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«Jungkook!» L'amico lo accolse tra le braccia ed il moro sprofondò contro esse in un sorriso leggero e felice.

Era tornato in istituto per portare a termine gli studi tanto voluti dal padre. Con lo zaino in spalla ed un piccolo sospiro, entrò in aula.

Gli alunni guardarono il suo viso oramai ben conosciuto e parlarono tra di loro, ma non ci badò. Si sarebbero stancati di indicarlo e al suo fianco, aveva il biondo sempre disponibile ad aiutarlo.

«Renjun, puoi prestarmi gli appunti?» L'altro annuí soltanto, porgendoglieli.

In realtà la sua mente era altrove e si ritrovò a scarabocchiare qualcosa sul proprio quaderno ad anelli. Poi abbassò lo sguardo ed apparve un piccolo disegno appena abbozzato.

I tratti di Taehyung li avrebbe ricordati sino a quando avrebbe avuto memoria. Aveva disegnato il suo profilo, gli occhi asiatici poco sporgenti e le labbra piene e martoriate, proprio come le ricordava l'ultima volta.

«Chi è?» Chiese Renjun, sporgendosi oltre il banco per osservare meglio la sua opera. Il moro scosse il capo e strappò via la pagina, portandola distrettamente nella tasca dei jeans.

«Nessuno. Sono solo annoiato.» Mentí e sentí un nodo alla gola che gli evitò di parlare oltre.

Le lezioni terminarono in fretta e la sua routine era divenuta oramai noiosa. Si svegliava al mattino presto, andava a lezione e a mangiare qualcosa per pranzo con l'amico, solitamente del sushi.

Niente di nuovo, più nessuna emozione.

Taehyung l'aveva svuotato e partendo per l'America, aveva portato con sè anche quel che rimaneva del suo cuore e dei suoi sentimenti.

«Mi stai ascoltando?» Jungkook scosse il capo sincero e Renjun sospirò, ripetendo ancora. Eppure non lo ascoltò nuovamente, quel ricordo lo distruggeva anche a distanza di due anni.

Si incamminarono lungo la strada, le mani nelle tasche e la testa altrove. Se chiudeva gli occhi, poteva ancora sentire la sua voce calda al mattino e la sua bocca contro il suo collo, a baciarlo dove più era sensibile.

La notte lo immaginava ancora al suo fianco, disteso ad osservarlo. A volte allungava le dita in aria e pensava di poter accarezzare un'ultima volta il suo viso ambrato. Poi si svegliava e tutto tornava come sempre.

Presero posto al tavolo più lontano, avrebbe evitato almeno li occhi indiscreti. Osservò il piatto vuoto davanti a se e si morse le labbra, nervoso. Le sue gambe non smettevano di muoversi e le dita a tamburellare contro il legno.

«Vado a prendere una boccata d'aria, torno subito.» Lo avvisò e non attese neanche una risposta, uscendo dal locale.

Si poggiò contro la porta in vetri, il petto faceva male come d'abitudine. Aprí lo zaino, prese il pacchetto semi vuoto di pillole e ne ingerí tre di seguito, sperando facessero effetto presto.

Tornato a casa sarebbe rimasto in solitudine con i propri pensieri e con Seokjin al suo fianco. Dopo la morte del padre, l'unico su cui davvero potesse ancora fare affidamento era il maggiore, che sembrava avesse raggiunto anche un ruolo da tutore con lui.

Non che gli dispiacesse, ma sentiva di dover correre lontano da lí, da quel posto e rifugiarsi ancora una volta tra le braccia della psicologa. Avrebbe dovuto raccontargli che anche quel giorno, aveva pensato a lui.

A quel suo bel sorriso che non riusciva a togliersi dalla mente, al suo profumo aspro che gli rimaneva addosso dopo aver fatto l'amore per tutta la notte. A volte, si portava la felpa sul viso ma il suo odore era sparito del tutto in quel lasso di tempo.

Sospirò e camminò distrattamente lungo il viale, sarebbe dovuto tornare dentro in compagnia del suo amico e godersi la mattinata, eppure non ci riuscí. Cosí si schiarí le idee ancora per qualche minuto.

Fece per rientrare ma si imbattè contro qualcuno, finendo contro il pavimento freddo. Si ripulí la maglia impolverata e cercò di alzarsi, ma sentí un bruciore alla caviglia e dovette rimanere in quella posizione qualche altro secondo.

«Scusami.» Un tono profondo parlò e Jungkook sollevò di scatto il capo verso l'alto.

Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.

«Taehyung..» Le parole fecero fatica a comporsi nella sua mente e sentí gli occhi inumidirsi in sua presenza.

Il suo viso era ancora bello come ricordava, le labbra erano contornate da una leggera peluria scura, nulla di troppo visibile. Le guance erano leggermente più asciutte e quei dannati occhi, erano ancora splendidi come un tempo.

Nonostante il dolore alla caviglia di alzò e si gettò contro il suo corpo, lasciando che indietreggiasse. Sprofondò il viso contro il suo petto e singhiozzò ancor prima di rendersi conto che stesse piangendo.

«Sei un bastardo!» Sbattè con forza i pugni contro le sue spalle e pianse a voce alta, non curandosi della gente che li osservava per strada.

«Mi mancava il tuo modo affettuoso di accogliermi.» Sorrise contro la sua pelle e sollevò il viso del minore, accarezzandone le guance soffici.

Si avvicinò e fece sfiorare i loro nasi, poggiando la fronte contro la sua. Rimase in silenzio, poi le sue labbra toccarono le sue in un bacio dolce e gentile. Le loro lingue si cercarono e si trovarono dopo tempo indefinito, e Jungkook potè risentire il suo battito vivo.

Si perse contro la sua bocca e sprofondò ancora una volta il viso sul suo petto.

«Vieni in America con me e ricominciamo.» Le dita di Taehyung accarezzarono i suoi capelli scuri e profumati. «Soltanto io e te.»

Il minore sollevò il viso e annuí più volte, con quel suo bel sorriso a trentadue denti. Poi lo abbracciò e sperò che quella stretta durasse per sempre.

«Promettimelo.» Mormorò contro il suo collo.

«Te lo prometto, Jungkook. Non ci sarà più niente che ci impedirà di amarci.»

The End.

The End

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