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Come poteva anche solo pensare un secondo di più alle sue parole?
Era solo un odioso, spocchioso e approfittatore. Perla provava queste sensazioni miste al nervosismo e al forte batticuore, mentre osservava Alexander ridere allegramente con la sua combriccola.

Istantaneamente le sue dita andarono a sfiorare l'anello che le aveva regalato a Natale e una rabbia profonda cominciò a farsi largo nel suo corpo, subito dopo avvertì il magone in gola e si trattenne con tutta sé stessa da non versare le lacrime nel momento stesso in cui lo vide avvicinarsi ad una ragazza bellissima e la guardò nei suoi occhi da cerbiatta perfettamente allineati e proporzionati al resto del suo volto angelico.

Quando Perla vide che Alexander le cinse la vita attirandola sempre di più a sé, quasi sul punto di baciarla, notò con la coda dell'occhio che la stava osservando prima d'ignorarla nuovamente e di tuffarsi sulle labbra piene di quella ragazza.

Perla strinse i pugni e con gli occhi umidi se ne andò da lì. Aveva bisogno di aria.

Non aveva alcun diritto di comportarsi così con lei.
Aveva fatto finta che non esistesse per un lungo periodo prima della rissa che c'era stata con Andrew, le aveva fatto una magnifica sorpresa a Natale, poi l'aveva ignorata di nuovo, non l'aveva ricontattata e non si era più fatto vedere nonostante abitassero a soli pochi passi l'uno dall'altra ed infine lì alla festa pretendeva che si comportasse come voleva lui, non voleva vederla con altri ragazzi come se gli importasse realmente, eppure le stava dimostrando tutto il contrario di quello che avrebbe voluto vedere.

Continuava a ripetere a se stessa che sarebbe stata bene senza la sua presenza, che non provava niente per lui. Coi palmi delle mani si asciugò rudemente le lacrime che aveva trattenuto fino ad allora. Se veramente voleva mantenere le distanze, allora perché stava così male nel vederlo tra le braccia di un'altra?

Si nascose sul retro dell'enorme villa che la sovrasta, dove nessuno avrebbe potuto vederla e si sedette a terra, con le ginocchia premute contro il petto e le braccia incrociate.

S'incantò su un punto indefinito del giardino, lasciando da parte i suoi tormenti e non pensò più a niente. Le lacrime smisero di scorrere copiosamente sulle guance e non si preoccupò nemmeno di asciugarsele di nuovo.

Il freddo gelido iniziò a penetrare nella sua pelle nuda, freddandola molto lentamente. Ma lei non lo sentiva, il gelo. Ciò che sentiva era un enorme fuoco espandersi dal petto fino allo stomaco e al cervello.

Di lì a poco ognuno si sarebbe preparato al conto alla rovescia per festeggiare l'inizio di un nuovo anno pieno di speranza, prosperità e di felicità.

Tutti tranne Perla, accucciata dietro l'angolo nascosta da tutti, piena di rancore, tristezza, rabbia.

Odiava tutti.

Odiava sua sorella, che senza dover fare assolutamente niente aveva i ragazzi ai suoi piedi. La odiava per averla ingannata rubandole Andrew e perché era maledettamente perfetta.

Odiava i suoi genitori per la loro noncuranza nei suoi confronti. Non gliene importava affatto di lei e dei suoi sogni. Sua madre le aveva dato della puttana solo perché le aveva chiesto il permesso per poter andare da Alexander a studiare. Suo padre la riteneva una nullità, un'incapace.

Odiava il giorno del suo compleanno. L'ultima volta che era stato celebrato in maniera decente con la sua famiglia fu quando compì 12 anni. Quella fu la sua ultima torta fatta da sua madre, le sue ultime candeline soffiate dopo la canzoncina di 'Tanti auguri a te' e gli ultimi regali ricevuti dai suoi genitori. Li ricordava ancora: una bambola delle Barbie (le sue preferite), e un karaoke.

Alexander Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora