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Sei del mattino, sabato.

«Tutto bene?» Il viso pallido di Seokjin fece capolino da dietro la porta, un leggero sorriso stampato sulle labbra piene.

Non ottenne risposta, semplicemente perchè non avevo idea di come stessi davvero. L'avevo osservato da lontano, gli occhi sempre a cercare i suoi. Avevo provato a prendere la sua mano ma avevo ottenuto soltanto un cenno di disgusto.

L'idea di aver perso quei piccoli momenti di quotidianità assieme mi faceva star male. Aveva approfittato della mia assenza per le uscite notturne, dove tornava tardi e poco sobrio.

Tutto sembrava esser tornato ad alcune settimane prima, dove ero soltanto un estraneo ai suoi occhi.

«Puoi entrare.» Mi ricordai che fosse ancora lí, cosí mi voltai a guardarlo. Sorrideva ancora, ma non con gli occhi.

Si avvicinò e prese posto al mio fianco, portando una gamba sopra l'altra. Rimase in silenzio, ad intrecciare le dita in un gesto nervoso. Poi sospirò e prese parola.

«So che hai litigato con il Signorino.» Al solo sentire quel nome il respiro mi si mozzò. «Posso chiederti perché?»

Avrei voluto urlare di no e tenermi quel dolore tutto per me, l'idea di dover raccontare a voce alta ciò che fosse successo mi metteva davanti la cruda verità. Eppure pensai che fosse la scelta giusta da fare, così alla fine cedetti.

«Ha scoperto che ci conoscessimo giá.» Tutti erano già a conoscenza di quell'antefatto e se l'avesse saputo, sarebbe corso via il più lontano possibile da questo posto di merda.

E non avrei potuto fermarlo.

«Non ti ha dato modo di parlarne meglio e di spiegare come stessero davvero le cose.» Parlò in fretta e mi voltai a guardarlo, tutto ciò che aveva appena detto era la triste realtà. «È fatto così, conosco già i suoi comportamenti.»

Poi si sistemò meglio sulla comoda poltrona e si fece più vicino, come a voler lasciare quella conversazione nascosta da orecchie indiscrete.

«Lavoro qui da otto anni oramai, il Signorino Jeon è cresciuto più in fretta di quanto mi aspettassi. Sai, ha dovuto affrontare la morte della madre ad una giovane età, forse fin troppo.» Sorrise come al ricordo di qualcosa, «Dopo Xiumin ha smesso di dialogare qui in casa, il rapporto col padre è andato soltanto a peggiorare e l'unico con cui davvero parlasse, ero io.»

Quel nome non mi parve affatto sconosciuto, avevo letto qualcosa su di lui sul fascicolo di Jungkook, appena stato incaricato.

«Xiumin?» Parlai a voce alta, come infastidito. Mi accorsi del tono utilizzato e mi schiarí la gola. «Parlami di lui.»

Seokjin gesticolò con le mani in aria e boccheggiò per alcuni istanti, come avesse talmente tante cose da dire su quel ragazzo da non sapere neanche quale dire per prima.

«È stato il primo amore del Signorino. A quanto io ricordi, era una persona dal cuore tenero. Sempre sorridente e portava tanta allegria qui al Palazzo. Piaceva molto anche al capo, pensava fosse davvero una brava persona. Sai, devo svelarti una cosa.» Si fece ancora più vicino, sino a sfiorare il suo ginocchio contro il mio. «Il Signor Jeon in realtà non ha mai saputo del loro status. Ha sempre visto Xiumin come un grande amico per il figlio, nient'altro. Penso che ancora oggi sia all'oscuro della loro relazione.»

Ci pensai a lungo se chiederlo o meno e alla fine spinto dalla curiosità aprí bocca, ma venni interrotto dal maggiore che sembrò capire e parlò ancor prima che lo facessi io.

«Sì, il Signor Jeon non avrebbe mai accettato che il figlio andasse con dei ragazzi. Era anche più grande del Signorino, avrebbe dato di matto se solo avesse saputo.» Mi si formò un nodo alla gola a quelle parole.

Seokjin parve capirlo e sospirò, portando una mano sulla mia spalla. La strinse appena. «Non preoccuparti. Non so cosa ci sia stato tra di voi, ma i tuoi occhi sembrano parlare nel solo vederlo. Per favore, abbi cura del suo cuore.»

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