nove.

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Azzurra

"Lauro, vattene è tardi"
"non ho il coprifuoco"
"non centra, è maleducazione stare a casa di gente fino a tardi"
"e questa dove l'hai sentita?"
"lascia perdere, Lauro"

passano minuti interminabili che ormai mi son stancata fin troppo a convincere Lauro ad andarsene così ci ritroviamo faccia a faccia in divano mentre lo guardo poco interessata, o meglio, così vorrei far vedere.

"allora, perché sei qui?" gli chiedo mentre mi sistemo il plaid.
"per farti compagnia"
"strano, questo pomeriggio mi sembrava non ne fossi in vena" dico riferendomi a dopo averlo fatto a casa sua.
"ora si però"
"non puoi fare come ti pare e piace, le persone hanno dei sentimenti"
"Azzurra, lo sai benissimo anche te che entrambi ci siamo pentiti, ma potremmo benissimo continuare a pentirci" dice marcando l'ultima parola.
"stai scherzando? non ti voglio più sentire, vattene ora!" vado fuori di testa, così mi alzo dal divano e gli urlo in faccia.
"ragazzì, ma con chi pensi de avè a che fa', vado via solo perché me va', nun perché me lo hai detto te" dice facendo risaltare il dialetto.
"l'importante è che te ne vai e sparisci!" continuo ad urlare seguendolo davanti alla porta di casa.

si ferma sull'uscio della porta contemplando la maniglia come se stesse pensando a che fare.
"allora?" dico ancora dietro di lui.
si gira e mi guarda da testa a piedi facendomi sentire in soggezione di quanto già lo sono normalmente quando mi guarda negli occhi.
"che c'è?" rimane muto a fissarmi e tutto questo tempo senza risposte mi sta snervando parecchio.
"che hai intenzi..." non finisco la frase che mi cinge i fianchi e mi bacia lentamente, senza malizia, ma con passione e dolcezza, gli contorno il collo per non cadere ai suoi piedi.

ci stacchiamo dopo secondi interminabili ed entrambi siamo confusi su ciò che sta succedendo.
mi stacco lentamente da lui senza però allontanarmi del tutto, stargli vicino non dico mi faccia bene, ma sembra.
"che stiamo facendo?" gli rivolgo la parola guardandolo dritto negli occhi.
"non lo so, so solo che questo pomeriggio avevo bisogno di pensare, ho molti problemi a cui pensare, ma la mia mente finiva sempre su di te, non riesco a non pensarti e cazzo non vorrei"
"non so che dire"
"nemmeno ci conosciamo e forse nessuno dei due lo vuole veramente" continuo io.
"non dobbiamo perforza conoscerci" sibila così piano che non sento quel che dice anche essendo vicini.
"che hai detto?"
"niente, io vado" si sta per girare lasciando la presa dai miei fianchi, gli blocco il braccio e lo fermo.
"ho bisogno di risposte"
"non solo tu" conclude lui lasciandomi definitivamente sola, piena di dubbi e pensieri.

non so bene che fare, forse l'unico modo è evitarlo e cercare di pensarci il meno possibile, ma cazzo, è uscito dal nulla ed ora me lo ritrovo fisso nella mente.
chiamo Elisa per chiederle dove sono e farmi mandare l'indirizzo, almeno potrò divertirmi un po' senza pensare.
chiudo la casa e mi dirigo verso questo posto che in teoria non dev'essere così lontano.

Lauro

cammino e cammino, ormai sono così ripetitivo che so già quello a cui penserò per il resto della serata, così per evitarlo o almeno provarci mi dirigo verso la festa che han organizzato qualche amico e dovrebbe esserci pure edo, così da potermi aiutare.

apro la porta scura che divide la festa con la monotonia della sera e subito un fascio di luce rosa colpisce i miei occhi facendomeli socchiudere.
mi guardo intorno e cerco lo sguardo di persone che conosco e quando finalmente incrocio lo sguardo con Elisa mi rallegro raggiungendola.
"ei Elisa, dov'è edo?"
"è andato giù, non so che stia facendo" mi chiede al quanto confusa.
"ma sei venuto con Azzurra, vero?" mi chiede attirando di nuovo la mia attenzione che si era spostata su Edoardo.
"ehm no, perché?"
"sta venendo qui, lo sapevi?"

la guardo ancor più confuso di prima così senza fare o farmi fare ulteriori domande mi dirigo verso il seminterrato.
trascino la mano sul corrimano marrone che tolgo ricordandomi della polvere che ce sta sopra.
busso alla porta e sopiro prendendo coraggio ed entrando in sala.
"Laurè, nun volevi lascià?"
"infatti, do' sta' edoà?"
"so qui"
"che ce fai qui? non avevi smesso per Elisa?"
"e se non volessi?"
"edoà, ma che cazzo dici, l'avete drogato?" urlo riferendomi ai partecipanti del dialogo escludendo Edoardo che è visibilmente fatto.
"anche se fosse, ha già deciso"
"cosa?"
"ci farà qualche lavoretto in giro"
"ma che state a dì, nun ce provate manco pe' scherzo, edoà ha smesso, lasciatelo in pace" dico urlando più forte che posso.
"laurè, vuoi aiutare l'amichetto tuo?"
annuisco in silenzio sapendo già che cosa mi diranno.
"facce dieci consegne importanti e poi entrambi potete star lontani da noi"
"e mi padre?" chiedo sperando siano d'accordo.
"ne abbiamo già parlato per lui vabene"

sospiro tranquilizzandomi, alla fine consegna in più o in meno non cambia molto, l'importante è che dopo queste dieci ce ne usciremo e faremo la nostra vita lontano da tutto questo.
"edoà, annamo a casa va'" lo guardo che distrutto non riesce nemmeno a reggersi in piedi, molto probabilmente gli hanno messo qualcosa dentro a quel che ha bevuto senza accorgersene, che gente di merda.
arriviamo da Elisa e subito si preoccupa per le condizioni del ragazzo tinto che porto alle mie spalle.

"che è successo?" chiede prendendo tra le mani il suo viso delicatamente.
"l'hanno drogato, lo porto a casa"
"aspetta, Lauro" si gira di scatto indicandomi una ragazza mora e riccia che beve seduta al bancone con in torno una decina di ragazzi che la guardano pronti a fare il primo passo.
"sto io con edo, tu porta a casa Azzurra, perfavore" mi chiede rigirandosi verso di me.
"fermati pure da me, non c'è problema" dico per poi raggiungere Azzurra che minuto per minuto si sta ubriacano sempre di più.

eiii,
aggiornato abbastanza presto, spero vi piaccia.
buona letturaa

La Bella e la Bestia|| Achille LauroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora