7| Dialogo

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Aveva alzato la testa, respirando profondamente per non perdere quel briciolo di autocontrollo che gli era rimasto. Lui era una persona razionale e ragionevole e di certo non sarebbe stata una ragazza egocentrica a mandare in frantumi tutto quel sistema complesso che si era costruito.

"Penguin sta pulendo la sala operatoria. Bepo e Shachi, invece, l'esterno del sottomarino. Tutti gli altri sono alle prese con il bucato e la sistemazione delle armi" le rispose, facendole capire che l'unica che non stava facendo niente da tutto il giorno, era proprio lei.

"L'unica che non sta facendo niente sei tu. La Camomilla ha bisogno di essere controllata molte volte al giorno e se-"

"Va bene, va bene!" Ambra si alzò dal divanetto di pelle. Guardò con sguardo un po' annoiato il capitano e si diresse in silenzio verso la serra, ma un sorrisetto comparve sulle sue labbra. Stranamente si sentì più leggera e in battito di ciglia quei ricordi che la stavano tormentando da tutto il giorno, sparirono.

"AVANTI CAPITANO DATTI UNA MOSSA" tornò indietro, lo prese per un braccio e iniziò a correre e ridere, come se fosse una bambina che inseguiva il camioncino dei gelati.

Dall'altra parte del corridoio, i tre pirati più ficcanaso nella storia della pirateria videro l'intera scena, quasi a rallentatore. Nessuno dei tre aveva il coraggio di commentare ciò che avevano visto. Non era strano il modo in cui Ambra avesse iniziato a correre improvvisamente ( a quello ci erano già abituati ormai), ma non si aspettavano che il loro capitano, QUEL CAPITANO, le avesse consentito di trascinarlo, senza replicare.

"Saranno tornati insieme?" Penguin si avvicinò ai due amici, sussurrando queste parole, per paura che lo potessero sentire.

"Ma loro non sono mai stati insieme! Però, sembra che la loro crisi sia comunque finita" aggiunse Shachi.

"Vado a chiederlo al capitano" avanzò Bepo.

"NO NO MA SEI IMPAZZITO PER CASO ?!" i due pirati si attaccarono a lui, fermandolo prima ancora che potesse fare un passo e rendere pubbliche le loro teorie.

Intanto, i diretti interessati si erano già messi al lavoro nella serra. Avevano raccolto i fiori e adesso non restava che dividere i petali, per iniziare a preparare un infuso, che lo avrebbero poi conservato in alcune boccette in caso di necessità.

Una volta che terminarono la divisione dei petali in silenzio, Trafalgar gli fece calare nell'acqua bollente alla quale aveva , in precedenza, aggiunto alcuni ingredienti. Non disse nulla quando Ambra rimase lì a curiosare. E questo sembrò un po' strano alla ragazza che aveva paura di recargli fastidio.

E per spezzare il silenzio, decise di rinunciare per una buona volta al suo orgoglio e ascoltare il suo cuore che quel giorno ne aveva avuto abbastanza di brutti momenti trascorsi a ricordare. "Scusami se ti ho dato molto fastidio. Può sembrare strano, ma prima di vivere in questo sottomarino anche io avevo pochissimo tempo per me e dormivo poche ore" gli sorrise chiudendo gli occhi, in espressione ancora un po' malinconica " e solo che, tu sei fortunato. Hai un luogo in cui vivere, delle persone che ti vogliono bene e che farebbero di tutto per farti rilassare anche per qualche ora in più"

Glielo disse sinceramente, senza farli intendere che era lei stessa a volergli regalare quei momenti per prendersi cura di se stesso e , perchè no, magari scroprire qualche hobby. Ma qualcosa di buono era riuscita a farla con quelle parole. In qualche modo era stata in grado di fargli aprire gli occhi, facendogli vedere qualcosa che probabilmente dava per scontato, ma che aveva faticato ad avere. Ricordò com'era la vita prima della sua ciurma, quando viveva sempre da solo, scappando a destra e a manca, senza un preciso scopo o una casa in cui tornare a riscaldarsi.

E in quel momento, di intimità, sembrava che Airi si fosse aperta un po' di più con lui. Le passò il mestolo per continuare a girare l'infuso, per poi appoggiarsi al bancone affianco e incrociare ( come al solito) le braccia.

"Visto? Non ti senti già più rilassato adesso, adesso che hai lasciato il lavoro a qualcun'altro?" gli chiese sorridendo.

"MMh forse, anche se con te devo stare sempre attento. Sei peggio di Luffy-ya!" la sua solita espressione fredda cambiò al ricordo del combina guiai, che aveva salvato qualche tempo prima di Ambra.

"Luffy? Intendi Monkey D. Luffy?" il capitano annuì e dopo qualche secondo di silenzio, Ambra continuò a chiaccherare. "I Mugiwara...è da un po' che non si sentono notizie sul loro conto, escludendo Luffy." continuava a mescolare l'infuso, dove il suo riflesso veniva deformato ogni volta che muoveva l'acqua "Certo che...non deve essere stato facile perdere suo fratello davanti a i suoi occhi. Se fosse successo a me, non credo che mi sarei ripresa"

" Era impazzito. Quando si è risvegliato dal coma, temevo che potessero riaprisi di nuovo le ferite" le confessò. Non avrebbe parlato così apertamente di certi avvenimenti, specialmente se non lo riguardavano. Ma fino a prova contraria si parlava di medicina e poteva andare bene.

"Allora vedo che l'appellativo Chirurgo della Morte non sia poi così preciso come vuoi far credere. Sei arrivato persino a salvare una sconosciuta, significa che in fondo non sai fare a meno di essere buono!" sorrise dolcemente, ricordando il giorno in cui si era svegliata in quella nuova vita su quel sottomarino.

La verità era che poteva contare sulla punta delle dita le persone alla quale non avrebbe mai salvato la vita. Ma chiaramente evitò di confessarle questo piccolo dettaglio, per aprire un discorso troppo seccante che avrebbe rovinato quell'atmosfera piacevole, che stranamente si era andata a creare.

"Luffy, Luffy. C'è una persona della sua ciurma che conosco abbastanza bene, Nami. Io e lei eravamo-" si fermò. Non sapeva se confessargli veramente quel piccolo pezzo di puzzle della sua vita, ma in fondo non c'era nulla di male. E poi avrebbe dato una risposta ad una domanda che sicuramente si era fatto da un mese a questa parte. "Prigioniere di Arlong. Solo che...a differenza sua io scappai alla prima svista. Non possedevo ancora un frutto del diavolo e sapevo nuotare abbastanza bene, quindi riuscì ad andare via così" sorrise.

Quel sorriso. Non fu tanto il suo ricordo o spiegazione a fargli tenere l'attenzione su di lei, bensì il sorriso e la leggerezza con la quale parlava dei suoi ricordi. Era come se fosse consapevole che quelli erano brutti ricordi, ma che in qualche modo l'avevano resa ancora più forte.

"E come l'hai trovato il frutto del diavolo?" si rese conto che la domanda che fece non centrava molto con quello che aveva detto, ma ( anche se continuava a sorridere) non voleva farle ricordare altri momenti bui, che sicurante avrebbero riacceso anche in lui stesso dei ricordi del passato.

"Beh...è successo cinque anni fa. Non avevano ancora raggiunto il Nuovo Mondo e diciamo che un vecchio amico mi portò un bottino rubato da alcuni pirati. E all'intento c'era il mio frutto del diavolo. Lo so, la storia non è avvincente, ma grazie a lui sono riuscita a raggiungere il nuovo mondo"

Si, non era affatto una storia tragica, anzi sembrava che quello fu uno dei pochi momenti veramente sereni della sua vita. Tutto il contrario di Trafalgar, che forse avrebbe dovuto evitare quella domanda, dal momento che quando ripensò al modo in cui aveva ottenuto il suo frutto del diavolo, si incupì.

"E tu? Come hai avuto il tuo frutto del diavolo?" gli rivolse uno sguardo curioso, come se veramente volesse conoscere un po' del passato di Trafalgar.

Glielo avrebbe anche detto, sicuramente non scendendo nei dettagli della storia, ma non sapeva come farlo. Non era abituato a parlare di certe cose, proprio perché credeva che quel ricordo doveva rimanere nella sua mente e aveva paura che, parlandone, potesse cambiare.

"Capitano!"

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