Dieci e ventisei, giovedí.
«Signorino Jeon.» Sentí la voce fievole e calda di Seokjin richiamarmi. «Signorino, si svegli.»
Rimasi disteso su di un fianco, le braccia di Taehyung strette attorno al mio busto. Seppellì ancora di più il viso sul suo petto e mormorai qualcosa sottovoce.
«Vai pure, mi alzerò tra poco.» Mi rispose con un sospiro, poi insistette ancora.
«Signorino Jeon, si tratta di suo padre.» Fui tentato dal maledirlo, ma immaginai che riguardasse una questione importante vista la sua insistenza. Dovetti far forza alle braccia per sollevarmi e guardare il suo viso.
Mi passai una mano sugli occhi stanchi e sbadigliai. Taehyung dopo la richiesta della sera precedente si era gettato sul mio corpo, mi aveva baciato e implorato di rimanere al suo fianco, e alla fine l'avevamo fatto li, per l'intera notte.
Stremato, gli gettai uno sguardo veloce. Non riuscì ad evitare un leggero sorriso nel vedere la sua guancia premuta contro il cuscino. Mi parve di osservare un bambino, gli accarezzai il volto pallido e gli lasciai un bacio all'angolo delle labbra consumate, non curante del ragazzo alle mie spalle.
Uscì dalla stanza al seguito di Seokjin, con su in viso un espressione turbata. Rimasi in silenzio durante il tragitto, poi lui prese parola per primo.
«Suo padre mi ha detto di avvisar-» Non lasciai che terminasse, sollevai una mano per aria e lo zittì.
«Me ne ha già parlato Namjoon ieri. Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro.» Mi voltai e lui non osò guardarmi in viso. «Sa di star smuovendo un'intera guerra contro di lui, no?» Parlai ancora.
Annuì soltanto e posò i suoi occhi nei miei. «Lo so, ma Signorino Jeon cerchi di capirlo. Ha bisogno costante di protezione e il Signorino Kim non è in grado di dargliela al momento.»
«Questo lo dice lui.»
Dieci e trentaquattro, giovedì.
«Papà.» Lo richiamai una terza volta, le sue dita erano ancora impegnate a sfogliare le pagine del quotidiano di quella mattina. «Papà, non puoi farlo.»
L'argomento non parve toccarlo affatto, si passò la lingua sui polpastrelli e sfogliò un ennesima pagina. I suoi occhi fissi sulla carta, le gambe l'una sull'altra e quel suo cipiglio tipico sulla fronte.
Mi feci avanti e strappai via il giornale dalle sue mani, gettandolo per terra. Solo allora parve davvero accorgersi della mia presenza, sollevò lo sguardo truce e si schiarì la gola.
«Jungkook, ne abbiamo giá parlato.» Non aggiunse nient'altro, ma le sue parole furono accompagnate da un leggero sospiro stressato.
«No, non ne abbiamo parlato. Hai solo chiesto alle tue guardie del cazzo di dirmelo.» La sua mano sbattè con forza sul legno della scrivania e il rumore che ne venne fuori mi fece fare un passo indietro.
«Il linguaggio!» Mi rimproverò, e strinsi i pugni al suo tono duro.
«Non ho bisogno di un'altra guardia del corpo. Sto bene con lui.» Negò col capo e il suo viso parve rilassarsi un minimo.
«Non insistere, ho giá comunicato la mia decisione al Palazzo Centrale. Domani porteranno qui la nuova recluta, è un uomo maturo dovrai portargli rispetto.»
Non lasciai che terminasse. Preso dall'impeto gettai un urlo frustrato e calciai via la sedia, che si schiantò contro il muro. Lui seguì in silenzio le mie azioni, poi si alzò e mi fronteggiò.
Il suo schiaffo risuonò per la stanza e Seokjin alle mie spalle, trasalì e socchiuse gli occhi. Rimasi inerme, se pur fossi abituato alla sua disciplina, la guancia stava cominciando a bruciare e ad arrossarsi e dovetti trattenermi dal massaggiarla dinanzi a lui.
«Sarà qui all'alba, non tardare.» Tornò al suo posto e alzò una mano verso Seokjin, indicandogli di scortarmi fuori. Lasciai che mi tirasse via dalle spalle e con gli occhi socchiusi, pensai a qualcosa pur di far rimanere Taehyung con me.
Diciassette, giovedì.
Gettai uno sguardo veloce in giro, Namjoon era fin troppo impegnato con la riunione pur di badare alla mia assenza. Mi richiusi la porta alle spalle e mi guardai attorno.
L'immenso ufficio contava diversi quadri pregiati per parete, la scrivania in legno massello al centro e alla sua destra, il motivo per cui mi trovavo lì in pieno pomeriggio.
L'armadio era fin troppo grande per quella stanza e conteneva al suo interno un'infinità di cassetti. Ne aprì uno, non ci trovai nulla che potesse interessarmi. Ne aprì un'altro, scartoffie gettate in un contenitore.
Mi guardai attorno ancora una volta, assicurandomi che nessuno mi stesse cercando, poi passai a quelli superiori. Se volevo che Taehyung riavesse il suo incarico dovevo trovare il foglio dell'assunzione.
Due degli scaffali più in alto contenevano alcune foto di famiglia, che presi tra le mani. Il viso di mia madre era giovane, anche fin troppo. I tratti duri di mio padre invece erano rimasti tali, anche a distanza di vent'anni.
Accarezzai il viso della donna poi la riposi via. Ne presi un'altra, ritraeva Hoseok e mio padre da piccoli, alla tenera età di cinque anni. La targhetta era dorata con i loro nomi impressi sopra. Riposi anche quella e presi l'ultima.
Le dita tremarono e la foto cadde per terra, mentre il vetro si spargeva tutt'attorno. Caddi con le ginocchia sul pavimento e respirai a fatica, mentre il mio sguardo ricadeva sui due bambini impressi sulla carta fotografica.
Kim Taehyung e Jeon Jungkook, 010824.
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before you | taekook ✓
Fanfiction[completa] ❝ kim taehyung viene incaricato come guardia del corpo di jeon jungkook. ❞ @sannieung completed on 2022.