiva leggero come non si era sentito per tanto tempo. Finalmente riusciva a percepire di nuovo la vita nel suo corpo.

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