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Il capitolo contiene scene dettagliate di sesso. Per chi non fosse interessato passi al capitolo successivo.

Ventuno, martedì.

Al termine della cena mi congedai presto dalla sala principale, con le idee ben chiare di cosa mi aspettava in quella serata.

Il Signor Jeon fu impegnato svariate ore presso una sede vicino casa, così il figlio colse l'occasione per dare libero sfogo ai propri impulsi sessuali.

«Mio padre non verrà prima delle undici.» Disse frettolosamente dopo aver premuto le labbra sulle mie.

Ci baciammo a lungo, senza aggiungere nient'altro. Non ce ne fu di bisogno.

Pressai il suo corpo contro il muro e baciai ogni singola porzione di pelle, dai lineamenti definiti della mascella al collo. Presi tra la bocca il pomo d'adamo e lasciai che rilasciasse un leggero ansimo contro il mio orecchio.

Quando ritornai sulle sue labbra potè sentire le sue abili dita armeggiare con la mia cravatta, nel tentativo di slacciarne il nodo. Ci riuscì e sorrise, spostando lo sguardo sul mio petto semi-nudo.

Lo osservò come se stesse per divorarlo, poi lo accarezzò con il palmo della mano e riprese a baciarmi. Mi morse la lingua, si allontanò e si sedette sul bordo del letto.

Tirò la cravatta lasciando che cadessi sopra il suo corpo e dovetti fare forza sulle braccia pur di non schiacciarlo. Ci baciammo ancora, il suo respiro caldo a confondermi la mente.

Sfiorava il mio corpo come non ne avesse abbastanza, accarezzava i fianchi e stringeva i capelli tra le dita. Ansimò ancora bocca contro bocca e non riuscì più a trattenere l'istinto.

Lo privai della camicia e baciai il petto pallido ma ben in forma. Racchiusi sulla lingua un capezzolo e lo morsi, ed in risposta ottenni un gemito più che gradito.

Ripetei l'azione ancora ed ancora, poi spostai le dita sulla cintura. La sua mano però finì sulla mia e mi strinse il polso. Quando sollevai lo sguardo su di lui, negò con la testa.

«Voglio essere io a farlo.» Mormorò, poi lasciò che fossi io a sdraiarmi.

Slacciò la cintura e abbassò la zip, e quei gesti gli riuscirono tanto naturali da farmi pensare che non fosse la sua prima volta con un ragazzo.

Tastò l'erezione con le dita e roteai gli occhi a quella visione. Una volta inginocchiato, lo prese tra le labbra. Dovetti far forza ad ogni singolo neurone pur di non gettare un urlo a causa dell'estasi che stavo provando.

Sapeva farci con la bocca e lo dimostrò ancor di più quando lo inglobò interamente, quasi fino alla base. Risucchiò, poi tornò su con la testa e mi guardò.

Riuscì a perdere un battito anche in quella situazione.

Nonostante apprezzassi ciò che stesse facendo per farmi star bene, la mia mente era altrove.

Afferrai il suo viso tra le mani e lo baciai proprio come qualche ora prima, all'esterno. Strofinavo il naso contro il suo e assaporavo le sue sottili labbra con gli occhi socchiusi.

«Voglio stare sopra.» Riuscì a sussurrare quasi in maniera impercettibile, ma non ricevetti risposta.

Quando riaprì gli occhi mi stava osservando, le labbra curvate leggermente verso l'alto e le gote arrossate. Pensai che fosse la creatura più splendida mai creata.

«Te l'avrei lasciato fare lo stesso.»

A quella sua affermazione mi lasciai andare contro il suo corpo.

Pochi istanti dopo eravamo nudi, premuti l'uno contro l'altro. Il suo respiro divenne più intenso e non aspettai oltre, entrando dentro il suo corpo.

Seppur fosse la mia prima volta con un ragazzo, con lui mi risultò del tutto naturale. Mi mossi lentamente, i suoi gemiti soffocati dal cuscino che accompagnavano man a mano le mie spinte.

I suoi occhi erano soffusi da una luce leggera, le labbra consumate e arrossate, i capelli in disordine. Si mosse contro le lenzuola e venne incontro al mio corpo, spingendosi più a fondo. Vidi la sua schiena contorcersi quando colpì un punto preciso e ripetei l'azione più volte, lasciando che urlasse contro la mia mano.

«Taehyung..» Continuava a mormorare con voce soffocata.

Se pur avessi voglia di sentire la sua voce stridula ripetere il mio nome, ricordai le guardie all'entrata e perciò dovetti zittirlo svariate volte.

Stremati, il suo corpo tremò e venne sul mio. Feci lo stesso, poi mi distesi al suo fianco. Portai un braccio sotto la sua testa, lui ne approfittò per poggiarla sul mio petto.

Ci furono lunghi momenti in totale silenzio, soltanto il suo respiro ancora irregolare sul mio collo. Poi tutto ad un tratto sollevò il capo.

«Se lo facessimo ancora?» Quasi soffocai con la mia stessa saliva a quella proposta.

«Pensavo fossi stanco.» Borbottai e lui scoppiò in una fragorosa risata.

«Non intendevo ora coglione.» Arrossì inevitabilmente. «Nel senso, se diventasse un'abitudine? Pensaci.»

Si alzò col busto e sollevò due dita in aria.

«Uno, è un vantaggio per te. Ti aiuterà a liberarti la mente e ricavarti un po' più di tempo libero. Due, vedilo un po' come una sorta di insegnamento. Mio padre vuole che tu mi metta in riga, no? Ed il sesso mi rilassa, perciò non avrà più problemi con il mio comportamento.»

La sua spiegazione non fu poi cosi male, anche se l'idea di essere beccati e di distruggere tutto in un istante mi premetti nel cervello.

«Dai, non ci beccheranno. Staremo attenti.» Soffiò contro le mie labbra su cui lasciò un leggero bacio. «Abbiamo bisogno entrambi di questo.»

Alla fine riuscì a convincermi.

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