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Perla si alzò in piedi, ancora sotto shock. Il respiro non aveva cessato di accelerare e a momenti le sarebbe venuto un attacco di panico. Se lo sentiva.

Deglutì, osservandolo ancora un momento fargli a pezzi la faccia.

Prese un profondo respiro e trattenne l'ansia. La sovrastò, riprendendo il controllo di se stessa.

<<Adesso basta! Lo ammazzerai.>>

Continuava, ignorandola. Pestava quel bastardo senza pietà.

Si avvicinò con cautela. <<Alexander, basta così>> la voce trapelò in uno sconforto opprimente.

Il ragazzo si fermò, voltandosi e guardandola negli occhi dopo un'infinità di tempo. Sembrava essersi incantato. Incantato al solo sentire il suo nome scivolare in una colata di tristezza dalle sue labbra rosse e piene semi aperte e i suoi occhi, due ghiacciai in piena collisione e follia, s'incollarono ad esse come delle calamite.

Si tirò in piedi dopo un lungo attimo trattenuto dai suoi respiri affannosi e dal fiato bloccato di Perla, voltandosi nuovamente e sputando sul volto ricoperto dal sangue del bastardo, e la prese saldamente per il braccio, trascinandola fuori da quel posto.

<<Che cazzo ci fai qui, eh?!>> le urlò contro, facendola rabbrividire.

Non gli rispose, abbassò lo sguardo. Che colpa ne aveva se quel maniaco aveva intenzione di farle chissà cosa?

Era venuta in discoteca per divertirsi e purtroppo la sfortuna le stava alle costole. Pungeva come piccoli aghi sulla pelle.

Alexander la torreggiò <<Lo sai che cosa ti avrebbe fatto?>>

Ancora silenzio. Sapeva perfettamente quali sarebbero state le conseguenze se l'avesse toccata.

Si abbassò all'altezza del suo viso, facendole alzare lo sguardo dritto nei suoi occhi glaciali <<Sì che lo sai, ma non hai il coraggio di dirlo.>>

Perla inorridì al solo pensiero e dalla frustrazione sbottò <<Io non gli ho fatto nulla di male! È lui che ha allungato le mani e io gli ho risposto a tono. Tutto qua!>>

<<A quelli come lui non interessa se hai fatto o non hai fatto qualcosa.>> La trafisse con lo sguardo, bloccandola sul posto.

Le distanze si accorciarono, la punta dei nasi quasi a toccarsi, il fiato di Alexander a soffiare sulle labbra di Perla che accoglieva quei respiri come suoi e poi rilasciava aria calda e dolce contro la sua bocca contratta in una linea stretta. Talmente accecati dalla rabbia che entrambi non ebbero il tempo di realizzare quanto vicini fossero.

Alexander digrignò i denti e nel farlo un muscolo della mascella ebbe un guizzo, provocando un tic al nervo <<Loro ti prendono con la forza, se ne approfittano e poi soddisfano i propri piaceri usandoti come un giocattolo! Pensi che sia una cosa su cui scherzare?!>>

Perla non riusciva proprio a starsene lì, muta come un pesce a dover subire i suoi rimproveri quando lui era il primo che approfittava delle ragazze come se fossero delle bambole. Era troppo.

<<Sì, certo. Proprio tu hai la faccia tosta di venire a dirmi che ragazzi come quel bastardo usano le ragazze come giocattoli, quando tu sei il primo ad abusarle per poi spezzarle il cuore. Ma per piacere...>> abbassò lo sguardo, indietreggiando di qualche passo, accortasi solo in quell'istante di avergli sfiorato le labbra mentre aveva tirato fuori tutte quelle parole e lo aveva affrontato dritto nei suoi oceani ghiacciati. Arrossì dall'imbarazzo.

Alexander Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora