14. Dark Hope: Origin - Part I

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I know you think
that you know me
But you ain't even see
my dark side
This is for you only
So baby, do it right♪

•••

Your Pov:

-Ti senti più rilassato adesso?- chiesi, rientrando nella sua stanza dopo essere andata in bagno per concedermi un minimo di decoro ed essere passata in camera mia per un veloce cambio di indumenti.

Dabi era sdraiato supino sul suo letto solo con i jeans neri a vestirlo, il braccio destro poggiato sulla sua fronte ed il volto rivolto verso il soffitto.
La finestra era stata aperta, affinché l'aria gelida autunnale entrasse per lavare via l'odore del sesso.

Come richiusi la porta dietro le mie spalle, spostò gli occhi verso di me senza dire nulla, guardandomi per alcuni secondi per poi muoversi di qualche centimetro, fino a toccare il muro.

"Oh."
Sgranai gli occhi trattenendo il respiro, capendo cosa avesse appena fatto.
Il mio corpo mosse un passo verso il suo letto, per poi restare fermo, incerto che avessi travisato le sue intenzioni.

Uno sbuffo proveniente da quella direzione mi confermò che, invece, avevo capito benissimo.

Senza dire una parola mi adagiai sul materasso accanto a lui, girandomi su un fianco per evitare che le mie ali troppo ingombranti prendessero tutto lo spazio.
Anche per questo, detestavo i letti a una piazza e mezzo presenti nelle nostre stanze. A malapena entravo io con le mie ali, figuriamoci stare nello stesso letto con... lui.

Rimasi in quel modo, a guardarlo in silenzio. I lineamenti del suo volto erano stanchi, ma non di una stanchezza fisica, c'era qualcosa di più. Qualcosa della sua essenza che ancora sfuggiva alla mia comprensione.

Istintivamente, la mano che non riposava al di sotto della mia guancia, si mosse fino a toccare una ciocca dei suoi capelli corvini.
La cosa lo sorprese un po', ma nonostante l'espressione leggermente infastidita non la scansò.
Mi sembrò come...

"... se stesse cercando di lasciarmi avvicinare."

Fui io stessa a ritrarre le dita, facendogli volgere lo sguardo finalmente verso di me.

Presi un bel respiro profondo, il più profondo che avessi mai preso, prima di raccontare ciò che mi distrusse, ciò che mi mostrò la vera natura del mondo.

Questa, è la storia di come nasce un villain.

-Mia madre è stata la mia insegnante, fino all'età di 9 anni- iniziai, chiudendo gli occhi per rievocare tutti quei pomeriggi passati sui libri con lei.

-Il mio quirk mi imponeva una condizione troppo instabile per poter vivere come una ragazza normale. Così finii per imparare tutto ciò che c'era da sapere sul mondo chiusa dentro le mura di casa. Ma nonostante mia madre mi istruisse a dovere, c'era sempre quella distrazione fissa, nella mia testa.-

Il mio sguardo si perse nel buio della mia testa, richiamando alla memoria pensieri nostalgici, dolci come il miele e allo stesso tempo amari come il caffè nero.

-Il sangue?- mi domandò curioso, riportandomi con i piedi per terra.

Riaprii gli occhi, per scrutare dentro ai suoi, facendoci un tuffo dentro.
-Il cielo.-

Già. Il cielo. Come il canto di una sirena, quello sconfinato oceano d'aria mi chiamava a sé, a tutte le ore del giorno e della notte.
-Quando non studiavo o non facevo pratica su come controllare la mia sete, stavo in piedi davanti alla finestra per ore, finché braccia e gambe erano così stanche da iniziare a tremare.-

𝑺𝒖𝒑𝒓𝒆𝒎𝒂𝒄𝒚 || 𝑫𝒂𝒃𝒊 𝒙 𝑽𝒊𝒍𝒍𝒂𝒊𝒏 𝑹𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora